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Che lo stadio italiano sia un problema non solo per gli spettatori ma pure per le televisioni è la convinzione anche di Marco Leonardi, responsabile per Mediaset del digitale terrestre pay: «à importante capire che la crisi di pubblico negli stadi non è solo dovuta all'offerta tv, ma è un problema legato allo strutture, che sono quasi sempre inadeguate. Lo dimostra il fatto che la serie B, pur non avendo copertura televisiva e giocando di sabato senza altri concorrenti, offra uno spettacolo di pubblico quasi sempre desolante». Proprio il digitale terrestre è il settore nuovo di zecca dello stadio virtuale italiano, che risulta di gran lunga il più accogliente d'Europa.
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La crescita di Mediaset e La7 non è in questo caso suffragata dai dati Auditel: «Ma ad esempio i 50mila nuovi clienti e le 110mila ricariche effettuate per il Mondiale per club giocato dal Milan con il Boca di domenica mattina ci fanno capire che l'idea di pagare per vedere un determinato evento comincia a farsi strada âspiega Leonardi â. Anche se ci sono senz'altro margini di crescita».
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Cosi, tra videofonini, internet, televisione in chiaro, canali satellitari (anche in alta definizione) e digitale terrestre, l'offerta di calcio virtuale è sempre maggiore. In Europa, dove tutti gli stadi reali sono migliori dei nostri, nessuno può competere con il nostro stadio virtuale e non tutte le partite si possono vedere sulle diverse piattaforma. Il raffronto con le grandi di Inghilterra e Spagna è esemplificativo. Gli introiti di diritti tv, biglietti e sponsorizzazioni per società come Manchester United (36%, 36%, 28%), Chelsea (29%, 37%, 24%), Real Madrid (38%, 26%, 36%) o Barcellona (39%, 34% 27%) sono più o meno equamente tripartiti. Le società italiane (Milan, Inter e Juve) invece sono in netta controtendenza e incassano ben il 60% dei loro introiti solo dalle tv.
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Con gli sponsor va un po' meglio (tra il 20 e 30% degli incassi) mentre i conti ferri al botteghino sono disastrati rispetto a quelli delle altre big europee, con la Juve che non raggiunge il 10% dei propri ricavi e l'Inter che si avvicina faticosamente al 20%. Mamma tv tiene in pugno il pallone e lo fa rimbalzare sempre di più nei salotti d'Italia. Se la sfera magica si sgonfia, però anche la mamma si arrabbia. E non è detto che la mega paghetta corrisposta alle società non possa essere rinegoziata se lo spettacolo sugli spalti resterà desolante; il 2008 è pur sempre l'anno dell'accordo ponte verso la vendita dei diritti tv collettivi, senza contare che tra giugno e luglio scade il contratto con Mediaset per i diritti in chiaro.
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Paolo Tomaselli
per "Il Corriere della Sera"
per "Il Corriere della Sera"