L'altra sera, per inaugurare Onda Anomala, il settimanale dedicato ai grandi temi della politica internazionale che segna il passaggio dell'irresistibile Rula Jabreal a Rainews24 si è scomodato pure il Vicepremier e Ministro degli Esteri Massimo D'Alema. Anche Romano Prodi, prima dell'infelice uscita di marzo a Matrix, ha manifestato una spiccata predilezione per il canale satellitare d'informazione SkyTg24. Che nel centrosinistra siano diffuse la sfiducia e l'ostilità nei confronti dei media tradizionali, è risaputo: ma è più corretto parlare d'autolesionismo comunicativo, se si guardano i nuovi dati Auditel relativi al pubblico della
cosiddetta tv digitale, via satellite e terrestre, che sono finalmente disponibili su un lasso di tempo relativamente considerevole.
In prime-time, cioè nella fascia oraria più importante, le due reti all news più prestigiose per gli unionisti al potere fanno circa, insieme, diecimila spettatori (media mensile, maggio '07). Sì,
avete capito bene: 10mila e 299 per l'esattezza, di cui 5mila e 300 su SkyTg24, altri 700 e rotti sui servizi Active dello stesso canale, più mille e quasi 200 su Rainews. Certo, per D'Alema ospite della rediviva Rula, i mille e non più mille saranno stati qualcuno di più, ma pur sempre un granello di sabbia rispetto al bacino potenziale, che ormai supera gli 8 milioni di famiglie con la casa collegata alla tv digitale.
E' davvero disarmante compulsare le prime classifiche per canale relative ai nuovi consumi televisivi. Di nuovo, anzi di vecchio, c'è la conferma che la tv è deficiente. O, per dirla in altri termini, che la cosiddetta tv intelligente è incapace di raccogliere pubblico.
Se dell'informazione si è detto, ecco a voi la cultura. RaiUtile: 19 spettatori al mese. RaiEdu2:43. Leonardo: 663, RaiEdu1: 849. E via a salire, sopra le migliaia di spettatori, con ignotissimi Discovery, History e infine National Geografic, che sta lì comunque desolatamente sotto i diecimila spettatori in prima serata. Beh, se questi sono i primi frutti delle «Mediamorfosi» della tv digitale (come da titolo di un recente bel numero della rivista Link), il problema non è solo relativo all'offerta. Numeri di questo tipo fanno pensare che in Italia il peso della tv generalista terrestre sia ancora soffocante. E che la situazione si possa ribaltare solo attraverso una sorta di promozione incrociata tra le reti tradizionali e quelle digitali, come suggerisce Carlo Freccero proprio nel saggio conclusivo di quel numero di Link. Questo vale a maggior ragione per la Rai, che deve fare il servizio pubblico per tutti, e non per poche centinaia di telespettatori «intelligentoni» satellitari.
Paolo Martini
per "La Stampa"