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Gabriella Germani: 'La mia nuova vittima? Michela Brambilla'

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Fonte: La Stampa

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Televisione
  giovedì, 13 settembre 2007
Gabriella Germani è una delle più apprezzate imitatrici italiane. Dal 4 ottobre, ogni giovedì in prima serata sul canale 115 di Sky, sarà una delle protagoniste di Second Life. Con una nuova «vittima»: Michela Brambilla. «La proporrò in anteprima domani, nella prima puntata di Matrix. Ero già stata altre volte da Mentana, in estate gli avevo parlato della Brambilla e ne era rimasto subito entusiasta».

Perché proprio lei?
«Si definisce non politica, ma tutto ciò che fa è politica. Fonda centinaia di club che vengono sconfessati dallo stesso centrodestra. Va in giro con le autoreggenti in vista. Vive con 200 cani, 7 capre e 2 asini, uno dei quali regalatole da Feltri. Come facevo a non imitarla?»

Quando scatta la voglia di «rifare» un personaggio?
«Quando comunicano qualcosa. Una volta la Gialappa's mi chiese di imitare Ascanio del Grande Fratello. Lo feci solo per spirito di gruppo: non mi diceva assolutamente nulla».

E la Bellucci, la sua imitazione più nota?
«Mi incuriosiva come lei, di origini umbre, parlasse sempre scandendo le parole. Possibile che non fosse mai ruspante, nemmeno in privato? Allora ho immaginato i suoi dialoghi con la madre, alla Franca Valeri ».

La Bellucci non ha gradito.
«Dopo il successo in radio, volevo portarla anche in tv. La trasmissione era Colorado Cafè, la produzione era la stessa che gestiva l'immagine della Bellucci. I produttori erano entusiasti, dicevano che in privato Monica è davvero così. Poi la sua agente, per eccesso di zelo, disse che "non si poteva sfottere la Bellucci a casa sua". Mi chiesero di cambiare personaggio, non accettai e me ne andai. Il fatto che mi abbiano mandato via perché feci crollare lo share è una falsità totale. Quando Fiorello è riuscito a portare la Bellucci in radio, l'aria era molto tesa, però stette al gioco e duettò con me».

La sua formazione è bizzarra per una imitatrice: laurea in giurisprudenza.
«Volevo fare l'avvocato penalista, ho un carattere combattivo, a scuola ero sempre rappresentante. Poi, tra amici, mi divertivo con le imitazioni. Ma mi vergognavo: chiedevo che si girassero. Un giorno mi iscrissi a un provino e mi presero. Mi restavano solo cinque esami, ho finito gli studi. E non escludo di fare davvero, prima o poi, l'avvocato. Ho 38 anni, imito da 10: non può essere per sempre».

E' più difficile imitare se si è donne?
«C'è ancora il pregiudizio per cui la donna non fa ridere. Al contrario, le mie colleghe sono bravissime: penso a Francesca Reggiani, che accompagnerò a teatro in veste di ospite "politica", imitando Brambilla, Bonino e Mussolini. L'anello debole, casomai, sono alcuni colleghi maschi».

Gialappa's, Bagaglino, Domenica In. Meglio la nicchia o il nazionalpopolare?
«Col Bagaglino ho lavorato sei anni fa, quasi agli esordi. A Domenica In devo molto in termini di popolarità, ma sono programmi che hanno la concezione del comico come "tappabuchi", non lo rispettano. Invece Chiambretti è la spalla ideale, sa fare un passo indietro. E poi La7 non impone filtri, Domenica In sì. E la libertà è sacra».

Conta più la mimica, la voce o il testo?
«L'insieme. Io ho una buona versatilità nella voce, ma se poi quello che dici non fa ridere, non ottieni nulla. Quello che conta meno è il trucco. Per fare la Brambilla non potrò non truccarmi, ma l'imitazione perfetta vive senza aiuti».

Meglio la radio o la tv?
«La tv, in radio esiste solo la voce. A Second Life potrò fare finalmente anche la conduttrice. Il guaio degli imitatori è che, arrivati al successo, si costruiscono una "gabbia dorata" e nessuno li cerca più come attori. So fare anche altro, chi mi ha sentito cantare al Dopofestival forse se ne è accorto. Il mio sogno? Un film drammatico».

Mai pensato di imitare Beppe Grillo?
«Lo hanno già fatto in tanti. Di Grillo ho grande stima, sta facendo cose straordinarie. Il Palazzo e l'informazione non possono ignorarlo, etichettandolo come qualunquista e populista: sta colmando il vuoto colpevole della politica».

Articolo Tratto da
"La Stampa"
(13/9/07)

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