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La musica è cambiata, dai tempi di Lelio Luttazzi. «Tutto è cambiato da quando imperversa il talk-show. Il talk show è uno spettacolo che raggiunge il massimo risultato col minimo sforzo, il talk show deve vivere di sangue fresco, e il sangue fresco viene dalla cronaca: anziché sbattere il mostro in prima pagina preferisce recuperarlo, e in questo modo gli restituisce con gli interessi quello che il ciclone mediatico gli aveva portato via. Una volta che il talk-show ha portato al centro dell'attenzione certe figure, ci restano per sempre».
Eppure, se non sbagliamo, il talk show lo pratica anche lei... «Sì, ma da me questo genere di personaggi non viene, hanno paura, non si sentono tutelati. Io non avrei mai fatto il teatrino di Cogne, ma quando la Franzoni passa per strada le fanno le foto... Io non mi meraviglierei. Ricucci e Lapo sono dei modelli da imitare, e perché non dovrebbero esserlo? Sono sempre in mezzo alle palestre, alle belle donne...».
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Immaginiamo che la tv faccia parte del «mass media» che ha citato... «La tv accentua questo meccanismo, per cui il processo si fa immediatamente, davanti alle telecamere, e penso a Rignano o a Cogne. Certo è meglio informare che ignorare. La tv è in prima linea perché raggiunge milioni di persone, molte più dei giornali. Il problema deriva anche dalla necessità di essere rapidi, chiari, trancianti. In questo modo si creano gli angeli e i demoni, alla fine si radicalizza tutto, è naturale. Un parere fazioso è più chiaro di uno sfumato. E poi noi siamo il paese delle grandi divisioni: guelfi e ghibellini, coppi e bartali, Juventus o Inter. Diffìcile trovare in Italia chi ama la sfaccettatura. A noi piace giudicare, condanniamo e assolviamo in un attimo».
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Come ha fatto Fabrizio Corona a diventare l'idolo di molti ragazzini? «Il suo è il fenomeno più sconcertante, almeno per chi come me appartiene a un'altra generazione. Corona è come Lapo: c'è stata la ripulsa da una parte dei mass media ma intanto, senza che nessuno se ne accorgesse, sono diventati dei miti per alcune fasce delle generazioni più giovani in forza della loro carica trasgressiva. Per quelli della mia età Corona è quasi un mutante. Ma ricordiamoci che ha tirato le mutande in strada, e c'erano le ragazzine che le raccoglievano, prima che venisse a Matrix. Le persone famose diventano famosissime quando passano attraverso la tv. Chi oggi non vorrebbe intervistare don Gelmini? Però attenzione: ci sono sempre stati i cattivi di successo, spesso di importazione. Pensiamo a Marylin Manson, per esempio».
Eppure una volta Lelio Luttazzi venne condannato senza appello... «Ma il suo era un caso diverso. Lelio Luttazzi e Walter Chiari non erano maledetti, anzi semmai il contrario: per quello non vennero perdonati. Pensiamo invece a uno come Franco Califano: per sua stessa ammissione ne ha fatte di cotte e di crude ed eccolo lì, incensato e ammirato e vezzeggiato più che mai...».
Piero Degli Antoni
per "Nazione-Carlino-Giorno"
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