L'analisi delle entrate delle società di calcio professionistiche ha messo in luce uno scarso sfruttamento di alcune fonti di ricavo e, al contempo, "una forte dipendenza delle stesse società dai diritti audiovisivi", che rappresentano oltre il 40% dei ricavi delle società di Serie A, mentre il 12% arriva dagli sponsor.
"Le attività di merchandising rappresentano invece un'entrata oggi poco rilevante per le società in Italia, costituendo - in media - meno dell'1% delle entrate totali delle stesse, con riferimento alla Serie A. L'indagine ha evidenziato come tale circostanza sia principalmente da attribuire all'eccessiva diffusione della contraffazione dei marchi, che disincentiverebbe le società dallo sviluppare le attività di merchandising, per lo meno nella sua accezione tradizionale".
L'antitrust individua un altro rimedio, che in Italia sembra però di difficile attuazione. "Anche la quotazione in borsa potrebbe rappresentare un'importante fonte di finanziamento necessaria al raggiungimento di un maggiore equilibrio competitivo nei campionati. Tuttavia, le società italiane non sembrano godere di una solida patrimonializzazione: ciò è principalmente dovuto al fatto che non differenziano appieno le entrate e non dispongono della proprietà delle strutture sportive".