Ore di attesa in casa Rai per la sorte del direttore generale Antonio Campo Dall'Orto. Dopo la bocciatura del piano news ieri in consiglio di amministrazione si attende l'incontro con il ministro Pier Carlo Padoan per decidere se ci sono i margini per andare avanti e fino a quando. «Non ho ancora visto la mia agenda, non conosco quali impegni sono fissati», ha detto a Bruxelles il titolare del Tesoro, che dovrebbe convocare il manager veneto entro la settimana.
Il dg vuole capire quale è la posizione dell'azionista e se la fiducia del governo si è incrinata definitivamente. A sentire l'opinione del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli - che filtra da ambienti a lui vicini - i margini non sembrano molti: non solo c'è preoccupazione per l'assenza di ogni atto strategico nella gestione del dg, da un vero piano industriale a quello sull'informazione, ma si aumentano testate e ruoli, come nel caso della guida di Rai24 affidata a Milena Gabanelli, in contrasto con la nuova convenzione. Accuse che il dg ritiene infondate, ricordando che il piano industriale è stato in realtà approvato e quello sulle news stoppato ieri dal cda. A Palazzo Chigi fanno trapelare di essere alla finestra e di attendere le decisioni del vertice di Viale Mazzini, ma è chiaro che è necessario definire una strategia d'azione in caso di uscita del dg. Trovare un traghettatore fino all'anno prossimo, quando scadrà il consiglio, si starebbe dimostrando però impresa non semplice, tanto che diversi tra i nomi circolati (come Giancarlo Leone, Mario Orfeo, Paolo Ruffini, Giovanni Minoli, Nino Rizzo Nervo, Paolo Del Brocco) si sarebbero tirati indietro o sarebbero stati giudicati inadatti.
Un quadro che spinge a non escludere del tutto la permanenza di Campo Dall'Orto, anche se il clima interno appare piuttosto teso e la presidente Monica Maggioni - che ieri ha votato contro il piano news - oggi interviene per precisare che «al momento non c'è nessuna ipotesi di convocazione del consiglio di amministrazione e chiunque in queste ore sta cercando di fare passare altre idee porta avanti un tentativo per forzare la mano al presidente e alle istituzioni». Intanto una nuova tegola è caduta sulla testa del dg con la relazione presentata ieri in cda dei sindaci revisori della Rai, che, a seguito della delibera con i rilievi Anac, evidenzia un «danno reputazionale», oltre a «danni concreti per l'azienda», a seguito del mancato utilizzo dello strumento del job posting nello svolgimento delle procedure di alcune assunzioni di dirigenti esterni e della sussistenza di un'ipotesi di conflitto di interessi nel reclutamento del Chief Security Officer, Genseric Cantournet (che nel frattempo ha lasciato l'azienda). «Forse sarebbe il caso che queste carte fossero rese pubbliche. Stiamo parlando di rilievi dei revisori e dell'Anac sulla gestione di una società concessionaria di un servizio pubblico», afferma Sergio Boccadutri, deputato del Partito democratico e componente della Commissione Vigilanza Rai. Dal Movimento 5 Stelle arriva invece un sostegno al dg. «Se Campo Dall'Orto - afferma Luigi Di Maio - non va bene a Renzi è perché avrà detto qualche No di troppo, e chi dice No all'establishment, e a chi pensa di poter utilizzare la Rai a propria immagine e somiglianza, per noi deve andare avanti».