Una sera di novembre sulla statale Ionica. Un corpo sull’asfalto. E un mistero lungo oltre trent’anni. È in arrivo prossimamente il nuovo progetto di Pablo Trincia. Dopo l’ultimo grande successo ‘E poi il silenzio – Il disastro di Rigopiano’, prosegue la collaborazione tra Sky, Sky TG24 e l’autore e giornalista che sarà il volto e la voce di IL CONO D’OMBRA – IL CASO DENIS BERGAMINI. Una produzione Sky Italia, Sky TG24, Sky Crime e TapelessFilm per raccontare con un podcast e una docuserie, uno dei casi più controversi e ancora poco esplorati della cronaca italiana: la morte di Denis Bergamini, il talentuoso calciatore del Cosenza, avvenuta il 18 novembre 1989 in circostanze misteriose. Una storia che all’epoca dei fatti colpì profondamente l’opinione pubblica, intrecciando sport, cronaca e giustizia, e che solo recentemente ha visto emergere una verità sconvolgente.
La sera del 18 novembre 1989, Denis Bergamini, 27 anni, promessa del calcio italiano, muore in circostanze che per anni sono state archiviate come suicidio. Ma la famiglia di Denis non si è mai arresa, cercando la verità attraverso tre decenni di lotta e indagini, fino alla recente condanna in primo grado di Isabella Internò, l’ex fidanzata del calciatore.
Attraverso immagini, intercettazioni, audio e video originali, la ricostruzione giornalistica di Pablo Trincia ripercorre la vicenda in modo approfondito e toccante, svelando dettagli inediti, l’utilizzo di analisi scientifiche innovative e momenti chiave di un processo costellato di colpi di scena, per offrire una versione completa e con un punto di vista inedito su una storia che non ha smesso di interrogare e scuotere l’immaginario collettivo.
Il podcast arriverà prossimamente su Sky TG24 e su tutte le piattaforme streaming e a seguire la docuserie sarà in esclusiva su Sky e in streaming su NOW
Ecco come ha presentato il progetto lo stesso autore raccontando alcuni primi dettagli sulle colonne di Sky TG24 Insider:
Di cosa parlerà questo podcast?
«Quello di Denis Bergamini è un caso che comincia la sera del 18 novembre 1989, quando questo calciatore del Cosenza lascia all’improvviso il ritiro della sua squadra alla vigilia di una partita molto importante e scompare. Riappare 3 ore dopo dall’altra parte della Calabria, a un’ora e un quarto di macchina, sulla statale 106 morto sotto alla ruota di un camion. Assieme a lui c’è la sua ex fidanzata, Isabella Internò, che racconterà subito agli inquirenti che Denis si è suicidato. Versione confermata dal camionista che lo avrebbe investito. Fin da subito però ci sono molti sospetti sulla dinamica, sulla causa della morte, sui segni lasciati e su quelli non lasciati sul corpo di Denis. Si inizierà quindi a parlerà di omicidio e il caso che andrà avanti per molti anni. A ottobre 2024 c’è stata una sentenza che, a 35 anni di distanza dall’evento, ha condannato la donna a 16 anni di carcere. È un caso con ancora molti misteri, interessante perché c’è dentro tutto il mondo della giurisprudenza, della medicina legale. Ed è un grande caso di cronaca nera italiana meno conosciuto rispetto a tanti altri ma in cui ci sono degli elementi di racconto incredibili.»
Perché la scelta di questa storia?
«Dopo Rigopiano volevamo cambiare un po' il tiro. Non volevamo più raccontare altre storie di grandi tragedie collettive ma volevamo concentrarci su un caso specifico e circoscrivere la scena dove avviene il dramma. E ci siamo imbattuti in questo caso che io inizialmente non volevo fare perché, risalendo al 1989, avevo paura che ci fosse carenza di materiale. Invece è un caso che come Elisa Claps si sviluppa nel corso degli anni, in cui accadono delle cose molto interessanti e quindi materiale ce n’è, sia umano che investigativo. E mi ha catturato subito: devo dire che erano anni che una storia non mi appassionava in questo modo e c’è tanto da dire.»
Hai lanciato una call to action per la raccolta di testimonianze. Ti aspetti risposte?
«Io mi aspetto sempre delle risposte dalle call to action. In genere servono per chiedere a nuovi testimoni di venire fuori, a persone che non hanno mai parlato di farlo o anche solo a condividere materiale fotografico, video o di qualsiasi tipo. Nella nostra esperienza tutte le call to action sono state utili e ci hanno sempre portato a qualcosa. Poi, per la ricerca del materiale, ci stiamo iniziando a muovere adesso. Stiamo concludendo la fase di studio, abbiamo letto svariate centinaia di pagine di verbali e documenti. Stiamo raccogliendo tutto il materiale fotografico, video e audio. Con l’inizio dell’anno nuovo partiremo anche con le ricerche sul campo.»
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