
"Siamo diventati piu' reali del re. I dettami del mercato - dice Arbore - devono essere filtrati con 'codici di arricchimento' della qualita' delle trasmissioni, partendo da principi di gusto, di eleganza, di intrattenimento intelligente. Non so - sottolinea Arbore - se la televisione possa essere educativa. Ma che almeno non sia diseducativa, proponendo modelli di vita sbagliati, in cui l'unica cosa che conta e' la ricchezza, l'automobile fiammante o la vacanza all'ultimo grido".
La Rai - aggiunge il noto artista - "soffre di una grave crisi. I problemi di natura economica li lascio ai tecnici, e' competenza loro. Io mi limito ad esprimere il mio punto di vista 'artistico': l'azienda soffre di una crisi di contenuti ma anche della incapacita' di inventare, di intercettare la sensibilita' popolare, di aggiornarsi sull'intrattenimento, di adeguarsi alle nuove tecnologie. Per fortuna qualcuno ancora si salva: penso che Raitre sia quella che meglio rappresenti l'idea del servizio pubblico, pur non avendo i mezzi necessari. Raitre fa programmi di cui non devi vergognarti. Chi soffre sono le altre due reti".
Alla domanda poi se pensa di poter dare un proprio contributo alla realizzazione di nuovi format televisivi, Arbore risponde "Io non lo chiedo, anche perche' sono in una fase della vita in cui faccio l'artista, ma certamente metto a disposizione l'esperienza che ho maturato da quando nel 1965, per concorso, sono entrato in Rai, inventando format radiofonici e televisivi. Sono a disposizione ma senza alcuna velleita' di potere ne' di prebende. Sono a disposizione perche' mi appassiona la comunicazione".
E commentando l'intervista, il portavoce di Articolo21, Giuseppe Giulietti, si chiede se "nella Rai di oggi, dove si parla tanto di format e di autoproduzione, c'e' ancora spazio per uomini come Renzo Arbore? E' cosi' impossibile pensare che persone che tanto hanno dato alla cultura, alla comunicazione e al servizio pubblico possono essere chiamati a dare il loro contributo? Possibile - conclude Giulietti - che attorno al direttore generale non si possa costruire una squadra di direttori editoriali e artistici del valore di Arbore?".