«Alle volte si guarda solo il finale, l'obiettivo che si uno si prefissa, ma quello che conta è il percorso, il tragitto che uno fa per perseguire uno scopo. A prescindere poi se arrivi primo, secondo o terzo». Parola di fuoriclasse: Roberto Baggio, 54 anni, si rimette in gioco, lontano dai campi certo («Farei qualunque cosa per tornare a giocare, ma le ginocchia non mi seguono da tempo, quindi devo abbandonare l'idea»), ma attraverso il cinema, con la sua storia (di uomo, prima che campione) raccontata da 'Il divin codino', film diretto da Letizia Lamartire disponibile su Netflix dal 26 maggio.
IL DIVIN CODINO realizzato in associazione con Mediaset, prodotto da Fabula Pictures, celebra l'uomo oltre il mito, con un film che segue la carriera calcistica di Roberto Baggio. Partendo dagli esordi nelle fila del Lanerossi Vicenza e passando dal controverso calcio di rigore della Finale di Coppa del Mondo 1994 tra Italia-Brasile, il film ripercorre la vita di Baggio, dal suo difficile debutto come professionista fino all'addio ai campi. Una carriera lunga 22 anni che, attraverso gli infortuni, il rapporto di amore-odio con i suoi tifosi, le incomprensioni con alcuni dei suoi allenatori e il rapporto con la sua famiglia, racconta i grandi successi sul campo di un calciatore fenomenale.
Osannato dai tifosi e protagonista di alcune delle imprese più spettacolari che le cronache calcistiche ricordino, Roberto Baggio è l’eroe la cui fama resiste negli anni senza scolorire. Attraverso il film IL DIVIN CODINO, FABULA PICTURES celebra l’uomo, oltre il mito, con un biopic che racconta gli anni centrali della sua carriera.
A partire dal calcio di rigore nella finale Italia – Brasile durante il Mondiale USA ‘94, la storia del Divin Codino si snoda dagli esordi difficili fino all’addio al calcio. Una carriera che dura 22 anni passando per gli infortuni, i rapporti con le tifoserie e gli screzi con gli allenatori, i grandi successi in campo di un giocatore fenomenale, capace di portare nel gioco del calcio l’etica professionale e i valori trasmessogli dalla numerosa famiglia.
Ispirati dalla sua vita e dalla sua figura, gli autori Stefano Sardo (Il ragazzo invisibile, 2014; 1992, 2015; 1994, 2019) e Ludovica Rampoldi (Gomorra – la serie, 2014; 1992, 2015; Il ragazzo invisibile – seconda generazione, 2018) hanno saputo raccontare il viaggio di un uomo dal talento immenso e dalla storia personale tormentata. Fabula, ha trovato in Letizia Lamartire (Saremo giovani e bellissimi, 2018; Baby 2, 2019), l’occhio registico adatto per sviscerare i segreti di una figura rimasta indelebilmente scolpita nell’immaginario collettivo sportivo italiano e internazionale.
Il giovane attore Andrea Arcangeli (Il paradiso delle signore, 2015; Domani è un altro giorno, 2019) interpreta magistralmente il personaggio di Roberto, facendo proprie le riflessioni e la profondità d’animo di un campione che, anche negli anni di maggior successo, ha fatto dell’umiltà la sua corazza, accompagnato da un cast di alto livello, composto, tra gli altri, da Valentina Bellé (Sirene, 2015; Volevo fare la rockstar, 2019), Andrea Pennacchi (Arrivano i prof., 2018; La belva, 2020), Antonio Zavatteri (Baciami ancora, 2010; Il mondo sulle spalle, 2019), Martufello (Ciao marziano, 1980; Il tango della gelosia, 1981), Thomas Trabacchi (Nico, 1988, 2017; Baby, 2019) .
In uno scenario internazionale dominato dal racconto di supereroi, ci è sembrato naturale avvicinarci a una figura che, se non fosse esistita davvero sui nostri campi di calcio, sarebbe potuta apparire su un albo della Marvel. La provincia, l'ascesa al club più importante, quel rigore sbagliato, la spiritualità, persino il codino, tutto concorre a fare di Roberto Baggio il supereroe di un'intera generazione.