Giudice del lavoro reintegra Ruffini come dirigente editoriale direttore di Rai3
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Ansa / Apcom

RUFFINI, DALLA SOSTITUZIONE AL REINTEGRO - La vicenda di Paolo Ruffini reintegrato oggi alla direzione di Raitre dal giudice del lavoro del Tribunale di Roma parte da lontano. Il 25 novembre dell'anno scorso, dopo molte polemiche per il suo annunciato siluramento alla direzione della rete, Ruffini viene sostituito da Antonio Di Bella. E questo dopo otto anni e successi di ascolti. Lo decide il Consiglio d'amministrazione della Rai, che aveva dato il via libera alla proposta del direttore generale Mauro Masi con otto voti a favore, compreso quindi quello del presidente Paolo Garimberti, e l'unica netta contrarietà del consigliere Nino Rizzo Nervo.
A Ruffini viene affidato quello che Garimberti allora reputò "il progetto più importante degli ultimi anni, quello che disegnerà la Rai del futuro: il coordinamento della struttura che sovrintenderà ai nuovi canali sul digitale terrestre", ovvero il passaggio dei canali di Raisat alla nuova piattaforma trasmissiva. Per Ruffini, che incontra in quella occasione la solidarietà da molte parti politiche, il nuovo incarico ricevuto praticamente "non esiste" così, a tre mesi dalla sostituzione, fa causa alla Rai per essere reintegrato.
Ad annunciare la scelta di Ruffini è il consigliere Nino Rizzo Nervo, l'unico che a novembre votò contro la nomina di Antonio Di Bella. "E' una cosa che mi amareggia, e che mai avrei voluto fare", confessa Ruffini all'ANSA il 26 febbraio 2010. "Ma non mi sono state lasciate alternative. E a questo punto ho un'unica strada: chiedere il rispetto della legge. Sono stato rimosso da Raitre con tanti ringraziamenti per il lavoro svolto senza che mi sia stata mai spiegata una ragione aziendale e senza che mi sia stato affidato un altro incarico. Ho aspettato tre mesi, pur sapendo che la delibera che mi ha rimosso era nulla, sperando di sbagliarmi sulle reali intenzioni dell'azienda. E' stato detto che avrei dovuto dirigere Rai Digit, cioé i canali tematici del digitale terrestre. Qualcuno è arrivato a dire che era il futuro di tutta la tv. Poi mi è stato autorevolmente spiegato che questo sarebbe in contrasto con il piano industriale".
In Cda Rai più volte,fino alla sentenza di oggi, si è parlato di una sua ricollocazione, ma senza arrivare mai a una vera concreta decisione.
(APCOM) - Il giudice del lavoro di Roma Eliana Paci (terza sezione del tribunale civile), con provvedimento di urgenza "fa ordine alla Rai di adibire il ricorrente", Paolo Ruffini, "all'attività lavorativa come dirigente editoriale direttore di Raitre con adibizione alle mansioni svolte prima del 25/11/2009", giorno in cui il Cda Rai adottò la delibera di nomina alla direzione di Raitre di Antonio Di Bella, "sino all'assegnazione di mansioni equivalenti". E' quanto si legge nell'ordinanza con cui è stato accolto il ricorso dell'ex direttore di Raitre. La delibera di sostituzione, si legge nell'ordinanza, "non appare dettata da reali esigenze di riorganizzazione imprenditoriale, presentando invece un chiaro connotato di motivazione discriminatoria e quindi, in quanto tale, illecita ai sensi dell'articolo 15 legge 300/1970".
Questo tenuto conto del "collegamento" tra le molte frasi della maggioranza e del Governo sulla "faziosità" dei programmi di Rai tre e la sostituzione di Ruffini. "Conferma di tale stretto collegamento - si legge - proviene dal tenore delle dichiarazioni rilasciate dal direttore generale della Rai il 23/09/2009 alla Commissione di Vigilanza sull'attività della Rai nel corso della quale egli ha espresso un aperto disappunto sul fatto che reti del servizio pubblico e quindi pagate dai cittadini fanno - diversamente a suo dire da tutti gli altri Paesi del mondo trasmissioni 'politicamente contro' (il Governo). E se è vero che il Direttore generale non delibera ma ha potere di nomina, tenuto conto delle reiterate e varie dichiarazioni espresse da esponenti del governo, come detto mai smentite, e dalla vicinanza temporale della delibera di novembre - seguita alle dichiarazioni del Direttore generale - può sicuramente affermarsi, sulla base di un giudizio di verosimiglianza, in sussistenza di indizi gravi, precisi e concordanti circa un obiettivo di collegamento tra la sostituzione del ricorrente e l'aperta critica al contenuto di alcuni programmi voluti e potenziati dal medesimo"
Una sostituzione illecita, quella di Ruffini, si legge nell'ordinanza del Tribunale civile di Roma, terza sezione lavoro, "ancor prima e a prescindere da ogni considerazione su quanto può desumersi dal tenore della notizia dell'intercettazione telefonica riguardante la conversazione tra Innocenzi e il Dr Masi, riportata nell'articolo del quotidiano La Repubblica del 17/03/2010 versato in atti, che riferisce dell'allontanamento del ricorrrente da Raitre, quale mezzo di aggiustamento della Rai, tenuto conto della inutilizzabilità, allo stato delle intercettazioni telefoniche in giudizi diversi da quello in cui le stesse sono state raccolto e del fatto che vi sarebbero indagini in corso presso la Procura della Repubblica di Trani proprio sulla diffusione delle notizie oggetto delle varie intercettazioni".
Nell'ordinanza il giudice parla anche della "violazione del diritto alla libertà d'informazione e di critica del giornalista" che risulta come "mero riflesso dell'intera vicenda" sullo stesso Ruffini seppure è vero, fa notare, che è da condividere quanto sostenuto dalla Rai, "parte resistente", sul fatto che "la rete non è assimilabile ad una testata giornalistica seppure essa è composta anche da giornalisti".
Per il giudice sussiste "anche il danno grave e irreparabile nel tempo occorrente a far valere il diritto del ricorrente in via ordinaria". Se è vero, come sostiene la Rai, che occorre "ancorare il danno irreversibile al depauperamento del proprio acquisito bagaglio professionale" per il giudice questo pericolo non riguarda tanto "le materie ad elevato spessore tecnologico o scientifico ma alla qualità e varietà delle mansioni svolte anche in connessione con il ruolo rivestito dal lavoratore nel contesto aziendale e produttivo". Mansioni, si legge ancora, "connotate da un elevato grado di innovazione, creatività e capacità di immaginazione insite nell'attività stessa di produzione e organizzazione dei programmi televisivi".
Nel ricorso Paolo Ruffini assistito dagli avvocati Domenico e Giovanni Nicola D'Amati, aveva sostenuto di essere stato rimosso dalla direzione di Raitre per ragioni politiche e destinato ad incarichi fittizi, comunque di livello nettamente inferiore a quello delle mansioni da lui svolte fino al giorno della sostituzione, il 25 novembre scorso. Il riferimento è alla vicenda Raidigit. Ruffini, quel giorno venne destinato alla Direzione dei canali digitali, incarico a suo avviso "privo di contenuto" come prova il fatto che il documento da lui messo a punto sull'assetto organizzativo del progetto "non ha avuto alcun seguito e ciò - si legge nell'ordinanza - nonostante le rassicurazioni verbali ricevute".
Di fatto Ruffini "non è stato preposto ad alcuna struttura" e ancora oggi "si reca tutte le mattine in Rai dove non gli è affidata alcuna mansione". Quanto al progetto, definito poi dalla Rai sulla direzione di Ruffini ai canali digitali, ovvero la Direzione di Rai premium, comprensiva di Rai quattro e Rai cinema e, da ora - con Giovanni Minoli prossimo alla pensione - quella di Rai educational (privata però dei format di 'La storia siamo noi e Rai dixit che rientrano nel pacchetto, gestito da Minoli, delle attività per i 150 anni dell'Unità d'Italia), "non fa venir meno la riduzione qualitativa e quantitativa delle mansioni attribuite al ricorrente" e "non vi è prova che gli incarichi da ultimo attribuiti al ricorrente siano equivalenti rispetto alla Direzione di Raitre in termini di budget assegnato, di strutture e di risorse umane affidate".
Il giudice considera il ricorso "fondato" e lo accoglie sostenendo "sotto il profilo della verosimiglianza del diritto vantato" che "sussiste un concreto demansionamento ai sensi dell'articolo 2103 del Codice civile perché" dopo la delibera di sostituzione Ruffini "non ha ricevuto sino al 27 aprile 2010" - quando è stata formalizzata la nuova proposta con Raipremium e Rai educational - "alcun incarico ed è rimasto del tutto inattivo". Peraltro, l'incarico di direttore di Raitre conferito nell'aprile del 2002 non prevedeva "termini di durata". Né consta che prevedesse "una regola implicita di breve durata" o che l'incarico "sia venuto meno per ragioni connesse ad esplicite responsabilità professionali nello svolgimento dell'incarico o a ragioni collegate al mancato raggiungimento di risultati o obiettivi editoriali".