
Sarà per questo che, secondo una ricerca di Affaritaliani.it condotta su un campione di 500 sacerdoti italiani, al primo posto tra le conduttrici tv che incontrano i favori del clero italico compare Monica Setta (51%), giornalista televisiva e conduttrice di "Il fatto del giorno", seguita dalla collega Lucia Annunziata (44%), che conduce "In mezz'ora" su Rai3. Curioso che Lorena Bianchetti, conduttrice di "Domenica In", nota per la sua "bellezza angelicata" e apprezzata dalla comunità ecclesiastica per aver condotto fino al 2005 il programma "A sua immagine" (realizzato in collaborazione con la Conferenza Episcopale Italiana), scivoli al quinto posto, con un 18% delle preferenze.
A scendere, favorita poi dal 36% del campione è Paola Ferrari, giornalista sportiva, conduttrice di "Martedì' Champions", indicata come sobria, rassicurante ed obiettiva. Sì perché oltre all'approfondimento politico e di attualità, i sacerdoti italiani si dichiarano affezionati allo sport, calcio in testa, ma anche formula uno e motociclismo. Seguono Federica Sciarelli (29%), conduttrice di "Chi l'ha visto" programma apprezzato dal clero per la volontà di aiutare il prossimo, Caterina Balivo de "Festa Italiana" (15%) che con la sua allegria trasmette positività agli italiani, Paola Saluzzi, conduttrice di "Sky Tg 24 Pomeriggio" (17%) e infine Federica Panicucci approdata quest'anno a "Mattino Cinque"(4%).
I PROGRAMMI PREFERITI - Ma quali sono i gusti dei sacerdoti italiani in fatto di programmi televisivi? Il primo posto della classifica di gradimento spetta ai telegiornali (38%), con il Tg2 in testa alla preferenze, seguito a ruota dall'edizione del mattino del Tg5 e alla rubrica del Tg3 "Persone" in onda ogni domenica. L'approfondimento guadagna la medaglia d'argento: il 23% degli intervistati afferma infatti di seguire programmi che trattano temi di attualità, meglio se di politica o sociali, indicando come i massimi esponenti di questo filone i più noti giornalisti televisivi come Bruno Vespa, Maurizio Costanzo e Alessio Vinci. Al terzo posto della classifica delle preferenze, a sorpresa, lo sport (18%), con i programmi come "Martedì' Champions" e l'intramontabile "La domenica sportiva", mente completano la lista dei generi più seguiti i documentari (14%), "SuperQuark" di Piero Angela in testa e infine i talk show (5%), tra cui i più amati sono l'"L'infedele" di Gad Lerner e il meno impegnativo sebbene serio"Tatami" di Camila Raznovich.
LA CATTIVA TV - Ma quali sono i mali della televisione italiana secondo i sacerdoti intervistati? Il panel rispondono in maniera unanime: troppo frivola e volgare per il 54% degli intervistati, asservita alle logiche economiche e del profitto per un altro 27%. Difetti però compensati, a detta dei nostri preti, da meriti ugualmente apprezzabili: essere l'artefice dell'autentica globalizzazione per un rilevante 32%, favorire la partecipazione e la conoscenza condivisa ed allargata per un altro 29%.
Il "prete più famoso d'Italia", Don Antonio Mazzi, Presidente della Fondazione Exodus, non si dimostra molto clemente nei confronti della televisione italiana: "I telegiornali oggi risentono dei padroni che li comandano, manca insomma l'obiettività e non sono così educativi, anzi sono di parte. Si tratta di una televisione che non aiuta i giovani ad avere una coscienza critica che permetta loro un giudizio privo di condizionamenti. Bisognerebbe tornare a una informazione seria, curare molto di più l'aspetto culturale e dare più spazio alla musica, all'arte, al teatro e alla letteratura e dare più spazio alle fiction. Il Grande Fratello? Non lo condanno, si tratta di una semplice evasione".
Diverso il giudizio di Don Gino Rigoldi, alla guida della Comunità Nuova Onlus, che commenta "la televisione non deve necessariamente educare le person, e ma nemmeno diseducarle. Sgrido i ragazzi della mia comunità appena li vedo guadare il grande fratello". Don Fortunato Di Noto invece da la sua ricetta per una televisione migliore: "Un palinsesto che punti all'informazione, al mondo giovanile, ad approfondimenti politici bipartisan ma che soprattutto favoriscano il coinvolgimento dei cittadini e non si riducano alla trattazione scandalistica. E poi - continua - si potrebbe privilegiare una produzione maggiore dei film italiani"