Il forum opereràda giudice super partes rispetto ai diversi standard da armonizzare, favorendo la nascita di un mercato end-to-end privo degli attuali problemi di adozione dettati dalla frammentazione tecnologica. "È essenziale trovare un modo per collegare le differenti isole di standardizzazione allo scopo di accelerare l'apertura del mercato" comunica il gruppo, che non ha alcuna intenzione di creare nuovi protocolli di basso livello oltre ai tanti giàdisponibili.
Che le intenzioni siano quelle di unire piuttosto che dividere è dimostrato anche da alcuni dei grandi nomi che fanno parte dell'Open IPTV Forum: il gigante delle tel.co. americane AT&T, Ericsson, France Telecom, Panasonic, Philips, Samsung, Siemens, Sony e la nostrana Telecom Italia. Com'è facile notare c'è una certa preponderanza di societàeuropee, ma nonostante questo il forum opereràper sviluppare una piattaforma per la IPTV adottabile globalmente, con la previsione di poter rilasciare i primi frutti del lavoro di armonizzazione in tempo per dicembre 2007.
Grande assente nella lista dei membri dell'associazione è Microsoft, che ha giàpreso una strada tutta sua nell'ambito della produzione di soluzioni per la televisione digitale: è ad esempio marcato BigM il software usato dal provider inglese BT Vision, come anche quello alla base di AT&T U-verse dell'omonimo operatore statunitense. Un'assenza spiegata forse dalla mancanza di punti fermi nella galassia di standard che si cercheràora di far convivere nel miglior modo possibile, e che potrebbe cambiare qualora il forum riuscisse nella sua non facile impresa.
Il maggior problema del digital broadcasting è infatti sempre stato quello di far sì che i produttori si adoperassero per la maggior compatibilitàpossibile con i diversi provider di contenuti: fallimenti eccellenti come quello della CableCARD americana dimostrano che la strada da percorrere in questo senso è tutt'altro che breve.
Volendo poi aggiungere ulteriori motivi di una possibile inefficacia della volontàarmonizzatrice delle aziende segnaliamo il commento del "guru" delle TLC Stefano Quintarelli, che si dice "scettico" sull'iniziativa in virtù del "conflitto di interessi" esistente tra produttori hardware/software e content provider. Senza dimenticare il dibattito sulla reale consistenza di un mercato basato sulla IPTV, piuttosto che su condizioni fattuali dei contenuti multimediali digitali molto diverse da come se le stanno immaginando i big player.
Alfonso Maruccia per Punto Informatico
Che le intenzioni siano quelle di unire piuttosto che dividere è dimostrato anche da alcuni dei grandi nomi che fanno parte dell'Open IPTV Forum: il gigante delle tel.co. americane AT&T, Ericsson, France Telecom, Panasonic, Philips, Samsung, Siemens, Sony e la nostrana Telecom Italia. Com'è facile notare c'è una certa preponderanza di societàeuropee, ma nonostante questo il forum opereràper sviluppare una piattaforma per la IPTV adottabile globalmente, con la previsione di poter rilasciare i primi frutti del lavoro di armonizzazione in tempo per dicembre 2007.
Grande assente nella lista dei membri dell'associazione è Microsoft, che ha giàpreso una strada tutta sua nell'ambito della produzione di soluzioni per la televisione digitale: è ad esempio marcato BigM il software usato dal provider inglese BT Vision, come anche quello alla base di AT&T U-verse dell'omonimo operatore statunitense. Un'assenza spiegata forse dalla mancanza di punti fermi nella galassia di standard che si cercheràora di far convivere nel miglior modo possibile, e che potrebbe cambiare qualora il forum riuscisse nella sua non facile impresa.
Il maggior problema del digital broadcasting è infatti sempre stato quello di far sì che i produttori si adoperassero per la maggior compatibilitàpossibile con i diversi provider di contenuti: fallimenti eccellenti come quello della CableCARD americana dimostrano che la strada da percorrere in questo senso è tutt'altro che breve.
Volendo poi aggiungere ulteriori motivi di una possibile inefficacia della volontàarmonizzatrice delle aziende segnaliamo il commento del "guru" delle TLC Stefano Quintarelli, che si dice "scettico" sull'iniziativa in virtù del "conflitto di interessi" esistente tra produttori hardware/software e content provider. Senza dimenticare il dibattito sulla reale consistenza di un mercato basato sulla IPTV, piuttosto che su condizioni fattuali dei contenuti multimediali digitali molto diverse da come se le stanno immaginando i big player.
Alfonso Maruccia per Punto Informatico