
La campagna di comunicazione Rai di quest'anno, sviluppata da Publicis, gioca infatti con ironia su un tema di rilevante attualità , che consiste nella capacità della televisione di influenzare le mode, il linguaggio e lo stile di vita degli italiani. Le storie rappresentano tre situazioni tipiche di vita quotidiana che si svolgono in una scuola durante un'interrogazione, in un ufficio, e in casa mentre un ragazzo presenta la propria fidanzata ai genitori. I protagonisti degli spot, in modo del tutto inaspettato, inizieranno ad avere atteggiamenti smaccatamente televisivi suscitando stupore e sorpresa. E il messaggio che chiude la campagna è così: "Non vogliamo farti assomigliare alla televisione. Vogliamo una televisione che somigli a te".
"La vocazione di Servizio Pubblico della Rai - sottolinea ancora Viale Mazzini - giustifica una campagna di comunicazione che inverte il rapporto tra il mondo televisivo e gli spettatori che invece vivono nel mondo reale e consumano una esistenza normale; non più quindi l'imposizione di modelli, ma la ferma volontà di far assomigliare la televisione pubblica al proprio pubblico, ribadendo ancora una volta la reciproca appartenenza e vicinanza tra la Rai e gli italiani. Questa strategia di comunicazione permette di mantener fede ad una filosofia aziendale e a cinquant'anni di storia e società italiana raccontata attraverso il piccolo schermo", conclude la Rai.