«È soltanto compito della Lega decidere come vendere i suoi diritti. E noi faremo come sempre la nostra parte, se ci verrà consentito. Da sempre Sky si è attenuta alle regole imposte da legislatore e Autorità, l'azienda fa e farà quanto possibile perché anche gli altri soggetti operino con lo stesso rispetto». È quanto fa presente Sky replicando al presidente della Liga, Javier Tebas, che ieri in un'intervista alla Gazzetta dello Sport ha puntato il dito contro l'emittente satellitare, protagonista del ricorso al Tribunale di Milano per cui è stato sospeso il bando per i diritti tv della spagnola Mediapro.
«Tebas non si permetta di accusare Sky di avere posizioni di privilegio: se questa azienda è ancora qui oggi ad investire e ad innovare lo deve solo alle sue capacità ed alla forza di battersi nel settore pay tv più competitivo d'Europa», è la reazione di Sky, attraverso un editoriale in onda durante Sky Calcio Show, prima delle partite di campionato della domenica, in cui fra l'altro sottolinea di aver «valorizzato il marchio Serie A come nessuno e speso più di chiunque altro, versando negli ultimi 15 anni nelle casse dei club italiani più di 7 miliardi di euro».
Evidenziando che il presidente della Liga «è fresco di rinnovo di contratto con stipendio quadruplicato dopo essere stato candidato dall'editore e presidente Urbano Cairo a diventare ad della Lega Serie A», l'emittente satellitare ha aggiunto: «Tebas non dice che a Sky e agli altri broadcaster non è stata data finora l'opportunità di concorrere per l'intera posta dei diritti Serie A, come è stato concesso a Mediapro, o nemmeno per un'esclusiva parziale come accade in tutti i campionati europei, Liga inclusa. Ed è curioso anche - constata Sky - che Tebas usi le stesse identiche parole proprio di Mediapro, sarà questione di comunanza linguistica o di comune sentire dato che i rapporti sono strettissimi e il presidente della Liga tifa per i catalani anche in Italia. Lasci lavorare chi da anni si impegna per il calcio italiano. La Federazione, la Lega, le squadre e le televisioni».