
Per lanciare il cosiddetto switch-over (la transizione dal sistema televisivo analogico a quello digitale terrestre) Mediaset ha organizzato questo fine settimana nel cuore di Torino, in piazza San Carlo, i "Mediaset Days" una kermesse con tanto di Maria De Filippi, provini per il Grande Fratello 10, schermi digitali e cotillon.
Crisi familiari&strappi. Presidente Confalonieri, in questi giorni amari cosa suona al suo pianoforte?
«Nella musica non c’è mai amarezza, la musica è la consolazione dalle amarezze. Suono sempre un’ora la mattina, prima di andare in ufficio. E’ un’ottima ginnastica per la mente».
Un villaggio digitale in piazza San Carlo, gran artisti e conduttori Mediaset. Perché questa gran festa a Torino?
«Torino in questo momento è un città all’avanguardia. Ha stile e classe. Ha saputo reagire alla crisi della Fiat, diversificarsi. Non solo. Stimo moltissimo Sergio Marchionne per quello che sta facendo; tra l’altro anche lui (a conferma della frase di Cervantes "Signora, dove c’è musica non può esserci nulla di cattivo") è un gran intenditore, mi ha fatto anche conoscere e apprezzare un pianista turco. Il Piemonte ha ottimi amministratori: penso a Bresso, a Chiamparino. E’ una di quelle Regioni dove contano di più il senso civico e la cultura degli schieramenti politici. Detto questo i «Mediaset days» marcano l’avvio di una nuova fase della tv, sia nostra che Rai. Con il passaggio al digitale terrestre l’offerta di canali si moltiplica e si avrà una migliore qualità di visione. Malumori? Quando si cambia c’è sempre chi brontola. Ma tranquilli nonostante sia un vero analfabeta tecnologico persino io sono stato capace di usare con la mia tv il digitale terrestre».
Sia sincero, Confalonieri, sentite la concorrenza di Sky? Cosa invidia: il Tg di Carelli, lo show di Fiorello?
«Caspita se la sentiamo! Ma non per le star o per i giornalisti; loro, com’è giusto, vanno e vengono. Sky è un concorrente forte, ha un fatturato molto vicino al nostro e a quello della Rai. E’ il terzo polo. Rupert Murdoch, può essere simpatico o antipatico, ma è certo un grande dell’editoria. Anche la sua idea di far pagare l’accesso ai siti web dei giornali mi pare giusta».
Ma quando Murdoch voleva comprare Mediaset lei con Marina e Pier Silvio Berlusconi si oppose. Pentito?
«Per niente. C’è stato un momentino - quando c’era il conflitto d’interessi - che Berlusconi fu tentato a vendere. Ma era giusto che Mediaset restasse un’azienda italiana e che i figli sentissero la voglia di continuare l’impresa del padre...»
E però c’è chi parla di dittatura televisiva e chi come Mentana sostiene che la «polifonia di voci» in Mediaset è finita.
«Con tutto il rispetto per Mentana credo di saper più di lui cos’è la polifonia o il canto gregoriano. Non aggiungo altro».
Chiara Beria di Argentine
per "La Stampa"