Direttore di tg a quarantasei anni e fama da playboy. Giornalista infaticabile oggi, ex "valletto" di Italia 1 nei primi anni Novanta. In mezzo tanti anni di carta stampata e di tv, dietro le quinte. Un passato da comunista e un presente in cui non dichiara il suo voto nemmeno sotto tortura. Il fenomeno Piroso va studiato.
à il direttore più fashion d'Italia. Amicissimo di Afef - è stata lei a raccomandarlo, pardon, segnalarlo, a La7, la televisione del marito. Tra le sue ex fiamme (platoniche) c'è Adriana Sklenarikova, oggi moglie del calciatore Christian Karembeu. Ha un braccio tatuato e tra i suoi primi lavori c'è quello di animatore dei villaggi Valtur.
à talmente sexy che una tipa solida come Daria Bignardi ha dichiarato la sua attrazione - strettamente professionale - sulle pagine di "Vanity Fair". Antonello non parla volentieri del privato. à single, ha due figli adottati a distanza ed è «sposato solo al lavoro». Si dice che al collo porti una croce celtica. «Questa è una delle tante balle che girano sul mio modesto conto», commenta, «e che non mi prendo nemmeno la briga di smentire: comunque, data l'occasione...no, è una medaglia della Repubblica italiana assegnata per meriti di servizio a mio padre, che mi ha insegnato il significato della parola giustizia. Sono orgoglioso di lui».
CARRIERA FULMINANTE
La sua ascesa a La7 è fulminante. Prima lo spazio mattutino "Omnibus", poi la poltrona più ambita del TgLa7 (è il più giovane direttore tv d'Italia, dopo Mario Giordano di "Studio Aperto") e infine l'approfondimento di prima serata con "Niente di personale".
«Ho capito che nella vita non ci si deve dare traguardi troppo ambiziosi», dice il giornalista, «meglio fare un passo alla volta, svolgere bene il compito cui si è chiamati e sperare che qualcuno se ne accorga!». Cosi è stato a La7, dove all'inizio gli diedero uno spazio di cinque minuti alle 13.15. Lui funzionava, così i minuti diventarono quindici. Poi trenta, alle 7 del mattino, per la rassegna stampa prima del dibattito di "Omnibus" . Inseguito una rubrica, "Niente di personale", dal cui successo è nato anche un blog di fan su Internet.
Piroso ogni domenica conduce e s'inventa un talk show anomalo: musica, monologhi di attori, titoli provocatori. Ogni puntata ha fatto una piccola rivoluzione. Ad esempio, quando Toni Negri ha polemizzato con Cofferati. O quando iI poeta Edoardo Sanguineti, candidato sindaco a Genova per la sinistra, ha detto che i ragazzi di Tienanmen erano dei poveretti che volevano la Coca Cola. Insomma, fa notizia. Il suo appeal ricorda Enrico Mentana, un "Mitraglia" del Duemila, con quella mano sul mento che ha fatto scuola. Lascia parlare, ma stoppa i monologhi, è super partes ma è anche capace di emozionarsi, come nella puntata dedicata alle vittime di stragi: alla fine, dopo aver ascoltato le testimonianze dei parenti, si è commosso.
CARTA STAMPATA
Passato da comunista («e chi non lo era all'epoca») si iscrisse alla Fgci - Federazione giovani comunisti italiani - ma oggi non si confessa politicamente. Alla tv, Piroso è approdato già con un curriculum ricco. Professionista dal 1987, assunto a "Panorama" nel 1990, è stato licenziato otto anni dopo per aver rifiutato un trasferimento "punitivo". «I responsabili», commenta lui, «da me cristianamente perdonati, si dovrebbero vergognare, un vero e proprio caso di miseria umana».
Oggi è un giornalista "dotto". Sa che le donne e gli omosex hanno un debole per lui («i miei gessati piacciono ai gay», ha dichiarato tempo fa) ed è l'icona del pubblico colto. Ma anche Piroso ha qualche "scheletro nell'armadio". Nel senso che nel suo curriculum non manca un po' di sana tv nazional popolare: autore per Iva Zanicchi ( "Iva Show"), Enrica Bonaccorti ( "Non è la Rai"), Amadeus ("Domenica in"). Ma soprattutto, agli inizi degli anni Novanta, Gianni Boncompagni lo scelse come "valletto" di Eva Robin's a "Primadonna". «Era una co-conduzione in cui io dovevo rappresentare la metà giornalistica del programma», specifica Piroso. Un esperienza da non buttare via: «In realtà né il direttore di Italia 1 (Freccerò), né l'autore del programma avevano idea di cosa dovesse essere quel preserale. Così mi inventati - siamo nel 1991 - una rubrica, il "tribunauditel", idea poi è stata saccheggiata da tanti altri programmi: prendere i dati di ascolto, analizzarli, fare i grafici delle trasmissioni e, trovati i momenti di massimo e minimo ascolto, farli rivedere». Lo spazio faceva ascolto, ma non al punto di tamponare il disastro. «Il programma chiuse dopo un mese». Nessuno è perfetto.
Alessandra Menzani
per "Libero"