Aldo Biscardi: ''In televisione tutti pivelli rispetto a me''
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: La Stampa

L'entusiasmo è quello di sempre, solo un po’ raggelato dalla ripetizione (succede anche ai divi del porno). La nuova valletta («Una russa di 19 anni, la più giovane di sempre»), gli ospiti, la sigla, le bombe. Io non lo dimentico.
Ce l'ho nelle vene Aldo Biscardi, come le canzoni di Don Backy e le crostate della mamma. Incontrarlo nella sua casa romana è un brivido forte. Non è il castello del conte Dracula, ma poco ci manca.
Lui ti tende la mano con la sinistra cordialità di un Bela Lugosi in versione molisana, la fissità vitrea di un Boris Karloff stile mummia.
Sentirlo dire dal vivo, solo per te, «oppezioni», è qualcosa che ti scalda il cuore. Il massimo è quando dal nulla si palesa Regina, la sua tata nera di Bombay, in casa da 37 anni, più del Processo, la faccia solcata da rughe che sembrano il papiro appena sbendato di un rito vudù.
Mancano solo Tiziano Crudeli e Ignazio La Russa. «L’ho inventato io come tifoso interista, Ignazio. M’ha fatto un grande regalo l’ultima puntata, m'è venuto in trasmissione che l’avevano appena nominato ministro della Difesa».
Non c’è Moggi, ma c’è Poggi, l'autista che lo riporterà a Monteleone, la casa di campagna dove l'aspettano moglie, figli e nipoti, incluso il prediletto Aldo, l'unico altro pelo rosso della famiglia.
Ora Biscardi mi parla del suo libro sul Papa, mi dico e confido. «Nessuno si ricorda che io ho scritto un certo libro. A ditte la verità, sono sempre stato un po’ orso. Te vojo fa’ vede’ ‘na cosa, questo libro sul Papa col quale me so’ fatto la casa in campagna. Diciotto edizioni, tutte le prime pagine dei giornali del mondo».
Non ha perso il vizio di essere un pizzico enfatico, Biscardi. Un velo di malinconia solo se gli accenni di Calciopoli...
«Famme la cortesia Gianca’, non è che parliamo solo di questo?».
Aldo Biscardi, 78 anni, praticamente indistruttibile. Sta per partire la ventinovesima edizione del Processo.
«Il programma più longevo del mondo, nemmeno Maurizio Costanzo... David Letterman ha fatto 24 anni, un pivello rispetto a me…».
Alla faccia di quelli che pensavano: Biscardi è finito, dopo la cacciata di La7.
«A me non m’ha cacciato nessuno. Me ne sono andato io a fine contratto. Tronchetti era un amico, ci davamo del tu. Mi ha deluso Campo Dall’Orto. Non l'ha mai sentito suo il Processo. E pensare che io, a La7, gli ho fatto avere D'Alema».
Prego?
«Come esperto di vela. Una volta a Porta a Porta, riferendosi a me, davanti a Bruno Vespa, pure lui vivente, disse: ecco il mio datore di lavoro».
A due anni da Calciopoli: quanto è stato duro rimarginare la ferita?
«Ma quando mai? Sono andato a Gold Tv, dove ho fatto il mio più bel Processo di sempre, mi devi credere, il più corale, ospiti come Capezzone, Taormina… Questo non me lo fa' dire a me, voglio mantenere il mio stile: dopo la mia uscita a La7 fecero "Le partite non finiscono mai". Beh, lo chiusero a due giornate dal termine. Io facevo il doppio, lo battevo di sette punti. Posso dire delle palle, ma questi sono dati auditel! Come inequivocabile è, ma questo scrivilo tu, che il mio dell'86 è il dopofestival più visto della storia, quando Ranieri vinse con "Non perdere l'amore"».
Vuole dire «Perdere l'amore»?
«Avevo con me Sandro Paternostro e Gabriella Carlucci. Toto Cutugno s'incazzò: Biscardi di canzoni non ne sa nulla. Lo squalificai in diretta. Mi chiese scusa. Un'altra volta, al Processo dei mondiali di atletica, licenziai in diretta Ben Johnson da Toronto, quando scoprii che si era dopato ancora».
Da La7 a Gold Tv, il Processo non fa più notizia.
«Quando facevo dieci milioni su Raitre, parlo di share, al Processo dei mondiali '90, me ne sono andato a dirigere lo sport di Tele+, che era una specie di rete fantasma a pagamento. Io so' fatto così, ho sempre cercato la sfida».
Se il Processo tornasse oggi su una rete nazionale?
«Farebbe i numeri di prima, più di prima. Di quando Pavarotti venne da me al Processo dei mondiali '90 a cantare "Vincerò per te"… Il presidente Manca mi disse "Stai facendo una cosa astrale". Tornare in Rai? Me lo chiese in diretta Cattaneo al Processo. "Aldo, ricordati che per te la porta è sempre aperta". Me l'hanno chiesto più volte a Mediaset. Ma mettiti nei miei panni: c'è più soddisfazione a tornare a fare quello che hai già fatto o a lanciare una rete sconosciuta sui giornali nazionali?».
Tornando a Calciopoli.
«Te lo dico col cuore, non me n'è fregato niente. Sapevo come sarebbe andata a finire. Calciopoli l'ho fatta esplodere io al Processo con una puntata contro la Juve, a cui seguì il comunicato della Triade: "Non guardate il Processo". I fatti stanno con me. Il resto, è solo invidia».
Ha querelato qualcuno?
«I miei figli mi spingevano, ma non è nella mia mentalità».
L’ha avuta dagli arbitri, la querela. Assolto perché il Processo non è una cosa seria.
«Fu travisata la sentenza. Si diceva che il mio non è un processo in senso stretto e non andava giudicato come tale… E poi, ogni volta che uno usciva fuori dal vaso, lo stoppavo: ti prendi la tua responsabilità».
Ha fatto arrabbiare Aldo Grasso. L'ha definita «un genio, non si sa se del male».
«Grasso mi ha fatto un articolo in cui dice di me che sono il più grande giornalista europeo. Mi ha chiesto anche scusa ufficialmente».
Ha fatto credere a Moggi che era lui il critico televisivo del Processo?
«E che ci potevo fare io se lui s'era messo in testa questa cosa? A Moggi io chiedevo solo giocatori e me ne mandava uno l'anno… Ti dico una cosa, non so se lo puoi scrivere, ma il povero Tosatti l'hanno ammazzato quando uscirono quelle intercettazioni. Aveva il cuore malato, fu un dispiacere troppo grande».
Moggi l'ha sentito in questi due anni?
«Me l'ha passato un paio di volte al telefono Tiziano Crudeli».
Voleva venire ospite al Processo?
«No. Né io ci ho mai pensato a chiamarlo. Non avendo più una carica, non m'interessa come opinionista, è un capitolo chiuso».
Si diceva che anche il Moviolone, oltre ai sondaggi, era taroccato.
«Il Moviolone è nella storia d'Italia. Un successo così grande che quando ci fu l'attentato a Wojtyla, mi chiamarono quelli del Tg1: Aldo me lo presti il moviolone? Vogliamo fare il Papa al moviolone. E così fu».
Cambia valletta ogni anno.
«E' per il gusto della novità. Ho avuto la moglie di Mentana che era brava, Michela di Torrepadula, Corinne Cléry, Marina Morgan, la rossa».
La più conturbante?
«Me la diede Valentino, la baronessa Ana Maria Van Palland. Ho avuto trentacinque vallette, non m'hanno mai beccato con una».
Abile lei o scarsi i paparazzi?
«Fai tu… Non m'hanno mai beccato».
La puntata memorabile.
«Tante. Quella con Sandro Pertini in collegamento da Selva di Cadore. Concordai a fatica un breve saluto agli italiani, rimase tre ore. Alla fine gli chiesi per chi tifasse, e lui: "Biscardi mi vuole fregare, tiè!...", e mi fece il gesto dell'ombrello... Io sapevo che era tifoso del Genoa».
Risse memorabili. Quella tra Sgarbi, Mosca e Squitieri.
«Al Processo si è detto di tutto, ma mai una parolaccia…».
Squitieri urlò tre volte «e che ca..o...».
«Forse non l'ho recepito..».
La intercettavano già nel '73 quando era a «Paese Sera».
«Evidentemente ero spiato perché avevo le notizie…».
Ne corrono di leggende e maldicenze su di lei.
«Ah sì, dimmi, dimmi…».
Che rubò l'idea del processo a Enrico Ameri.
«Non scherziamo. Fu il grande Gianni Rodari a darmi l'idea del processo applicato al calcio. Grazie a me, tutti seppero com'era fatto Ameri. Diedi a una voce un volto».
Quando disse: le ecchimosi vanno e vengono.
«Avevano massacrato un mio inviato allo stadio. Scrissero il giorno dopo che non aveva niente. Lo feci inquadrare per far vedere che non c'era inganno».
Quando intimò: non parlate più di tre o quattro alla volta.
«In realtà, dissi uno o due alla volta».
Platinette in diretta. Era Platinì.
«Vero. Come quella della pornostar apparsa in uno stadio. Dissi che gli operatori ancora la stavano montando. Succede perché vado a braccio...».
Altra leggenda: Aldo Biscardi sarebbe figlio di Giorgio Amendola. Somiglianza impressionante.
«Questa non l'ho mai sentita… ora faccio ridere mia moglie, gliela racconto».
Biscardi al di là del Processo.
«Faccio il nonno. Tengo una moglie eccezionale. Gioco a bocce con gli amici. So' bravo a scopa e a tressette, io e Biagio Agnes non ce batte nessuno».
Le mette le mani sul fuoco del calcio oggi?
«Non le metto… però scrivi pure che il mio Processo è sempre lì pronto a vigilare e a denunciare».
Giancarlo Dotto
per "La Stampa"