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Senza Oreste Lionello e Leo Gullotta il programma ha perso due colonne fondamentali dello show, che invece di ritrovare degni sostituti in capacità e doti (difficilissimo), ha giocato sporco utilizzando di nuovo e all'ennesima potenza la carta dell'erotismo, con otto donne, talmente troppe e talmente tante che non si riesce facilmente ad apprezzarle, se non nella loro nudità. La migliore, senza dubbio, è stata Silvia Burgio, l'ex transessuale del Grande Fratello 8, che aveva tanto da dimostrare in tv ed è stata più che all'altezza, più di chi evidentemente è lì solo per soldi, più di chi evidentemente è lì solo per amicizia, più di chi evidentemente è lì solo perché altrimenti starebbe a casa.
La carta della qualità e del talento è la nuova chiave di una tv contemporanea che sta cercando (anche) strade appartenenti alla tv del passato: la professionalità capace di stupire, come quella sana dei bambini di "Ti lascio una canzone". I grandi classici della tv commerciale, fondati sulla professionalità ma sospinti su panorami più ampi e superficiali, non possono rimanere in eterno delle garanzie, basti vedere al caso sfortunato de "La Corrida". Nota a margine: il finale dedicato ad Oreste Lionello ci ha ricordato una cosa molto importante. I grandi dello spettacolo, se sono grandi per davvero, non muoiono mai. Ma il loro contenitore, a volte sì.
Kaos
per "Digital-Sat.it"
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