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Gentiloni: 'Riforma Rai, mano tesa all'opposizione'

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Fonte: Il Messaggero

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Televisione
  domenica, 20 maggio 2007
Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni, lancia un appello politicamente impegnativo: maggioranza e opposizione lavorino assieme in Parlamento per approvare la riforma della Rai. «Ne hanno convenienza entrambi gli schieramenti - spiega - ed è una riforma che serve al Paese. Il mio obiettivo e quello del governo è palese: bisogna separare questi due fratelli siamesi che sono ormai diventati la Rai e i partiti, la Rai e la politica, la Rai e la lottizzazione. Se non lo facciamo, c'è un rischio molto forte per il servizio pubblico».
 
Ma non è vero allora che la Rai non funzione perché il Cda esprime una maggioranza diversa da quella che governa il Paese?
«Il problema è che nella scorsa legislatura si è modificato il sistema di nomina del vertice Rai nella direzione esattamene opposta a quella che sarebbe stata necessaria. La presa dei partiti è aumentata. Con la legge Gasparri, per la prima volta dopo 50 anni la proprietà della Rai è stata posta direttamente nella mani del governo. Ora si tratta di fare una conversione a U. Ecco, lo dico a tutti, maggioranza e opposizione: mettere una intercapedine, separare la Rai e i partiti, la Rai e il governo è uno di quei classici obiettivi che dovrebbe essere condiviso, con un'azione bipartisan. Peraltro anche tatticamente non vedo perchè l'opposizione non dovrebbe condividere la proposta di un governo che si spoglia della proprietà di una azienda trasferendola ad una fondazione, stabilendo dei criteri di nomina che non consentono un controllo sull'azienda da parte della maggioranza pro-tempore. Oggi, pro-tempore, maggioranza siamo noi dell'Unione: penso che l'opposizione, oltre alla "nobiltà" dell'obiettivo, potrebbe anche avere un interesse a condividere quel traguardo. Mi rivolgo a Berlusconi, Fini e Casini e chiedo loro perché, su questo punto, non ci possa essere una intesa».
 
Per dare inizio a questo processo è necessario che tutto il Cda si dimetta, Petruccioli
compreso:

«Questo non è un problema che riguarda il governo. Sul Consiglio attuale, il governo ha fatto l'unica cosa che era in suo potere per cercare di sbloccare la situazione, cioè sostituire il consigliere diretta espressione del Tesoro. Penso che Padoa-Schioppa abbia fatto la cosa giusta».
 
Dice? Lei sa che su questa mossa pesa l'accusa di aver voluto esercitare una sorta di vendetta...
«In queste materie, le accuse si sprecano... Faccio solo due osservazioni. Dal mio punto di vista, avrei considerato normale che nel momento in cui cambia il titolare del Tesoro, il rappresentante nel Consiglio avesse rimesso il mandato nelle mani del nuovo ministro: probabilmente Padoa-Schioppa lo avrebbe confermato... Ma al di là dello stile, è un fatto che da anni il vertice Rai non ha pace.
Forse sarebbe ora che ci si convincesse che piuttosto che continuare a rinfacciarsi accuse bisogna mettere mano al meccanismo, dando più autonomia alla Rai rispetto alla politica e ai partiti. Non vedo quali problemi risolverebbe la nomina di un nuovo Consiglio con i criteri attuali
».
 
Rai piena di figli di, dice Berlusconi, ovviamente riferendosi a quelli di sinistra. Ha ragione?
«Beh, sì e no. Denunciare la prassi delle raccomandazioni nel nostro Paese è sacrosanto, affermare che questo è particolarmente evidente in Rai è innegabile. Tuttavia proprio a Berlusconi direi che in Rai non mancano molte persone raccomandate direttamente da lui. Certo non sono i suoi figli: forse perchè non ne avevano bisogno. Nel senso che se Berlusconi decide di far lavorare i suoi figli in una azienda, la compra...».

Conflitto di interessi. Un problema politico, visto che alcuni partiti dell'Unione non lo vogliono votare, e un problema dì merito: chi ha mezzi finanziari non può essere punito in politica, come dice Mastella.
«Nessuno   vuole  penalizzare chicchessia: stiamo parlando di una regola che è l'abc nelle democrazie liberali. La disciplina su conflitto è grossomodo il testo votato da FI nell'aprile del '98. Proprio per questo mi spiego alcune perplessità della sinistra radicale; non mi spiego invece chi parla di killeraggio. Una cosa è chiara: la norma Frattini non affronta il problema, non lo scalfisce minimamente. Quanto a Mastella, lo apprezzo sempre quando invita l'Unione al realismo e alla moderazione. Penso che in questo caso realismo e moderazione ci siano già».
 
Carlo Fusi
per "Il Messaggero"

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