Instancabile Martina. Nel giro di pochi giorni gli spettatori di Canale 5 l'hanno vista passare dal «Piper» e dagli anni Sessanta agli scenari della Prima guerra mondiale.
Appena smessa la minigonna della bionda cantante del mitico locale romano, Martina Stella ha infatti indossato una più austera divisa da crocerossina nel film «L'amore e la guerra», regia di Giacomo Campioni, con Daniele Liotti, in onda domenica e ieri.
Ma dopo un anno in cui ha girato anche un film ed è stata protagonista in Rai de «Le ragazze di San Frediano», pensa che è arrivato il momento di ripensare ritmi e scelte di vita e lavoro.
Da quale dei registi con cui ha lavorato finora pensa di avere imparato di più?
«A ognuno sono legata in maniera particolare. Naturalmente a Gabriele Muccino, il primo che ha creduto in me, che mi ha fatto recitare ne "L'ultimo bacio" e che poi mi ha dato la possilità di incontrare tanti altri grandi maestri, da Gabriele Salvatores al grande Pietro Garinei con il quale ho lavorato in teatro, in "Aggiungi un posto a tavola»: mi ha insegnato a cantare e mi ha fatto capire l'importanza dello studio, della disciplina, del migliorarsi sempre. E anche quello con Campioni è stato un incontro importante».
Fare l'attrice è sempre stato il suo sogno?
«E' sempre stata una mia grande passione. Io vengo da una famiglia semplice ma che mi ha sempre trasmesso l'amore per il cinema, per l'arte. A otto anni ho frequentato un laboratorio per ragazzi, ma era più che altro un modo per stare insieme, per lavorare con la fantasia. Non sono mai stata così determinata a dire. Ok, io farò cinema, diventerò un'attrice. Poi tutto è successo anche un po' per caso, con Gabriele che mi ha scelta per il film».
Ora è decisa?
«Dipende dai momenti. E' un lavoro che mi dà tanta gioia, la possibilità di esprimermi, di viaggiare, di conoscere persone fantastiche che mi hanno fatta crescere. Mi ha dato tante soddisfazioni, ma allo stesso tempo ci sono momenti in cui penso, non di mollare, ma di rallentare i miei ritmi di lavoro. Soprattutto dopo un anno come questo in cui ho lavorato tantissimo: dalle fiction a "K. Il bandito", un film del regista argentino Martin Donovan che uscirà nelle sale a settembre. Ero spesso impegnata su due set, in città diverse. Mi spostavo in continuazione. E' stata una bellissima esperienza, ma in alcuni momenti mi sentivo confusa. Ora ho bisogno di rallentare per pensare un po' alla mia vita e anche per crescere professionalemente. Adesso un mio sogno è andare in Francia o negli Stati Uniti per seguire dei corsi di recitazione».
Le piace anche fare teatro?
«Tantissimo. Penso che per un attore è la cosa più emozionante. E' un'esperienza che voglio assolutamente rifare, con la consapevolezza che bisogna studiare tanto».
E' stata spesso al centro delle cronache rosa. Pensa che le abbia nuociuto o che abbia accresciuto la sua popolarità ?
«Credo che quando la vita privata finisce sui giornali è sempre un male, sia per te e per la tua vita sia per il lavoro. Perchè alla fine si parla di te sempre per altre cose. Mi è successo tutto quando ero molto giovane. Da quando avevo quindici anni con 'l'Ultimo bacio', sono uscita fuori, anche inconsapevolmente, come sex symbol. I paparazzi continuamente mi seguivano, mi hanno affibiato mille storie anche non vere. Forse non ho saputo gestire bene tutto questo, anche perchè sono una ragazza semplice e mi piace vivere la mia vita con tranquillità . Sicuramente in futuro cercherò di tenere la mia vita privata per me, lontana, per quanto possibile, da fotografi, giornali e pettegolezzi».
Beatrice Bertuccioli
per "Quotidiano Nazionale"