A oltre trent'anni dalla tragica e misteriosa morte del calciatore Denis Bergamini, il "cono d'ombra" che ha avvolto uno dei casi più complessi e controversi della cronaca nera italiana viene riaperto e illuminato da una nuova docuserie Sky Original, "Il Cono d'Ombra: La storia di Denis Bergamini". La serie, prodotta da SkyTG24, Sky Crime e Sky Documentaries in collaborazione con Templess Film, promette di offrire al pubblico una ricostruzione approfondita, basata su un approccio rigoroso e scientifico, che va oltre le narrazioni finora conosciute.
Il caso, risalente alla primavera del 1988, vide un giovane calciatore di Serie C, Denis Bergamini, 25 anni, e la sua fidanzata dell'epoca, Isabella Internò, 19 anni, fare una gita al mare. Un quadretto che sembrava il finale di una commedia romantica, ma che si rivelò il prologo di una tragedia. Pochi mesi dopo, nel novembre del 1989, Bergamini morì in circostanze misteriose sulla costa tirrenica della Calabria. Dopo una lunghissima battaglia per la verità condotta dalla sorella Donata, una sentenza di primo grado arrivata nel 2024 ha finalmente gettato luce su questa oscura vicenda, condannando l'ex fidanzata Isabella Internò a 16 anni per concorso in omicidio volontario e premeditato.
Un Suicidio Pieno di Dubbi Fin Dall'Inizio
La versione ufficiale iniziale parlava di un giovane calciatore che si sarebbe gettato sotto un camion sulla statale 106. L'unica testimone oculare diretta era la sua ex fidanzata, che raccontò di un "gesto volontario, un tuffo sotto il camion". Tuttavia, fin da subito emersero troppe incongruenze. Il corpo di Bergamini, secondo la versione ufficiale, sarebbe stato trascinato da un camion di mandarini per 60 metri, ma non presentava segni compatibili con un tale trascinamento: l'orologio era intatto, le scarpe perfettamente ai piedi e la catenina al collo. Le testimonianze erano "ondivaghe". La stessa Internò cambiò versione su alcuni punti cruciali, come cosa fece immediatamente dopo l'impatto e se si avvicinò o meno al corpo. Ancora più enigmatica fu la frase che un altro testimone riferì aver udito dall'autista del camion, Raffaele Pisano: "Bergamini era già per terra". Questa affermazione, che solleva la domanda se fosse a terra prima dell'impatto, divenne una delle domande chiave della vicenda.
La Svolta Scientifica: Il Test della Glicoforina
La tenace e instancabile battaglia di Donata Bergamini per la verità ha portato, solo nel 2017, a una svolta decisiva: la riesumazione del corpo. Le successive analisi forensi hanno fornito risposte sorprendenti. In particolare, è stato cruciale il test della glicoforina, una proteina presente nei globuli rossi la cui presenza indica un'emorragia quando la persona è ancora in vita. Le analisi hanno rivelato due fatti fondamentali: Le gravissime lesioni al bacino, inizialmente attribuite all'impatto con il camion, erano probabilmente post-mortem, poiché in quella zona non c'era emorragia vitale, Tracce di glicoforina, quindi di sanguinamento in vita, sono state trovate nella zona della laringe, della bocca e nei polmoni. Questa scoperta è compatibile con un soffocamento, forse con un cuscino o un sacchetto, avvenuto prima dell'impatto con il camion. Queste scoperte hanno radicalmente cambiato l'ipotesi da suicidio a omicidio, mascherato da incidente stradale.
Il Processo e i Possibili Moventi
Questa nuova direzione delle indagini ha portato all'inizio di un processo nel 2021 contro Isabella Internò. L'accusa era pesantissima: omicidio volontario, premeditato, in concorso con ignoti. Mentre inizialmente erano state fatte ipotesi legate alla criminalità organizzata o al calcio scommesse, queste piste sono state scartate durante le nuove indagini. L'attenzione si è invece concentrata sulla sfera personale dei due. La fine della loro relazione, descritta come "molto turbolenta", e le testimonianze sulla gelosia di lei sono diventati elementi centrali. È emersa anche l'ipotesi, molto delicata, di un possibile "delitto d'onore" legato a un aborto che forse era avvenuto poco tempo prima e di cui la famiglia di lei avrebbe potuto venire a conoscenza. Questo è stato uno dei moventi ipotizzati dall'accusa. Durante il processo sono emersi anche problemi con gli alibi forniti dalla famiglia Internò per quella sera e, in maniera sconcertante, la superficialità delle primissime indagini. Uno dei periti dell'epoca, sentito nel nuovo processo, ha ammesso candidamente di aver praticamente inventato parti della sua relazione sulla dinamica, affermando anche che c'erano state pressioni per chiudere in fretta il caso come suicidio. Questo quadro di negligenze e forse depistaggi ha complicato la ricerca della verità per decenni. Il 2024 ha segnato l'arrivo della sentenza di primo grado. Una "verità processuale" che è giunta dopo 35 anni dalla morte di Denis Bergamini. La storia giudiziaria non è ancora conclusa, poiché è in corso l'appello.
Un Mistero Lungo Decenni: Il "Cono d'Ombra"
"Questo è il racconto di uno dei casi di cronaca nera più lunghi, complessi e contorti della nostra storia recente", ha esordito il vicedirettore di Sky TG24 Omar Schillaci, durante la conferenza stampa di presentazione della docuserie. Il titolo stesso, "Il Cono d'Ombra", evoca il mistero che per decenni ha circondato una piazzola di sosta sulla statale 106, luogo della morte di Bergamini. Pablo Trincia, autore e voce narrante della serie (co-autore con Debora Campanella e Paolo Negro, che ne è anche il regista), ha raccontato la genesi del progetto. Inizialmente restio a trattare un caso così datato (1989) per timore della carenza di materiale, si è ricreduto dopo aver parlato con l'avvocato Fabio Anselmo, noto per il suo lavoro su altri casi celebri come Cucchi e Aldrovandi. Anselmo ha assicurato la presenza di "tantissimo materiale audio e video". L'immagine della macchina che entra nella piazzola con due persone e un'ora e mezza dopo una di loro è morta sotto un camion, ha offerto un "elemento di mistero molto forte" che ha invogliato il team a "entrarci dentro e a illuminare, cercare di illuminare il più possibile questo cono d'ombra".
Un Approccio Scientifico e Non Interpretativo
La docuserie, che segue l'omonimo podcast, si propone di "dare visione" a ciò che gli ascoltatori avevano solo immaginato. Debora Campanella ha sottolineato come il lavoro sia stato quello di "leggere le carte, ascoltare i testimoni, scandagliare tutto il possibile". L'obiettivo non è affermare una verità o dare un'interpretazione, bensì "fornire alle persone che ci hanno ascoltato e che adesso vedranno la serie gli elementi per capire e farsi loro un'idea". Paolo Negro ha dettagliato l'innovativo uso di un modellino in scala 1:43 della piazzola di sosta, basato su foto della scena, immagini RAI e una foto satellitare dell'epoca. Questo strumento ha permesso di "collocare geograficamente tutte le testimonianze". Per comprendere le dinamiche, è stata ingaggiata una compagnia teatrale che usa il metodo Strasberg per i reenactment (ricostruzioni sceniche), evitando una rappresentazione "macchiettistica". La sceneggiatura di queste ricostruzioni è stata fedelmente tratta dalle testimonianze e dai documenti originali, anche se "frammentarie, contraddittorie", con l'intento di "enfatizzare ancora di più le discrepanze, le incongruenze". Daniele Gentili di Templess Film ha aggiunto che è stato un "miracolo" ricreare il luogo della tragedia, dato che la piazzola dopo tutti questi anni non esiste più ed è stata coperta da due strade.
La Lunga Battaglia di Donata Bergamini e le Contraddizioni Chiave
Una figura centrale nella storia è Donata Bergamini, la sorella di Denis, che ha condotto una battaglia instancabile per la giustizia. Donata presente in sala ha raccontato il dolore per le "cose non vere" dette sulla personalità del fratello, poi dimostrate essere "depistaggi". Ha ribadito che la verità era "visibile da subito e che qualcuno non ha voluto vedere". Il padre di Donata, esperto camionista, comprese immediatamente che la dinamica del trascinamento descritta non poteva essere vera, date le condizioni del corpo di Denis: "il viso era intatto... le gambe sono intatte, non hanno nessun segno". Donata ha sacrificato la sua vita personale per questa causa, studiando fino a notte fonda la documentazione del caso. "L'unica persona che finora ha fatto il carcere sono stata io per 35 anni, quindi un innocente", ha dichiarato con commozione, riferendosi al peso della sua lotta. Le dichiarazioni di Isabella Internò, testimone chiave e poi imputata, sono state oggetto di grande scrutinio. Pablo Trincia ha rimarcato i suoi lunghi silenzi però ascoltando le poche testimonianze, Trincia è rimasto colpito dalle evidenti contraddizioni, notando come il suo racconto fosse "molto minimalista per fare quasi come a fare meno danni possibile".
Superficialità e Depistaggi Nelle Prime Indagini
La conferenza ha anche toccato il tema della superficialità delle prime indagini. Pablo Trincia ha spiegato che, quando c'è "una soluzione semplice" come il presunto suicidio dichiarato dal camionista e dalla ragazza, è più facile "chiuderla lì e basta". Ha citato l'esempio di professionisti che hanno lavorato "al buio", con il medico legale della prima autopsia che non sapeva se il corpo di Denis fosse nudo o vestito al momento dell'investimento. A volte, ha suggerito, la spiegazione di certi errori è più semplice di complotti: "era tardi, era fine turno, pioveva, era sabato sera. Chiudiamola e basta". Ha anche evidenziato come la magistratura abbia fatto un "lavoro di pulizia certosino" per smontare ogni illazione, comprese quelle su collusioni mafiose, droga o calcio scommesse, interpellando perfino collaboratori di giustizia ed ex 'ndranghetisti, che hanno escluso categoricamente tali coinvolgimenti.
La Speranza di una Giustizia Compresa
Roberto Pisoni, direttore Entertainment Channels di Sky Italia, ha lodato il progetto per la sua "forza intrinseca straordinaria" e lo sforzo di trasformare un podcast in un prodotto televisivo "a 360°", con un DNA narrativo evoluto. Daniele Giuliani di Earthst Network Italia ha sottolineato che il progetto ha "tutti gli ingredienti per raccontare una storia appassionante e appassionata", ponendosi come "grande esempio... di sensibilità, passione, coinvolgimento". La condanna in primo grado di Isabella Internò a 16 anni per omicidio, arrivata nell'ottobre 2024, ha rappresentato un momento significativo per la famiglia. Tuttavia, Donata Bergamini ha espresso la speranza che la giustizia non impieghi "altri tanti anni" per chiudere i cerchi, e che il processo d'appello, previsto per l'ottobre 2025, non ribalti la sentenza per "tecnicismi". Pablo Trincia ha concluso esprimendo la sua speranza che la docuserie lasci nello spettatore "l'approccio scientifico" che si deve avere quando si trattano questi casi", invitando a raccontare solo ciò che è "dimostrabile ed è logico" e a fermarsi "sul limitare" del "cono d'ombra", riconoscendo il mistero dove la conoscenza si ferma. Ha anche riflettuto sulla responsabilità dei media, criticando la "disumanizzazione" che spesso si verifica nei casi di cronaca, sottolineando l'importanza di trattare le storie umane con rispetto e correttezza
La docuserie il 27 e 28 giugno con 4 episodi in esclusiva su Sky TG24, Sky Crime, Sky Documentaries, in streaming su NOW e sempre disponibile on demand. Su Sky Sport- che in questi anni ha seguito il processo e tutto il caso con approfondimenti a cura di Silvia Vallini e Bruno Palermo- appuntamento venerdì 27 giugno alle 21.30 Episodio 1 e alle 22.00 conl'Episodio 2 su Sky Sport Uno. Domenica 29 giugno dalle 14.00 tutti e quattro gli episodi su Sky Sport Calcio e alle 21.30 Episodio 3 e alle 22.00 Episodio 4 su Sky Sport Uno.
Articolo di Simone Rossi
per "Digital-News.it"
(twitter: @simone__rossi