Pasqua tragica in Rai con il Trio crocifisso
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: La Stampa
Per la Rai è stata proprio una Pasqua tragica. La sequenza di dati Auditel più disastrosa della storia ha visto la prima rete piegarsi dinanzi ai 30% di Canale 5 con I Cesaroni, con La corrida e quasi pure col Gf8. Lo show-suicidio per il ritorno del Trio ha chiuso al 13,11%: la presunzione di Lopez-Marchesini-Solenghi è stata premiata almeno dal record negativo, 2 milioni e 700 mila spettatori.
Una fiction in replica ha fatto poi il 14 o giù di lì, e persino la Via Crucis del Papa si è fermata a quota 18. Ancora: il reality musicale X Factor, lanciato da Raidue con Magnolia, è già sparito dalla collocazione del lunedì sera: l’unico motivo per cui se ne parla è la voce che sia costato 10 milioni di euro, e dire che è il riciclo di un format che in Italia era già fallito in altre declinazioni! Neppure la traduzione in Canta e vinci su Italia 1 del noto gioco americano Don’t Forget the Lirycs gira bene: Amadeus aveva promesso che in caso d’insuccesso stavolta si sarebbe dato all’ippica, e avrà già cominciato a lucidare gli stivali dopo l’8,75% di share.
Spicca ormai anche il dato della ripresa di Affari tuoi, il gioco gioiello della Endemol Italia: i famosi pacchi, nonostante la simpatia di Flavio Insinna, adesso bloccano il cosiddetto «access-prime time» di Raiuno intorno al 20%, contro il mirabolante 30 dell’invincibile armata di «dio-Ricci», l’onnisciente guru di Striscia la notizia. E se non funziona il programma che fa appunto «da accesso» alla prima serata, sono guai seri.
Alla fine in Rai la Pasqua l’hanno festeggiata solo alla factory di RaiEdu, che ha assicurato a Raidue un 15,67% da record in prima serata con Fiorello remix. Certo avranno ragione anche quelli che celiano Giovanni Minoli con il vecchio motivetto da Carosello: «Gli spunta un Fiore in bocca...». Ma i risultati vanno esaminati con freddezza e nelle colonne accanto all’Auditel vanno pesati i costi: poche decine di migliaia di euro contro i milioni dei megaproduttori esterni.
Paolo Martini
per "La Stampa"