La storia di una grande vittoria dello Stato. Dalla feroce ascesa del clan dei Corleonesi da un piccolo centro della Sicilia, nel 1948, fino ai giorni nostri con la cattura, ancora a Corleone, del temibile boss Bernardo Provenzano.
Un film di Alberto Negrin con David Coco, Stefano Dionisi e Marcello Mazzarella, scritto da Laura Toscano e Franco Marotta. Franco Castellano da’ voce e volto al procuratore Piero Grasso.In onda mercoledì 14 febbraio in prima serata su Raiuno.
LA STORIA
Il film inizia con le immagini dell’esplosione di Capaci, l’attentato nel quale persero la vita Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e la scorta. Sulla carcassa della macchina di Falcone distrutta, il procuratore Piero Grasso commosso, promette all’amico Giovanni che riuscirà a prendere i suoi assassini.
E’ la scena d’apertura della storia che racconterà l’ascesa feroce del clan dei Corleonesi e la loro rovinosa caduta. I poliziotti del ‘Gruppo Duomo’, guidati da RENATO CORTESE, dopo mesi di appostamenti, catturano il boss Bernardo Provenzano, stanandolo dal suo nascondiglio: un casolare isolato nelle campagne attorno a Corleone. E’ la vittoria di Piero Grasso e di tutta la polizia. In carcere TOTÒ RIINA, a cui è arrivata la notizia, si interroga sui motivi che hanno causato la sconfitta dei Corleonesi.
Corleone, 1948. Nel paese siciliano è in corso una lotta tra i braccianti, capeggiati dal coraggioso PLACIDO RIZZOTTO, che si batte per l’assegnazione delle terre dei latifondi incolti sulla base della legge Gullo, e i rappresentanti del potere mafioso, tra i quali spicca il Dott. MICHELE NAVARRA, un affermato medico che cura gli interessi dei più importanti possidenti della zona. Gli interessi di Navarra sono difesi dai suoi “luogotenenti”, tra i quali LUCIANO LIGGIO, il più deciso e spietato, anche se zoppo e malato, e i giovanissimi TOTO’ RIINA e BERNARDO PROVENZANO.
Quest’ultimo, appena quindicenne, taciturno e appassionato lettore della Bibbia, si allontana da una famiglia povera ma onesta di contadini, unendosi all’amico Totò Riina, più spavaldo e più vecchio di lui di qualche anno. Per mettere a tacere le rivolte dei contadini nelle campagne e rivendicare l’assoluto potere mafioso in quelle terre, il boss Navarra commissiona l’omicidio di PLACIDO RIZZOTTO che viene rapito, picchiato e gettato, cadavere, in un dirupo.
Al delitto assiste involontariamente un pastorello,che verrà fatto eliminare dallo stesso Navarra. Sembra che tutto sia sistemato, ma a Corleone è appena arrivato un giovane capitano dei Carabinieri, CARLO ALBERTO DALLA CHIESA, che inizia ad indagare sulla sparizione di Rizzotto. Nonostante le difficoltà, Dalla Chiesa riesce a far arrestare Navarra. Dopo l’arresto del loro capo, Liggio, Riina e Provenzano fanno un patto di sangue: restare uniti e continuare gli affari del boss Navarra. I tre cercano di sfondare nel mercato della carne: rubano capi di bestiame, li macellano e li vendono sottobanco, cambiando il marchio originale. Si dimostrano spietati e brutali: uccidono senza pensarci chiunque gli si pari davanti.
Comincia così ad affermarsi una nuova generazione di mafiosi, provenienti da famiglie povere, e quindi avidi di denaro e potere, desiderosi di rivalsa nei confronti delle altre famiglie più affermate. Alcuni rimpiangono Navarra e lo fanno notare, ma ricevono in cambio pesanti minacce. Intanto si cementano i legami tra famiglie mafiose emergenti: ad una festa di nozze Totò Riina corteggia una giovanissima NINETTA BAGARELLA, mentre CALOGERO BAGARELLA fa altrettanto con la sorella di Totò Riina, ARCANGELA. Dopo qualche tempo viene scarcerato Navarra. I tre amici temono che lui si adombri per il loro crescente potere, anche perché in molti vanno da lui a lamentarsi. Navarra li convoca e li tratta come figli, ma poi ordina ai suoi sicari di far uccidere Liggio in un agguato.
Quest’ultimo riesce a salvarsi e, pieno di rabbia e desideroso di vendetta, convince gli altri suoi compari (Riina, Provenzano e Bagarella) a spodestare il padrino. Navarra viene ucciso e Liggio prende il suo posto.
In molti non accettano questo nuovo vertice e, durante una processione di paese, alcuni esponenti di famiglie mafiose iniziano a sparare all’impazzata contro di loro. I mafiosi che hanno aperto il fuoco vengono uccisi, Provenzano viene ferito, ma si salva grazie all’intervento coraggioso di Riina.
Quest’ultimo, poi, riconosce tra le donne della processione Ninetta Bagarella e la porta in salvo in un portone; la ragazza, pur spaventatissima, si lascia abbracciare e consolare. Il nuovo clan, vittorioso, festeggia la vittoria che consacra Liggio come nuovo padrino. Liggio non si accontenta più del commercio della carne, ma comincia a pensare in grande: con la mediazione del compaesano VITO vuole entrare nei salotti buoni della politica e dell’imprenditoria di Palermo. Ed è proprio lì che Bagarella, Riina e Provenzano incontrano esponenti delle famiglie cittadine e cominciano a fare affari d’oro con l’edilizia e i lavori pubblici. In molti, però, si lamentano dei loro metodi troppo spinti e uno dei boss più prepotenti, CAVATAIO, approfitta del malcontento generale che si è creato per tradirli. Liggio e Riina vengono arrestati… Il processo a loro carico, si conclude però con un’incredibile assoluzione.
I due tornano in libertà e, insieme agli altri, decidono di vendicarsi di Cavataio. Nel dicembre del 1969, Provenzano e Bagarella, travestiti da finanzieri, irrompono nella sede di un’impresa edile e danno inizio ad una sparatoria degna di un western, in cui, tra gli altri, restano uccisi Cavataio, ma anche Bagarella che verrà seppellito fra le lacrime della fidanzata e della sorella, in una tomba senza nome. Dopo la morte di Cavataio, Provenzano si nasconde per qualche tempo a Cinisi, nel feudo dei Badalamenti.
Mentre a Palermo Totò Riina sposa la sua Ninetta, Provenzano incontra a Cinisi la camiciaia SAVERIA BENEDETTA PALAZZOLO ed è un colpo di fulmine. La ragazza accetta di stare con lui nonostante tutto: impara ad ingannare i carabinieri che la seguono costantemente Quando Liggio viene nuovamente arrestato a Milano, restano sulla scena solo i due vecchi amici Riina e Provenzano. Nel frattempo arriva a Palermo il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa ma i Corleonesi regolano i conti anche con lui uccidendolo in un tragico agguato dopo solo cento giorni.
Dopo la condanna dei boss al Maxiprocesso, confermata anche in Cassazione, Riina che è diventato il nuovo Padrino,diventa sempre più feroce, mentre Provenzano preferisce nascondersi nella quiete di un eremo di frati. Riina, che avverte il distacco dell’amico come un segnale di pericolo, lo va a trovare per esortarlo a non allontanarsi da lui per poter reagire uniti contro lo Stato. 1992: dopo l’omicidio di Salvo Lima e l’attentato di Capaci, Provenzano avverte sempre di più la ferocia e la diffidenza di Riina.
Nel 1993 il CAPITANO ULTIMO arresta Totò Riina e Provenzano ascende al potere. Mentre Provenzano latita, nascondendosi in posti sconosciuti e sempre diversi, Saveria,che ha cresciuto praticamente da sola i due figli ormai adolescenti, ritorna a Corleone, seguendo il consiglio del marito, e conducendo una vita da vedova , si mette a disposizione dei Carabinieri, che per sorvegliarla di fatto la proteggeranno da eventuali vendette. Nel frattempo Provenzano, diventato il nuovo padrino anche grazie alla cattura di Leoluca Bagarella, vuole cambiare i metodi di Riina: niente più attacco frontale allo Stato, ma affari gestiti nell’ombra con maggior prudenza; chi non è d’accordo con lui, i capi fedeli a Riina, vengono eliminati o fatti arrestare. Nella centrale operativa del “Gruppo Duomo” dopo anni e anni di indagini, il poliziotto Cortese e il procuratore Grasso riescono a trovare una traccia di Provenzano (è lui quello che chiamano ‘U ragiunieri’).
Dopo l’arresto di Giuffrè, il cerchio si stringe, anche perché ormai Provenzano è vecchio, malato e ha nostalgia della moglie e dei figli ai quali continua a far avere sue notizie anche attraverso i “pizzini”. I poliziotti seguono ogni piccolo indizio fino ad arrivare al casolare in campagna. Si torna alla scena iniziale,rivediamo gli ultimi momenti di Provenzano prima dell’arresto. Il boss viene portato nel carcere di Terni, dove incontra il procuratore Piero Grasso, soddisfatto per aver mantenuto la promessa fatta all’inizio del film di consegnare alla giustizia gli assassini dell’amico Falcone. Provenzano è ormai vecchio e sconfitto mentre in un altro carcere Totò Riina, anch’egli condannato all’ergastolo, ripensa al suo amico d’infanzia e al loro fallito progetto comune.