Due anni di contratto e un'idea precisa: «rifare L'Arena», il talk show mandato in pensione dalla Rai. Massimo Giletti dice addio a Viale Mazzini dopo quasi trent'anni e entra nella squadra dell'emittente di Urbano Cairo, che oggi ufficializza l'accordo con il giornalista torinese spiegando che gli «sarà affidato un programma già a partire dall'autunno». Un annuncio che era nell'aria da ieri, preceduto dalle indiscrezioni e dall'intervista-sfogo di Giletti al Corriere della Sera: l'Arena «è un programma scomodo» e chiuderlo «sarebbe stato abdicare alla dignità». «L'Arena è la mia creatura professionale, l'ho fatta nascere, l'ho modellata. Ho scelto La7 perché ho capito che era lì la strada per dare continuità a questa esperienza», dice Giletti al Corriere, spiegando che a maggio aveva in tasca l'accordo, con l'ex direttore generale Campo Dall'Orto e con il direttore di Rai1 Fabiano, per «continuare L'Arena più alcune prime serate importanti del sabato su Rai1».
Poi la doccia fredda della cancellazione del programma, decisa dal nuovo dg Orfeo: «Evidentemente il direttore generale, che ha la piena libertà di scegliere la propria linea editoriale, ha ritenuto che il successo di un programma seguito da 4 milioni di spettatori, con oltre il 22% di share dalle 14 alle 15, non bastasse per essere riconfermato. Evidentemente L'Arena è un programma scomodo», sottolinea. E poi «la scusa fa sorridere: cioè che la gente, la domenica pomeriggio, deve rimanere tranquilla». «Mai detto 'la domenica la gente deve restare tranquilla», replica a stretto giro Orfeo su Twitter. «Come ho detto già cento volte pubblicamente non mi piace l'informazione urlata e spettacolarizzata», ribadisce, dopo aver difeso ieri sera, nella sua prima audizione in Vigilanza, la scelta di dire stop all'Arena facendo un'«operazione verità» su costi e ricavi: «Nell'ultima stagione il programma, in 33 puntate, ha garantito un ricavo pubblicitario da 2,7 milioni, a fronte di un costo medio di 147 mila euro a puntata, per un totale 5 milioni di euro a stagione», ha spiegato il dg a San Macuto. La media di ascolto dell'ultima edizione del talk show è stata di 3 milioni 100 mila spettatori, pari al 19.4% di share. Giletti, che alla domanda sul centrodestra schierato in sua difesa risponde che «storicamente la politica sposa le convenienze dell'istante», è pronto a rimettersi al lavoro per portare su La7 la sua creatura, un pò Aboccaperta un pò Mixer, un pò talk e un pò faccia a faccia con i grandi protagonisti. Il programma dovrebbe partire nella seconda metà di ottobre, forse il venerdì sera, ma tra le ipotesi sul tavolo non è esclusa la domenica pomeriggio. «Che estate... e che autunno arriverà», è il tweet di benvenuto il direttore di rete Andrea Salerno, che posta un selfie con Giletti, Cairo, Enrico Mentana, l'ad Marco Ghigliani e Gianmarco Mazzi.
«Sono contento che Massimo Giletti approdi a La7: è una scelta intelligente e meditata», dice Giovanni Minoli, che conosce bene il giornalista e conduttore. È a Mixer, infatti, che Giletti ha iniziato la sua carriera in Rai, nel 1998, e sempre Minoli, da direttore di Rai2, lo volle ai Fatti vostri e poi, alla guida della terza rete, gli propose Mi manda Rai3. «A La7 - sottolinea Minoli, che da un anno è in forza all'emittente di Urbano Cairo - c'è meno pressione e c'è il vantaggio di avere un interlocutore certo, unico e diretto. Cairo, abituato a trattare con i calciatori, che rappresentano l'altra faccia dello spettacolo popolare, ha grande sensibilità e rispetto. E poi con Andrea Salerno, un professionista intelligente e di grande esperienza, è un momento di grande rilancio della rete, ora un pò davvero generalista». Per Giletti, «il passaggio a La7 può essere l'occasione di un grande salto in termini di autorevolezza e crescita finale come personalità. So bene che è un dolore abbandonare la 'mamma' - dice Minoli che ha lavorato 40 anni in Rai - ma nella vita si chiude una porta e si apre un portone. La vita ha più fantasia di noi: auguro a Massimo che la fantasia si trasformi in un grande successo».
Massimo Giletti lascia la Rai per La7 e rilascia un'intervista esclusiva al Corriere della Sera, ma qualcuno grida alla «marchetta». Urbano Cairo non ci sta e ad Affaritaliani.it replica: «Ma quale marchetta?... Si era parlato molto nei giorni scorsi sui giornali del famoso conduttore dell'Arena e quindi si trattava di un caso del giorno il suo passaggio a La7, con annessi e connessi. Mi spiace che qualcuno non abbia gradito, ma con l'intervista esclusiva a Giletti io ho voluto fare al Corriere il mio regalo di compleanno, visto che il 3 agosto è passato un anno esatto dal mio arrivo in Rcs. Niente marchetta dunque, ma un'opportunità giornalistica. E lo confermano i risultati: mi dicono dalla redazione online del Corriere che l'intervista è il pezzo più letto e ha totalizzato il doppio del secondo articolo classificato. Il doppio non è poco, vero?», dice l'editore con soddisfazione. Poi, tiene a ricordare: «Io rispetto scrupolosamente l'autonomia delle redazioni e non mi intrometto mai nei nostri giornali. Per capire di che pasta son fatto, sono editore de La7 da quattro anni e non sono mai andato ospite in una trasmissione». Alla domanda sui dati di bilancio della Rcs, molto attesi dal mercato e sugli effetti del piano di risanamento Cairo non si sbilancia: «Domani c'è il Cda e li renderemo pubblici. Rispettiamo le regole di un'azienda quotata. Posso solo dire che i numeri son buoni e i frutti si vedono».