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Il calcio in mano alle tv, la partita virtuale fa sempre il pieno

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Fonte: Il Corriere della Sera

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Sport
  giovedì, 27 dicembre 2007
Meglio lo stadio reale, brutto, sporco e cattivo o quello virtuale, scintillante, ricco e coinvolgente? La risposta è facile: mentre il botteghino piange, la televisione ride. È fresco di domenica scorsa il nuovo record di ascolto di Sky Sport per una partita giocata alle 15. Il derby di Milano è stato infarti visto da una media di 1.740.205 spettatori, con uno share del 10,59% e 2.844.175 contatti unici (cioè per almeno un minuto). Certo, il San Siro delle grandi occasioni tira sempre, come testimoniano gli 80 mila spettatori presenti, tra abbonati (37.143), paganti (41.532, per biglietti che andavano dai 21 ai 350 euro) e i soliti imbucati. Ma c'era lo sciopero del tifo. E lo spettacolo andato in onda, è sembrato incompleto. «Chi pensa che le tv vogliano uno stadio vuoto e grigio si sbaglia di grosso — sottolinea Tullio Camiglieri, responsabile della comunicazione di Sky —. Lo spettacolo non è solo quello sul campo, ma anche il contorno, di pubblico e di coreografie. Quindi i nostri stadi, obsoleti, brutti e mezzi vuoti, sono un grosso limite anche per le televisioni. Bisogna recuperare al più presto le strutture, facendole rivivere; lo stadio di proprietà delle società è sempre più una necessità».
 
Che lo stadio italiano sia un problema non solo per gli spettatori ma pure per le televisioni è la convinzione anche di Marco Leonardi, responsabile per Mediaset del digitale terrestre pay: «È importante capire che la crisi di pubblico negli stadi non è solo dovuta all'offerta tv, ma è un problema legato allo strutture, che sono quasi sempre inadeguate. Lo dimostra il fatto che la serie B, pur non avendo copertura televisiva e giocando di sabato senza altri concorrenti, offra uno spettacolo di pubblico quasi sempre desolante». Proprio il digitale terrestre è il settore nuovo di zecca dello stadio virtuale italiano, che risulta di gran lunga il più accogliente d'Europa.
 
La crescita di Mediaset e La7 non è in questo caso suffragata dai dati Auditel: «Ma ad esempio i 50mila nuovi clienti e le 110mila ricariche effettuate per il Mondiale per club giocato dal Milan con il Boca di domenica mattina ci fanno capire che l'idea di pagare per vedere un determinato evento comincia a farsi strada —spiega Leonardi —. Anche se ci sono senz'altro margini di crescita».
 
Cosi, tra videofonini, internet, televisione in chiaro, canali satellitari (anche in alta definizione) e digitale terrestre, l'offerta di calcio virtuale è sempre maggiore. In Europa, dove tutti gli stadi reali sono migliori dei nostri, nessuno può competere con il nostro stadio virtuale e non tutte le partite si possono vedere sulle diverse piattaforma. Il raffronto con le grandi di Inghilterra e Spagna è esemplificativo. Gli introiti di diritti tv, biglietti e sponsorizzazioni per società come Manchester United (36%, 36%, 28%), Chelsea (29%, 37%, 24%), Real Madrid (38%, 26%, 36%) o Barcellona (39%, 34% 27%) sono più o meno equamente tripartiti. Le società italiane (Milan, Inter e Juve) invece sono in netta controtendenza e incassano ben il 60% dei loro introiti solo dalle tv.
 
Con gli sponsor va un po' meglio (tra il 20 e 30% degli incassi) mentre i conti ferri al botteghino sono disastrati rispetto a quelli delle altre big europee, con la Juve che non raggiunge il 10% dei propri ricavi e l'Inter che si avvicina faticosamente al 20%. Mamma tv tiene in pugno il pallone e lo fa rimbalzare sempre di più nei salotti d'Italia. Se la sfera magica si sgonfia, però anche la mamma si arrabbia. E non è detto che la mega paghetta corrisposta alle società non possa essere rinegoziata se lo spettacolo sugli spalti resterà desolante; il 2008 è pur sempre l'anno dell'accordo ponte verso la vendita dei diritti tv collettivi, senza contare che tra giugno e luglio scade il contratto con Mediaset per i diritti in chiaro.
 
Paolo Tomaselli
per "Il Corriere della Sera"

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