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UE sotto fuoco di critiche, Arriva riforma copyright e tlc. Resta blocco canali tv esteri

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Fonte: Ansa

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Satellite / Estero

Non sono ancora state ufficialmente presentate, ma hanno finora sollevato più dubbi e critiche che altro. Sono le riforme Ue del copyright e delle regole per il settore delle telecomunicazioni, che la Commissione presenterà la prossima settimana a Strasburgo, verosimilmente mercoledì salvo cambiamenti. Nonostante la promessa di mettere fine al divieto di accesso dei contenuti esteri, continuerà a non essere possibile abbonarsi per esempio ai programmi di Netflix in Gran Bretagna dall'Italia. Sarà però più facile per tv, radio e piattaforme online acquistare i diritti per diffondere film e musica in più Paesi. I media potranno chiedere a servizi come Google News un pagamento per gli articoli che rilanciano - ma non sarà una tassa sui link, assicurano a Bruxelles - mentre servizi come Whatsapp o Skype dovranno sottostare a regole su sicurezza e privacy come gli operatori tlc. E gli utenti avranno più libertà di cambiare fornitori anche in caso di pacchetti tv-internet, sebbene per le associazioni di consumatori ci siano rischi per la concorrenza. I due pacchetti, molto complessi e che la Commissione Ue sta ancora limando, dovevano inizialmente essere presentati separatamente verso metà e fine settembre, poi i tempi si sono accelerati dopo le fughe di notizie e le critiche ricevute da più parti, dai produttori audiovisivi ai consumatori.

Sul fronte copyright, nonostante la portabilità dei contenuti quando si viaggia temporaneamente all'estero sia già stata assicurata, resterà vietato fare 'shopping' dei programmi preferiti offerti su canali o piattaforme internet di un altro Paese. I broadcaster, però, in base al principio del paese d'origine, potranno acquistare in una volta sola i diritti per diffondere lo stesso film o serie tv online nei diversi stati membri in cui sono presenti. Una mossa duramente criticata da molti produttori ed emittenti che temono, come l'Associazione tv commerciali europee (Act), che così facendo si crea un sistema in cui tutte le licenze diventano paneuropee, quindi più care, con il risultato che solo i giganti come Netflix o Amazon Prime potranno acquistarle. Fuori dal pacchetto Ue resta comunque la questione sport, in quanto partite di calcio o gare sportive non sono protette da copyright ma dai diritti esclusivi alla diffusione. Un cambiamento, invece, che per i consumatori europei del Beuc è ancora troppo timido: «La Commissione dovrebbe fare quello che ha promesso, mettere fine al geoblocking» anziché restare vittima dell'industria audiovisiva che «sembra non volere rispondere ai trend del consumo online». Critiche anche per la mano tesa a editori e media, che dà loro il potere negoziale (ma non l'obbligo di esercitarlo) di avere una remunerazione da parte degli aggregatori di notizie come Google News che riprendono stralci o link di articoli.

I consumatori temono che si ritorca sui consumatori che dovranno pagare per accedere alle notizie, e gli editori hanno paura di perdere visibilità. «Non è assolutamente una tassa Ue sui motori di ricerca», ha messo in chiaro Bruxelles, ma si tratta solo di «garantire agli editori i diritti affini». Frizioni anche per la proposta, sul fronte regole tlc, di estendere ai fornitori di servizi di messaggistica e chiamate vocali via internet come Skype o Whatsapp alcuni ma non tutti - tiene a precisare la Commissione - obblighi su sicurezza e tutela della privacy finora imposti solo agli operatori tradizionali, che da tempo si lamentavano per la disparità di trattamento. Una partita complessa e ancora aperta, in cui dovranno intervenire anche Consiglio e Parlamento Ue.

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