Alla Tim devono aver preso alla lettera Antonio Matarrese, pre-smentite: che lo spettacolo, anzi, lo spot, vada avanti.
Così, mentre il decreto del governo lascia fuori dagli stadi circa 140.000 tifosi ogni fine settimana, l'azienda telefonica infila dentro a un impianto deserto Christian De Sica, nella solita divisa del vigile Urbano Persichetti.
Seduto, con il viso che più malinconico non sì può, si guarda attorno, fra gli spalti vuoti e il prato senza giocatori.
Poi, ìl pensiero sì fa parlante: «Questo poteva essere un momento di divertimento, ma quando ai parla di violenza negli stadi, non c'è niente da ridere».
L'immagine si chiude, e sullo schermo buio appare una scritta: «No alla violenza». E, poco dopo: «Tim sponsor del calcio». Finito. Pubblicità progresso, più o meno.
Il tutto dura quindici secondi esatti: probabilmente, mai come adesso, saranno visti dai tifosi del pallone smarrito.
Perché il ritornello della Tim appare prima di ogni programma tv dedicato al calcio, è prevedibile lo vedranno pure quel 140.000 orfani del seggiolini
Faccia triste a parte, a De Sica è comunque andata meglio dell'ultimo spot dove, nei panni del Conte Max, finisce in cucina a lavare i piatti per non aver pagato M conto del ristorante.
Miglior destino pure delle altre clip quando, a scelta, era alle prese con una nuotata in mare aperto o veniva sparato dal cannone del Gianicolo, per aver perso una scommessa.
Stavolta la scommessa, o la speranza, è di rivedere nuovamente lo stadio pieno. Anche se quello ritratto nello spot lo sarà pure domenica, trattandosi dell'Olimpico di Roma.
M.Ner.
per "La Stampa"