Web e tv, il duello si gioca sui contenuti
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Il Riformista
I
Internet e Tv
mercoledì, 21 maggio 2008 | Ore: 00:00

La maledizione della "rendita"
Ma la maledizione della "rendita" colpisce gli stessi innovatori come Murdoch, che accusa il nuovo servizio di I-Player offerto dalla BBC di danneggiare i concorrenti commerciali. Da quando la BBC ha lanciato il 25 dicembre scorso il nuovo e accattivante servizio che permette di rivedere via web i programmi andati in onda sulla tv, sono già pervenute circa 17,5 milioni di richieste di accesso, nonostante le polemiche della piccola ma rumorosa comunità degli user Mac, visto che il servizio, per ovvi motivi di mercato, è per ora disponibile solo per computer Windows.
A fronte di tanto successo, la BBC ha deciso di investirci 131 milioni di sterline in cinque anni. La straordinaria performance di I-Player, poiché la programmazione del servizio pubblico britannico non è contestualmente cambiata, dimostra che basta già liberare i programmi dal vincolo di un preciso orario di palinsesto per trovare il pubblico che non era disponibile alla visione nell'orario deciso dal broadcaster. Se poi si comincia ad intervenire con ulteriori modifiche editoriali sui programmi, rendendoli più consoni alla sintassi veloce della rete, il gradimento dei navigatori è sempre più assicurato.
Chi di spada ferisce di spada perisce
Comprensibile quindi che Murdoch si preoccupi, ma viene quasi da dire che "chi di spada ferisce di spada perisce". Infatti, dopo aver scommesso su una piattaforma con centinaia di offerte, vive come una minaccia il moltiplicarsi di offerte concorrenti su internet, oltretutto gratuite. Ma "questo è il mercato, baby", o no?
Pericoloso nemico della rendita di posizione è il "chum", termine che assomiglia ad una parolaccia milanese, e invece sta a significare l'abbandono di un utente che si rivolge ad un concorrente o disdice l'abbonamento. L'offerta molto articolata dovrebbe costituire uno dei principali argini al chum, il che è vero solo in teoria. Se andiamo ad esaminare sia le piattaforme satellitari che i grandi portali, ci accorgiamo che - nel pieno e totale rispetto della legge di Pareto - è sempre un numero molto ridotto di canali e di siti a raccogliere la stragrande maggioranza degli utenti. Il che costituisce un gran bel problema per la quadratura dei conti, visto che non è così semplice fidelizzare gli utenti contando semplicemente sulla pluralità dell'offerta...

Se infatti cliccate sul sito di studiouniversal.it, trovate già oltre cinquecento messaggi di utenti imbufaliti di fronte all'annuncio che a fine maggio uno dei più apprezzati canali di cinema sparirà dalla piattaforma di Sky Italia, evidentemente per il mancato raggiungimento di accordi contrattuali. Le minacce di disdire l'abbonamento sono molte, così come molti sono gli utenti che mal digeriscono la crescente presenza di pubblicità nonostante i canali siano distribuiti a pagamento. Inoltre gli appassionati di cinema, che certamente costituiscono una fetta assai significativa di abbonati, fanno notare che a loro di tutte le altre centinaia di canali importa assai poco...
Una nuova questione: la Net-Neutrality
Ma se le acque della tv sono sempre più agitate, anche quelle del web sono in grande movimento. La causa è la cosiddetta net-neutrality, la neutralità della rete, per la quale si stanno battendo davanti alla Commissione del Senato Americano i sindacati degli artisti e degli scrittori, sostenendo che i fornitori di accesso devono fornire a tutti i consumatori uguale e libero accesso ai siti web legali. In caso contrario si assisterebbe ad un controllo della rete da parte dei provider che per i propri interessi finanziari renderebbero di fatto impossibile a qualunque artista indipendente di competere.
Apprendiamo da Variety che la Motion Picture Association of America si oppone a qualsiasi tentativo di imporre la Neutralità della Rete, perché impedirebbe ai fornitori di banda larga di proteggere i propri canali dalla pirateria. L'argomento non pare così solido, soprattutto se confrontato con l'allarme lanciato da Patrie Verrone, presidente della Writers Guild of America West: "Circa vent'anni fa esistevano almeno trenta diverse società che producevano e distribuivano indipendentemente programmi televisivi per le nuove piattaforme via cavo. Oggi ci siamo ridotti a sette multinazionali integrate verticalmente, che controllano non solo la tv via cavo, ma anche quella via etere e pure l'informazione. Oggi internet ha un incredibile potenziale per rianimare il settore degli artisti indipendenti, che sarà però tale solo se la rete resterà neutrale".
Il contenuto è re, ma...
Anni fa, su Wired, la rivista di culto del web, qualcuno scrisse il fortunato assioma: "The contest is queen, but the content is king", intendendo come contest proprio le tecnologie di trasmissione.
Secondo Verrone, che probabilmente ha ragione, "l'assioma è sempre valido, ma è anche vero che chi controlla l'accesso al re, controlla il reame. Senza la garanzia della net-neutrality, il controllo non è nelle mani né del consumatore né in quelle dei creatori di contenuti, ma in quelle dei distributori".
La questione è tutt'altro che marginale, perché non ha solo a che fare con il business, ma anche con la democrazia e lo sviluppo della creatività diffusa.
Alberto Contri
per "Il Riformista"
(19/05/08)
per "Il Riformista"
(19/05/08)