Tiscali in vendita: Vodafone e Murdoch in pole per rilevarla
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: La Repubblica - Affari e Finanza
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Internet e Tv
mercoledì, 21 maggio 2008 | Ore: 00:00

Verso la fine di giugno, se l'agenda dell'operazione sarà rispettata, si arriverà alla fase delle offerte vincolanti. Ma a nessuno che sia stato escluso dalla «short list» verrà in sostanza vietato di fare un'offerta definitiva nella fase finale. E nessuno che non si sia già fatto avanti nella prima fase troverà la porta sbarrata se al momento giusto metterà i soldi sul tavolo. L'unica vera differenza è nell'accessibilità ai dati aziendali. Far parte della short list apre le porte ai conti di Tiscali. Ma non è un ostacolo insormontabile.
Tiscali è dunque in vendita. Non sembra che alla base ci sia un particolare stato di sofferenza dell'attuale assetto societario. L'anno scorso era stato deliberato un aumento di capitale per 150 milioni: programmato per gennaio, il calendario l'ha fatto trovare nel mezzo del crollo dei listini mondiali. Eppure è stato sottoscritto interamente e senza fatica.
I piani di investimento nelle infrastrutture sono stati completati secondo le previsioni. Tiscali ha appena lanciato in Italia il servizio di Iptv e la sua rete ha già un numero di server in grado di supportare i primi 150 mila utenti effettivi (più o meno quelli che ha oggi Telecom Italia nella sua Alice Tv) senza dover spendere un altro euro aggiuntivo.
I conti della trimestrale sono in crescita. Sale il fatturato dei tre mesi a 247 milioni (+43%), raddoppia l'ebidta, la perdita trimestrale scende rispetto a un anno fa da 42,5 a 37,5 milioni. Il debito netto cala di oltre 100 milioni, da 636 a 520 milioni. Gli utenti a banda larga sono 2,4 milioni, un quarto dei quali in Italia (circa 600 mila) e i tre quarti in Gran Bretagna.
Il gruppo fondato da Renato Soru è fondamentalmente in vendita per esclusione: siccome non ha le forze per giocare da cacciatore in questa fase di consolidamento del mercato europeo, può solo fare la preda. Ma il fatto di non avere esigenze impellenti potrebbe alla fine anche lasciare aperta la possibilità di restare esattamente come ora. E se la Iptv dovesse alla fine esplodere, come tutti prevedono, lo star da soli potrebbe rivelarsi una strada ancora percorribile. Dipende tutto dalle offerte e dai tempi.
Le offerte sono dunque il vero nodo. Nelle chiacchiere al di fuori di ogni ufficialità si dice che gli azionisti di Tiscali, ossia Soru e la Fondazione Sandoz, puntano ad una valutazione di 2,5 miliardi, al lordo del mezzo miliardo di debito. I potenziali compratori fanno filtrare valutazioni ovviamente inferiori: corrispondenti più o meno alla capitalizzazione attuale (1,4 miliardi, che già sconta un aumento di oltre il 20% rispetto ai primi di aprile e del 14% solo nell'ultimo mese) più il debito. La stampa britannica ha dato voce a valutazioni ancora più basse: Carphone avrebbe parlato di 550 milioni di sterline, circa 700 milioni di euro. Anche se probabilmente riferita alla sola parte britannica, resta comunque terribilmente bassa (equivale ad una valorizzazione del tutto, Gran Bretagna più Italia, di appena un miliardo) e forse questo non è del tutto estraneo alla esclusione di Carphone dalla short list.
C'è poi una seconda questione, quella di chi è davvero candidato all' acquisto, in tutto o in parte, della creatura di Soru, ormai sempre più deciso a continuare la sua carriera politica.

Bt, non ha certo bisogno di reti in Gran Bretagna e in Italia non è sul mercato consumer. Virgin Media non naviga in acque splendide. Lo scorso autunno il suo principale azionista Richard Branson, aveva cercato di uscire, ma senza successo. Può essere attratta dagli asset inglesi, ma è difficile che voglia entrare in Italia.
Restano dunque in due: Vodafone e Murdoch. E le loro esigenze sono curiosamente complementari. Vodafone sta portando avanti la sua strategia di operatore non più solo mobile. Ha ormai offerta di banda larga fissa in Spagna, Germania, Olanda e Francia: E, ovviamente in Italia, dove ha comprato Tele2 ed è all' inizio della integrazione, tanto che ha ancora lasciato il vecchio marchio, in concorrenza con la sua stessa offerta Vodafone Casa. L' unico mercato che manca all' appello della banda larga fissa è proprio quello britannico.
E' agli asset inglesi che punta il gruppo di Sarin e Colao. Che però è pronto a fare un'offerta complessiva: sa già che questo può accrescere le possibilità di vittoria perché è così, prendendo anche la Spagna, che si è aggiudicata Tele2 Italia, battendo tra l'altro proprio la concorrenza di Tiscali. Ma stavolta prendere l'Italia sarebbe un peso forse eccessivo, un doppione e un carico eccessivo per i conti di Vodafone Italia.

Su tutte queste ipotesi grava però una difficoltà. A detta di molti il ramo britannico e quello italiano di Tiscali non sarebbero poi così facilmente divisibili. Molte funzioni, e in particolare i grandi server che gestiscono l' infrastruttura di rete, sono state unificate, centralizzate e portate in Sardegna, dove c'è anche il grosso dei dipendenti del gruppo. I costi di uno 'spacchettamento' si prevedono sostanziali.
Alla fine tutto questo potrebbe davvero risolversi in uno stallo, uno stand by in attesa di tempi migliori o di scenari più delineati. C'è giù anche un precedente: chi si ricorda più delle torri di Wind e di H3g? La short list venne decisa il 30 novembre scorso. E da allora non se ne sa più quasi nulla.
Stefano Carli
per "Repubblica - Affari e Finanza"
(19/05/08)
per "Repubblica - Affari e Finanza"
(19/05/08)