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Gentiloni: 'Berlusconi difende solo il portafoglio'

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Fonte: Il Messaggero 27-01-07

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Televisione
  sabato, 27 gennaio 2007
Sulle pagine del "Messaggero" di oggi Paolo Gentiloni, autore del disegno di legge di riforma radio televisiva parla in una intervista raccolta da Claudia Terracina

Ministro Paolo Gentiloni, si sente l'autore di un disegno di legge "criminale" come accusa Berlusconi?

«Berlusconi ha avuto grandi privilegi negli scorsi anni perle sue aziende e ora cerca di difen­derli. Il che, di per sé, sarebbe comprensibile perché le rendi­te monopolistiche non si fanno da parte da sole. Ma il fatto che questi privilegi derivino anche dalla forza politica e di governo dell'ex premier, dovrebbe suggerire prudenza e moderazio­ne, invece è stupefacente la rea­zione del Cavaliere è stupefa­cente. Di fronte a una proposta che apre il mercato si abbando­na a un linguaggio violento, estremista e minaccioso, che non usa neppure il più scatena­to dei tassinari. Inoltre, quel chiamare tutti all'adunata è an­che l'espressione del conflitto di interessi tra il Berlusconi imprenditore e la Cdl».

A proposito di questo, nel centrodestra cìè stato anche qualche disagio, per esempio il commento di Follini

«Bè, il conflitto è lampante, come ha notato Prodi, n fatto è che il presidente di Forza Italia è stato abituato ad avere gran­dissimi vantaggi per le sue
aziende. Basta citare l'esempio clamoroso del decreto con cui, nel dicembre del 2003, il suo governo bloccò la sentenza del­la Corte costituzionale che prevedeva il trasferimento di Rete 4 sul satellite. Il provvedimen­to fu firmato da Fini, come se questo bastasse a mondare il conflitto di interessi. Per non dire della legge Gasparri che fece un sostanzioso regalo a Medìaset, consentendo di ag­giungere all'affollamento pub­blicitario le telepromozioni. Cosa che, all'epoca, Forza Ita­lia minimizzò, mentre oggi che si vuole tornare alla normalità si strilla all'esproprio».

Forse perche viene messo un lìmite alle concentrazioni pub­blicitarie»
«II tetto è il 45 per cento. La .concentrazione di pubblicità di Mediaset, oggi sopra il 60 per cento, non ha paragoni in nes­sun Paese e non ha fatto certo bene alla carta stampata, né al nostro mercato pubblicitario, che, con la dominazione delle tv, è decisamente meno ricco che in Germania, Inghilterra e Francia, dove invece la carta stampata è più forte».

Ministro, crede che altri im­prenditori si sarebbero com­portati come Berlusconi?
Gentiloni«Credo proprio di no. E temo che questa esplosione di violen­za verbale, aggiunta a una politi­ca che si aggrappa solo a rendite monopohstiche di posizione, senza diversificare la propria attività e investire nel futuro, possa creare un danno anche per Mediaset e per i suoi azioni­sti. In Italia abbiamo tanti esempi di aziende che, riducen­dosi a monopoli domestici protetti, hanno pagato, alla lunga, prezzi molto, molto salati».

A chi allude, ministro?
«Per esempio alla Fiat, che ora si è risollevata alla grande, ma che a un certo punto della sua storia è stata troppo protetta dalla concorrenza e non ha sa­puto misurarsi sul terreno della
competitivita. E dire che Me­diaset si è affermata proprio facendo concorrenza al monopolio.

E come reagiranno gli anchormen e i giornalisti di Mediaset alla chiamata alle armi del leader forzista che chiede, per esempio a Mentana, di scendere in campo contro il suo disegno di legge?
«Come vede, i toni sono sem­pre minacciosi e creano qual­che sconcerto anche nelle fila del centrodestra. Non tutti so­no entusiasti di essere convoca­ti a una sfilata per difendere il portafoglio del presidente di Forza Italia e non tutti si sento­no di arruolarsi nel partito Me­diaset, come dimostrano le rea­zioni di Pollini, Storace e Maroni».

Fini però dichiara di essere pronto a scendere in piazza
«Già, contro un disegno che semplicemente ristabilisce le re­gole del mercato in un settore in cui più concorrenza vuoi dire più pluralismo. Comunque, non so se Fini consideri solidis­sima l'investitura a "erede desi­gnato" appena ricevuta, ma ca­pisco che almeno nelle prime ore debba ringraziare».

Claudia Terracina per Il Messaggero 27-01-07

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