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Insomma, mentre la Rai o una parte di essa, pensa che sia una soluzione cedere gratuitamente i diritti di propri marchi storici come i Cervelloni, Portobello, il Musichiere per farli realizzare esternamente e quindi ricomprarli belli e impacchettati, ce ne è un altra altamente preoccupata che fa due conti e si pone alcune domande.
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L'azienda non produce più se non per quanto riguarda alcune nicchie (Rai educational di Minoli), i contenitori, Sanremo (non per molto, pare), i Tg e gli approfondimenti (ma anche in questo campo ci sono già eccezioni come In mezz'ora dell'Annunziata della Palomar). La programmazione leggera è ormai tutta esterna, dai quiz ai reality, dalla fiction ai varietà . Difficile ricordare a memoria l'ultimo show di prime time tutto Rai: forse "Carramba che sorpresa" della Carrà (format americano rivisto e corretto senza l'ausilio di produttori esterni). Che fine può aspettarsi un'azienda che pur disponendo dì undicimila dipendenti e altri diecimila collaboratori non usa più le proprie forze e delega ad altri il proprio lavoro? Meglio non parlarne?
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Marco Molendini
per "Il Messaggero"
per "Il Messaggero"