«Siamo il punto di riferimento per lo sport in Italia»
Mentre i campionati volgono al termine e la Champions League entra nella sua fase conclusiva, Sky si prepara a vivere un’estate a tutto calcio, puntando su qualificazioni ai Mondiali 2026 e fasi finali della Nations League, due appuntamenti chiave che garantiranno una copertura ampia e spettacolare per gli appassionati. Con oltre duecento match internazionali tra le nazionali europee in programma, la pay-tv conferma il proprio impegno strategico nell’offrire il meglio del calcio mondiale, con un palinsesto che spazia dalle gare di prestigio ai match decisivi per la corsa a Stati Uniti, Messico e Canada 2026. Parallelamente, sarà la Rai a trasmettere in esclusiva in chiaro le partite della Nazionale italiana, offrendo così un doppio fronte televisivo per seguire gli Azzurri anche in streaming su NOW.
Nel frattempo, l’attenzione si concentra sulle grandi semifinali di Nations League, con due sfide ad altissimo tasso tecnico e spettacolare: Spagna-Francia, con il talento di Yamal contro l’esplosività di Mbappé, e Germania-Portogallo, un classico europeo tra due corazzate che promettono scintille.
A raccontare il progetto e le ambizioni di Sky è Marzio Perrelli, executive vice president sport per l’Italia del gruppo Comcast, che in un’intervista al Corriere della Sera ha illustrato la visione della piattaforma: consolidare la leadership nei diritti sportivi, rafforzare la copertura di eventi premium come calcio, tennis e motori, e intensificare la lotta alla pirateria, tema centrale per la sostenibilità dell’intero settore. Sky si presenta quindi come protagonista indiscusso dell’estate calcistica, con un’offerta pensata per garantire spettacolo, continuità e innovazione nella fruizione dei grandi eventi sportivi.
Le qualificazioni ai Mondiali 2026 sono un antipasto alla Coppa del Mondo: prenderete anche quella?
«Abbiamo acquisito 200 partite delle qualificazioni e le finali di Nations League. I diritti della Coppa del Mondo non sono ancora in vendita nel nostro Paese; date le passate esperienze, si aspetta di vedere se l’Italia si qualifica».
Qual è la strategia di Sky sullo sport? Che messaggio continuate a dare?
«Negli ultimi anni siamo il soggetto che ha investito di più nello sport in Italia. Siamo diventati un punto di riferimento per tifosi, presidenti, atleti e addetti ai lavori. Quello che mandiamo in onda cresce di valore; l’obiettivo è continuare a offrire qualità e quantità».
Quanto è complesso tenere il passo con i tempi, intercettare i gusti di chi guarda in un mondo in continua evoluzione?
«È difficile, impegnativo, ma è una sfida. Il nostro è un ecosistema con 11 canali dedicati, oltre ai social, l’offerta Sky Sport Insider sul nostro sito e lo streaming che facciamo da quasi vent’anni. L’abbonato sceglie il modo migliore per unirsi a noi: lasciamo libertà totale. Lo scambio è continuo; misuriamo tutto attraverso gli ascolti, le analisi sui social e sappiamo quali sono i nostri vantaggi rispetto ad altri».
Quali sarebbero?
«Investimenti in tecnologia, nella parte giornalistica e nei talent. Il rapporto con le federazioni e le leghe. Chi ci segue lo percepisce. È un vantaggio per tutti».
Come state vivendo il boom del tennis?
«Sul tennis investiamo dal 2003, quando si faticava a trovare un italiano nei primi 50. Oggi le partite di Sinner, a livello di ascolti, vengono seguite come quelle di calcio. La Federazione sta facendo un lavoro fantastico; è anche un broadcaster con cui abbiamo fatto uno scambio di contenuti, e sono anche azionisti di Atp Media».
Ma non mancano le tensioni nel rapporto Sky- Federtennis.
«L’anno scorso avevano un canale che non copriva tornei tutto l’anno, ma solo due: la Coppa Davis e la Billie Jean King Cup. Abbiamo fatto un accordo con loro per tutto il tennis femminile (Wta, ndr), con 49 settimane di incontri. In cambio, trasmettiamo anche noi lo Us Open: il rapporto c’è».
Cos’è il fenomeno Sinner per una tv?
«Un campione con un’immagine incredibile, gestito in modo eccezionale. Sia dentro che fuori dal campo: al rientro dopo tre mesi è subito competitivo. È l’obiettivo per tutte le aziende che vogliono investire nello sport».
Com’è andata la nuova maxi-Champions: rispetto alla precedente?
«Ottimi ascolti, il format piace di più. Prima seguivi solo quattro squadre, quelle italiane. Ora, con questa classifica che si muove ogni settimana, sei obbligato a controllare tutto quello che succede ogni giornata. È come un campionato europeo».
I tornei si moltiplicano, si gioca sempre. Ogni partita di campionato ha una fascia oraria diversa. Ma davvero regge questo modello?
«La frammentazione è nella logica delle pay tv. Chi investe soldi vuole un palinsesto più ricco possibile, ma anche chi vende i diritti lo chiede. Le pay tv sono la linfa dello sport in tutto il mondo».
Sky è anche motori: la F1 è in piena espansione. La MotoGp vi interessa ancora?
«Le moto sono parte integrante del pilastro dei motori. Basta andare in un circuito: il gruppo di lavoro di Sky sembra un team di motociclismo. È uno degli esempi in cui aggiungiamo più valore al contenuto. Ci interessano ancora e stiamo discutendo il rinnovo dei diritti».
La pirateria toglie abbonati e profitti: le nuove leggi funzionano?
«Prima di tutto, è un fatto culturale da combattere: essere più furbi degli altri non premia. Ma questo governo e la Guardia di Finanza stanno facendo un bel lavoro: oltre 2.300 persone sono state multate per la prima volta. Deve essere anche uno sforzo collettivo: l’unica squadra che ha trovato spazio sulla maglia per scrivere “Stop alla pirateria” è il Monopoli, in serie C».
Il calcio italiano usa bene i ricavi dei diritti tv?
«Domanda da fare ai presidenti. Il problema è solito: da noi le infrastrutture sono carenti. Se guardi la Bundesliga, il livello tecnico è più basso ma gli stadi sono nuovi e pieni. Se stai sul divano e accendi una partita con le tribune semideserte, ti chiedi: “Perché dovrei guardare questo match?”».