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France Tlvisions, conti sempre pi in rosso

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Fonte: Italia Oggi

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Economia
France Télévisions sotto la lente della Corte dei conti. La cattiva gestione degli ultimi anni ha spinto l'organismo di Stato a definire «azienda fragile» la tv pubblica, condizionata da una «instabilità cronica della direzione strategica» che rende incoerente e poca redditizia l'offerta dei canali. Un problema che viene da lontano e che oggi mette a rischio i conti dell'azienda guidata da Patrick de Carolis, al punto che il piano da 900 partenze volontarie in tre anni potrebbe non bastare a raggiungere gli obiettivi economici prefissati.
 
Il giudizio è contenuto in France Télévisions et la nouvelle télévision publique, dossier di 222 pagine che la Corte dei conti ha realizzato sullo stato della tv e la sua gestione nel triennio 2005-2008, in cui si denunciano gravi lacune nell'analisi dei preventivi dei programmi, nella trasparenza degli acquisti e nel controllo dei costi.
 
Non a caso, il periodo in esame si ferma al 2008, ultimo anno in cui la pubblicità è andata in onda anche dopo i tg delle 20 sulle reti pubbliche. Ma il calo delle entrate, rileva la Corte, è cominciato nel 2007 e oggi risulta chiaramente più forte, indipendentemente dall'impegno dello Stato a garantire i mancati introiti (150 milioni di euro nel 2008, 450 milioni nel 2009 e 650 milioni dopo lo stop definito alla pubblicità nel 2012).
 
Una situazione che non impedisce alla Corte di far pressione sulla dirigenza per accelerare il ritorno all'equilibrio, nonostante il surplus pubblicitario di oltre 70 milioni di euro registrato nel 2009. Le mancate entrate degli spot, tuttavia, non sono il problema principale: su France Télévisions pesa il monte stipendi, al pari della scarsa propensione a ridurre l'organico. Già nel 2005, infatti, l'azienda di de Carolis tentava di limitare, se non diminuire, la crescita dei salari e come si apprende da Le Figaro, era stato avanzato un primo «piano sociale». In quel caso, però, la direzione si era limitata ad avviare un piano di partenze volontarie, senza rimpiazzare i posti lasciati vuoti. Ma, due anni dopo, i dipendenti in meno erano solo 210. Un risultato insoddisfacente per la Corte dei conti che ha lanciato il suo affondo: «Ancora nel 2008, per le sole società France 3 e Rfo, la massa salariale rappresentava rispettivamente il 27,6% e il 56% del totale dei costi di gestione».
 
Ora l'attenzione è concentrata sul nuovo piano triennale varato da France Télévisions, basato ancora una volta sulle partenze volontarie, in un gruppo in cui la sola informazione pesa per un terzo dei costi (557 milioni di euro) e riguarda il 45% degli effettivi, cioè circa 5 mila persone. La Corte lo giudica prima di tutto dispendioso: 70 mila euro è, infatti, il costo da sostenere per ogni dipendente congedato anzitempo. Moltiplicato per 900 partenze, fa 63 milioni in tre anni. A questo bisogna aggiungere la perdita di cinque punti percentuali di audience negli ultimi quattro anni e un deficit di 138 milioni di euro alla fine del 2008, con la prospettiva di tornare in equilibrio solo dopo il 2011.
 
Numeri che suggeriscono il bisogno di una riforma più drastica, mentre quella varata non sembra né sufficiente né coerente negli obiettivi: offrire programmi diversi da quelli delle reti private, aumentare l'audience e sostenere la produzione audiovisiva privata. E qui il paradosso: foraggiare le produzioni non statali, cercando al contempo un equilibrio finanziario.
 
Alessio Odini
per "Italia Oggi"
(17/10/09)

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