Faccia a faccia con Antonio Ricci: il resoconto del dibattito
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: corriere.it / TgCom

“Ciò che impedisce l’innovazione", continua Ricci, "è quel meccanismo nato originariamente per rilevare la pubblicità e che invece oggi incide sul peso da dare a ciascun programma: l’Auditel. E’ questo che costringe ad andare su cose note. Inoltre c’è la tendenza che, in assenza di altri sforzi, si tende ad attirare l’attenzione dei telespettatori verso cose primordiali, come le risse, i pianti. Si va sempre di più, quindi, verso una televisione immobilizzata”.
Dagli esordi in Rai con Fantastico (lavorò a tre edizioni, nel ’79, ’81 e ‘82) a quella novità assoluta che fu Drive In, da Striscia la Notizia, a Paperissima, a Veline, fino a Cultura Moderna. Ricci non ha mai sbagliato un colpo: “Tutte le cose che ho fatto", dice, "hanno avuto esito seriale”.
L’ideatore di tante trasmissioni di successo ha ripercorso la sua carriera trentennale a Milano, in un incontro organizzato dal Corriere della Sera. “Sono arrivato in questa città nel ’71-’72, quando degli amici cabarettisti di Genova mi portarono al Derby. Feci un provino e venni preso. Il passaggio in tv avvenne grazie a un altro comico, Beppe Grillo. Mi trovai così a fare Fantastico, il varietà del sabato sera. All’epoca non c’erano giovani autori, io avevo solo 28 anni, non è stato tanto semplice ma ho avuto l’opportunità di imparare tante cose, compreso il montaggio. Già nella prima puntata facemmo arrabbiare il presidente della Rai, Paolo Grassi. Allora mandarono in onda il pezzo recitato da Grillo senza audio. Avvertimmo i giornalisti della censura e ne nacque un caso”.
Poi fu la volta del passaggio alle reti Fininvest, l’odierna Mediaset, con Drive In, varietà che rivoluzionò il modo di fare televisione. “Lì si è alzato completamente il tiro", racconta Ricci. "Si è cercato da subito il bersaglio grosso, era la trasmissione che faceva il verso agli anni Ottanta con un’immediatezza nel linguaggio che colpì tutti. Dalla gente fu accolto subito, il favore dell’intellighenzia, come al solito, arrivò dopo”. Striscia invece nacque guardando un telegiornale. “Avevo visto Bruno Vespa dare la notizia dell’arresto del responsabile della strage di piazza Fontana, Pietro Valpreda. Siccome quella versione non mi convinceva, ho pensato allora che, finito un tg, avrebbe potuto esserci una trasmissione che analizzasse i fatti ufficiali con un occhio diverso. Striscia la notizia, che ormai va in onda da oltre vent’anni, è stata una scommessa sotto tantissimi punti di vista. Basti pensare che all’inizio durava solo cinque minuti”.
per "TgCom.it"
