Le pay tv continuano a spendere cifre elevate per assicurarsi i grandi eventi sportivi ma non sempre il gioco vale la candela, visto che la soglia degli abbonati è ormai in una fase di stallo. Di chi la colpa? Secondo quanto scritto dal giornalista Marco Castoro, non certo degli utenti che non si perdono le partite in diretta. In verità fanno di tutto per guardarle anche con espedienti più o meno leciti. Ma fare i furbetti può causare danni e rischi da non sottovalutare. La pirateria su internet è da sempre un nemico da combattere. I sequestri continuano a esserci ma la piaga è ancora aperta. Chi ne fa uso rischia di consegnare il proprio computer a malware e hacker, che possono inserire dentro di tutto, a cominciare dalle cliccate periodiche a siti da pubblicizzare, virus e furti di password. Perché nessuno ti dà una partita gratis senza guadagnarci qualcosa. Se non si organizza un tavolo per fermare gli abusi il calcio rischia di fare una brutta fine. Il direttore di Mediaset Premium, Alberto Brandi, lo dice chiaro e tondo:
“Le partite in streaming, quelle non autorizzate legalmente finiscono per causare dei danni seri al sistema calcio. Il fatto che delle società fittizie ti mandino in casa delle persone a installare un decoder collegato al tuo wi-fi è un reato grave e un fatto di una pericolosità estrema. Un inganno vero e proprio”.
A Napoli lo chiamano “Pezzotto”, si tratta di un decoder che ha una piattaforma di eventi, collegato alla rete internet e che permette di guardare sul proprio televisore le partite. Il tutto al costo di soli 10 euro al mese. Con il rischio che chi lo ha installato diventa padrone anche del tuo wi-fi. Che magari gestisce tante cose private, ad esempio il sistema di allarme o qualsiasi altra cosa. È come se questi sconosciuti mettessero una webcam dentro la casa.
“Pensa a che punto siamo arrivati”, sottolinea Brandi, “si tratta di una frode vera e propria. Ma a pagarne le conseguenze non dovrebbe essere solo il distributore del segnale illegale, bensì anche chi ne usufruisce. Bisogna trasmettere questo messaggio: guardare le partite con decoder e abbonamento fraudolento significa commettere un reato soggetto a una pena. Perché il consumatore pensa che pagando quelle 10 euro si toglie da ogni responsabilità. E invece è proprio lui a commettere un atto di gravità estrema perché sta contribuendo ad affossare il sistema calcio e la sua squadra del cuore”.
Già perché, di questo andazzo, difficilmente le grandi aziende che sono a capo delle pay tv continueranno a investire dei soldi in un mercato in fase di stallo, che non cresce e non porta più abbonati.
“Per questo riteniamo opportuno – ammonisce Brandi – che tutte le forze in campo si siedano intorno a un tavolo ad analizzare il fenomeno. Per risolvere il problema non basta che di tanto in tanto venga smantellata qualche organizzazione balorda. Perché i centri che vengono chiusi presto si rigenerano. È necessario punire il consumatore che scegle di affidarsi a un sistema fraudolento”.