Sky TG24 si conferma nuovamente tra le testate italiane più affidabili secondo il Digital News Report 2025, il principale studio sul mondo dei media pubblicato ogni anno dal Reuters Institute di Oxford.Da anni il Reuters Institute dedica, nel report, un focus ad ogni Paese presente. Nella versione italiana un ampio approfondimento è dedicato all’interesse dell’opinione pubblica per il mondo delle news. Sky TG24 è ancora saldamente sul podio delle testate più affidabili secondo l’audience, seguendo subito l’Agenzia Ansa.
Il report italiano offre inoltre un interessante spaccato per età, dove Sky TG24 è al primo posto per affidabilità tra l’audience under 35, una posizione che consolida quella dello scorso anno quando il vertice della classifica era in condivisione con Ansa.
“Sky TG24 si impegna ogni giorno, su tutte le piattaforme possibili, per garantire un’informazione accurata, attenta, verificata. Un impegno - ha dichiarato il direttore del canale all news Giuseppe De Bellis - che garantiamo ai nostri spettatori e ai nostri utenti, oggi più che mai sottoposti a una pressione mediatica figlia della complessità del mondo e della sua rapida evoluzione. Vedere che il pubblico riconosce questi sforzi attribuendo un grado di fiducia e attendibilità sempre molto alto al nostro lavoro ci spinge a continuare a insistere sempre di più. E a farlo anche e soprattutto pensando alla generazione degli Under 35 che evidentemente sentono ancora di più il bisogno di trasparenza”.
Altro parametro preso in considerazione dal report è il genere, dove Sky TG24 è secondo a pari merito con Il Sole 24 Ore tra il pubblico femminile, mentre per quello maschile la testata all news è sola al secondo posto.
Infine, in base all’auto collocazione politica, secondo il Report, Sky TG24 ha l’attestazione di fiducia più alta sia tra chi si auto colloca nel centrosinistra (76%) che nel centrodestra (74%).
Criticità e opportunità, due facce della stessa medaglia. Da un lato il continuo calo dell’interesse per il mondo delle news (dal 74% del 2016 al 39% di quest’anno) dall’altro però un accesso costante e continuo alle tante piattaforme ormai a disposizione per restare aggiornati.
Dove ci informiamo - In Italia il 51% considera la tv la propria fonte principale di informazione. Se ci si sposta poi sul digitale, sono i social a prendere il primo posto. E’ una tendenza che si conferma nel report dell’istituto di ricerca con sede a Oxford. La novità - e non sarà la prima in questo campo - è legata a chatbot e intelligenza artificiale che si affacciano al report come “fonti aggiuntive”. C’è da chiedersi però quanto ci informiamo, quante volte accediamo a queste fonti di informazione. L’uso settimanale - che lascia trasparire un accesso parziale alle notizie, comunque non quotidiano - vede un calo da qualche anno: “La televisione - si legge nella versione italiana del report a cui collabora il Master in giornalismo di Torino - scende al 65% (era all’85% nel 2017) e le fonti online al 66% (erano all’81%), mentre radio e stampa cartacea registrano riduzioni ancora più marcate”.
Oltre al "quanto" emerge il "come": il traffico diretto è quasi un miraggio. Per traffico diretto intendiamo tutte quelle volte in cui, quando abbiamo bisogno di notizie, di un aggiornamento, di capire cosa è successo, non usiamo social e motore di ricerca, ma andiamo direttamente - appunto - sul sito di una testata giornalistica. Da tempo non è la modalità più usata: “L’accesso diretto è calato dal 27% del 2017 al 16% del 2025, sebbene mostri una lieve ripresa rispetto all’anno scorso - si legge nel report italiano, un focus realizzato grazie al master in giornalismo di Torino - Sempre più rilevante è invece l’accesso alle notizie tramite l’intermediazione di piattaforme terze: motori di ricerca (che passano dal 17% al 20%), social media (dal 20% al 22%) e aggregatori (dal 3% al 9%), mentre newsletter ed e-mail scendono al 4%”. E poi ancora un cambio nelle abitudini delle persone: “Solo il 13% degli italiani riceve notifiche di notizie sui propri dispositivi. Quasi la metà di chi non le riceve le ha disattivate, soprattutto perché erano troppe o poco utili, evidenziando l’importanza di migliorare la qualità delle notifiche stesse”.
E’ anche una questione di fiducia - Piccoli segnali di miglioramento si segnalano nell’ambito della fiducia in chi fa informazione in Italia, nelle notizie. Lo scorso anno l’Italia era al 34%, nel report 2025 sale al 36%. “Le donne (38%) mostrano maggiore fiducia nelle notizie rispetto agli uomini (33%) - si legge nel report - Politicamente, la fiducia è più elevata tra chi si colloca nel centrosinistra e nel centrodestra, mentre registra un calo tra chi si definisce centrista”. Chi usa la tv (43%) e i siti di testate radiotelevisive (40%) mostra maggiore fiducia nelle notizie, mentre chi si affida a fonti non tradizionali (32%) e ai social media (27%) registra valori più bassi. E poi un elemento di valore attribuito alla neutralità: “I brand meno schierati godono di maggiore fiducia - si legge ancora nel report - mentre le testate con connotazione politica forte incontrano più diffidenza da parte di utenti politicamente orientati all’opposto. I giornali locali e regionali, invece, si distinguono positivamente, confermando la vitalità dell’informazione di prossimità”.
Una lieve crescita, dicevamo, ma ancora un dato che non colloca l’Italia ai vertici della “classifica”. “Un rapido confronto con il panorama internazionale colloca l’Italia (con il suo 36%) tra i paesi in cui la fiducia nelle notizie è piuttosto bassa, ma non tra i peggiori in assoluto, lontana dai record negativi di Slovacchia (23%), Ungheria (22%) e Grecia (22%). In generale, i paesi del Nord Europa raggiungono livelli di fiducia ben più alti, con la solita Finlandia (67%) in testa. Tuttavia, tra i grandi paesi europei, solo la Germania esprime un livello più alto di quello italiano ma comunque inferiore al 50% (per la precisione, 45%), mentre Regno Unito (35%), Spagna (31%) e Francia (29%) sono dietro al nostro Paese”.
La classifica delle testate: Sky TG24 ancora sul podio - Neutralità da un lato, dunque. E media preferito, dall’altro. Due elementi che hanno un ruolo importante quando le domande sulla fiducia nell’informazione lasciano un ambito più generale e aprono il confronto con le testate. Da anni il Reuters Institute dedica focus per ogni Paese presente nel report. E da due anni la sua versione italiana aggiunge elementi di dettaglio, in particolare guardando alle fasce d’età.
Sky TG24 si conferma al secondo posto della classifica che prende in esame la fiducia dell’audience, dopo l’Agenzia Ansa che mantiene la prima posizione. Nel secondo gradino del podio, insieme alla nostra testata, Il Sole 24 ore. La domanda posta al campione prova a mettere in evidenza l’elemento della affidabilità: “Quanto ritiene affidabili le notizie divulgate dalle seguenti testate?”. Particolarmente importante dunque essere sul podio come prima testata generalista, essendo Ansa un’agenzia di stampa e Sole 24 Ore una testata specializzata in finanza ed economia.
Il report italiano offre poi uno spaccato per età, con due gruppi: under 35 e over 35. Sky Tg24 è al primo posto per affidabilità per l’audience più giovane, una posizione che consolida quella dello scorso anno quando il vertice della classifica era in condivisione con Ansa per gli under 35.
“Sky TG24 si impegna ogni giorno, su tutte le piattaforme possibili, per garantire un’informazione accurata, attenta, verificata. Un impegno - ha dichiarato il direttore del canale all news Giuseppe De Bellis - che garantiamo ai nostri spettatori e ai nostri utenti, oggi più che mai sottoposti a una pressione mediatica figlia della complessità del mondo e della sua rapida evoluzione. Vedere che il pubblico riconosce questi sforzi attribuendo un grado di fiducia e attendibilità sempre molto alto al nostro lavoro ci spinge a continuare a insistere sempre di più. E a farlo anche e soprattutto pensando alla generazione degli Under 35 che evidentemente sentono ancora di più il bisogno di trasparenza”.
Altro parametro preso in considerazione è il genere. “Se si guarda poi alla scomposizione delle risposte secondo il genere, si coglie, in generale, una maggiore fiducia da parte delle donne nelle singole testate”, la premessa del report. Guardando alle testate mentre al primo posto resta Ansa, Sky TG24 è secondo a pari merito con il Sole 24 Ore per il pubblico femminile, mentre per quello maschile la nostra testata è seconda e il quotidiano economico terzo.
Sempre dal report italiano emergono poi due ulteriori analisi. Partiamo dal primo: il reddito. Può cambiare la fiducia che si ripone nell’informazione? Quando il reddito è alto sale anche la percezione di affidabilità, e allo stesso modo anche il livello di istruzione ha un peso. Per la nostra attestata la fiducia raggiunge il 73% nei redditi alti e il 70% per quelli medi, mentre è al 59% per i redditi bassi. Numeri simili per il Sole 24 Ore, secondo insieme a Sky TG24: 59% per i redditi bassi, 67% per quelli medi e 78% per quelli alti.
Veniamo poi all’ultimo aspetto preso in considerazione: l’autocollocazione politica. Dal report: “Alcune testate (TgLa7, la Repubblica, il Fatto Quotidiano, Fanpage e il Post) conquistano più fiducia tra chi si dice di sinistra o di centrosinistra, mentre accade l’opposto con altre (Libero Quotidiano, il Giornale e anche Mediaset). Ma ve ne sono un bel numero (Rai, Ansa, SkyTg24, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Corriere della Sera e i giornali locali e regionali) su cui il fattore politica sembra essere meno rilevante”. Seguendo questo ragionamento e guardando ai dati: Sky TG24 ha un’attestazione di fiducia più alta sia da chi si auto colloca nel centro sinistra che nel centro destra.
La paura per la disinformazione - Non ci sono grandi sorprese, la preoccupazione per la disinformazione online in Italia è sostanzialmente stabile, con un lieve aumento al 54%, più due punti percentuali rispetto allo scorso anno. Stabile ma non positivo: più di un intervistato su due teme di trovare fake news online. Un dato simile alla Francia, per fare un esempio, ma molto più basso rispetto agli Stati Uniti, dove questo timore è particolarmente elevato. “Gli italiani considerano gli influencer (è così per il 42%) e i politici nostrani (37%) le principali fonti di disinformazione online; governi stranieri e attivisti raggiungono il 32%. Preoccupa che il 28% ritenga i giornalisti potenziali veicoli di disinformazione, più della gente comune (21%)”, viene sottolineato nel report. E i social? “TikTok e Facebook sono ritenuti i canali più a rischio di disinformazione, e i più giovani vedono Instagram e persino le conversazioni di Persona come vettori più pericolosi rispetto agli over 35”.
I report: