Lo dice l'organizzazione non governativa Medici Senza Frontiere, che oggi ha diffuso il rapporto annuale sulle "crisi umanitarie dimenticate dai media", realizzato in collaborazione con l'Osservatorio Tv di Pavia.
"L'analisi delle principali edizioni (diurna e serale) dei telegiornali Rai e Mediaset mostra, innanzitutto, un calo delle notizie sulle crisi umanitarie nel corso del 2007, che passano dal 10% del totale delle notizie (dato 2006) all'8% (6.426 notizie su un totale di 83.200)", dice Msf.
Se l'anno scorso i due principali network italiani hanno riservato attenzione maggiore rispetto al passato al Darfur - la regione occidentale del Sudan teatro di una guerra civile che dal 2003 ha prodotto migliaia di morti e milioni di profughi - e se per circa 2 mesi c'è stato un "boom" delle notizie sul Myanmar, la malnutrizione ha contato solo 18 notizie nelle fasce "day time" e "prime time", dice il rapporto. Anche se sono circa 5 milioni i bimbi che muoiono ogni anno di fame.
E mentre scompaiono dai tg la crisi in Repubblica Centrafricana -- dove nel nord è in corso una guerra civile con morti, profughi, fame -- e la malaria, che provoca un milione di morti l'anno, va solo un po' meglio per la questione della tubercolosi. La Tbc, che uccide due milioni di persone ogni anno - con nove milioni di nuovi ammalati - ha raccolto un totale di 27 notizie.
Nell'affrontare le notizie relative alle crisi umanitarie, la pubblica Rai mostra interesse maggiore (9,96% sul totale delle notizie trasmesse), mentre la privata Mediaset registra uno score del 5,65%.
All'interno delle varie reti, l'attenzione maggiore a questi temi viene da Rai3, con il 13,49%, mentre Italia Uno (il canale giovanilista Mediaset) è al palo col 3,56%.
"Msf è stata creata da un gruppo di medici e giornalisti con il duplice obiettivo di portare soccorso alle popolazioni in pericolo e di testimoniare della loro situazione", ha detto in una nota Kostas Moschochoritis, direttore di Msf Italia.
""à spesso difficile, in Italia ma anche nel resto del mondo, raccontare le vite e le sofferenze dei milioni di persone che incontriamo e curiamo ogni anno in oltre 65 paesi del mondo. à importante che i media si impegnino per informare sulla realtà dei tanti contesti di crisi nel mondo perché raccontare significa sollevare problemi che altrimenti resterebbero nascosti e richiamare alle proprie responsabilità nei confronti delle popolazioni in pericolo i governi e le istituzioni", ha concluso Moschochoritis.