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Bonolis a Repubblica: 'Mi pagano per non lavorare'

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Fonte: La Repubblica 27-1-06

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Televisione
  sabato, 27 gennaio 2007
Paolo Bonolis porta i jeans e una maglietta nera spirito­sa, con un galletto francese che sbatte la testa contro un muro:  «Me l'ha regalata il presidente dell'Inter Moratti; riproduce, al con­trario, lo scontro Zidane-Materazzi.. Le hanno prese i francesi».

Asciutto («le signore al supermercato mi dicono: "Lei è più magro che in tv", e io rispondo: "È vero, anche Magalli è un gigante, e Galeazzi un grissimo»), un velo di malinconia nello sguardo, rac­conta una stagione di Canale 5 che, se si esclude II senso della vl­ta, successo in seconda serata (og­gi, vista l'uscita del film Bobby vie­ne recuperata una parte della fotointervista di Walter Veltroni in cui parla di Kennedy), non lo vede protago­nista.

Il ragazzo d'oro della tv, da un anno e mezzo a Mediaset, tor­nerà in prima serata solo in au­tunno.

Bonolis, facciamo un bilancio.
«Il senso della vita mi da grandi soddisfazioni, fanno la fila per ve­nire. È un programma con l'ani­ma, ci mettiamo il cuore. Supera il 24% di share, è un porto franco, vengono ospiti che non si vedono ovunque. Va benissimo, ma non lo scrive nessuno: perché? Scrivo­no solo le cattiverie».

Mediaset l'ha portata vìa alla Rai con un contratto milionario, e fa solo "II senso della vita". Am­metterà: la cosa colpisce.
«Non dipende da me. La verità è che c'è quasi paura a rinnovare. Tutti si fanno gli stessi scrupoli; conviene? La tv manca un po' di leggerezza».

In che senso?
«Non si crede più in un'idea, contano i risultati istantanei. Tut­to e subito. Ma in tv non succede cosi. Un'idea non da necessaria­mente un risultato, ma vale in quanto tale. Io dico: proviamo, no? È come se un pittore dipinges­se pensando che deve vendere. Se ho un'idea non penso al merca­to».

Qualcosa non quadra. Lei parla di risultati istantanei, il direttore di Canale 5, DonelIi hadetto che non gareggia con RaiUno, non guarda gli ascolti, che il suo competitor è Pier Silvio Berlusconi.
«Ripeto quello che ho detto: la logica commerciale è dominan­te».

Non è strano, Canale 5 è una tv commerciale. Si è pentito di esse­re tornato a Mediaset?
«No. Mediaset mi ha fatto una straordinaria offerta. Ma ho una sensazione: finché rimanevo a fare il giullare andava bene. Solo che a 44 anni è naturale voler cambiare. A me piace fare anche altro — da qui l'esigenza del Senso della, vita—poi penso che un'idea valga per quello che è, non solo in un'ottica commerciale" posso continuare a fare perepepè con la trombet­ta».

Paolo BonolisPensa di essere pena­lizzato?
«No, dico solo che ho fatto qualcosa d'innova­tivo e ci avevo provato an­che in Rai. A Domenica in parlammo del problema dell'acqua. Nessuno se ne accorse. Lo scrive Gril­lo sui blog, due anni do­po, è una notizia».

Adesso ha lasciato la Rai: a Mediaset avrà de­gli interlocutori
«Sì, Alessandro Sa­lem, Restelli, il diret­tore di Canale 5 Donelli. Un'i­dea innovativa per un programma di prima sera­ta — forse troppo innovativa — l'ho portata, ma non si farà.  Non è il momento. Lo so: Mediaset mi ha preso anche per non fare».

Non la imbarazza?
«Sono pagato e non faccio finta che non sia vero. Ma non tutto di­pende da me».

Che vuoi dire?
«Che le cose che posso fare le faccio. Perii resto, mi arrendo. Poi mi sono inventato quell' ideuzza per Fattore C».

Era brutto, copiato da "Affari tuoi"» e non lo vedeva nessuno.
«Comunque, nel preserale, era una proposta diversa rispetto ai quiz. Nuova. E abbiamo portato l'ascolto dal 14% al 23% di share. RaiDue era al 16% e non al 6%, co­me adesso. E c'era il problema del Tg5 che voleva un traino forte, chiedeva Gerry Scotti».

Che infatti va benissimo.
«Per carità, Gerry santo subito, ma rispetto agli ascolti ottimi di Scotti non è che adesso il telegior­nale voli».

"Affari tuoi" e Sanremo sono stati gli ultimi successi.
«Ci abbiamo lavorato sette me­si, anche il festival era un pro­gramma con l'anima... Sì, lo rifa­rei. Sono convinto che in questo mestiere ci sìa un livello di galleg­giamento, ma che quello che sei e le cose fatte siano un salvagente. Quando si va giù nei momenti dif­ficili, non ti fanno affondare. Quante trasmissioni avrò fatto? Trenta? Non ne ho azzeccate due: Fattore C e Italiani. Mi sbattono in faccia solo quelle. Un po' esagera­to. O no?».


Silvia Fumarola per La Repubblica del 27-1-2007

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