Via libera dalla Vigilanza Rai, obbligatori i compensi nei titoli di coda
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Repubblica.it
T
Televisione
mercoledì, 09 giugno 2010 | Ore: 00:00

Saranno resi noti anche i compensi dei conduttori di programmi non di servizio pubblico. E' quanto prevede l'emendamento approvato in commissione di Vigilanza che si avvia a licenziare il parere, obbligatorio ma non vincolante, sul contratto di servizio tra Rai e governo.
L'emendamento, presentato dal capogruppo Pdl Alessio Butti, è passato - con alcune modifiche e al termine di una lunga discussione - anche con i voti dell'opposizione che ha chiesto che la trasparenza non riguardasse solo i programmi di approfondimento ma tutti quelli di servizio pubblico, compresi i telegiornali. Il presidente, Sergio Zavoli, ha proposto che sul sito Rai venissero pubblicati tutti i compensi, ritenendo la misura "piu equa e meno demagogica". Zavoli ha anche sottolineato la difficoltà di definire i programmi di servizio pubblico, definendo "indecenti" e non rientranti in questa categoria alcuni programmi del pomeriggio della Rai. "I programmi di servizio pubblico sono definiti dalla contabilità separata - ha spiegato Butti - spetterà poi alla Rai, anche nell'ambito delle regole di mercato, come comportarsi in merito alla trasparenza".
Per Giorgio Merlo (Pd), vicepresidente della commissione, si tratta di "un atto di grande trasparenza e di coerenza nei confronti dei cittadini che pagano regolarmente il canone. Il voto unanime della commissione di Vigilanza su questo punto è la conferma che, senza alcun spirito moralistico e men che meno pruriginoso, è venuto il momento che i cittadini conoscano e giudichino i vari stipendi e compensi nella Rai. Capisco l'irritazione, forse, di qualche star nel vedersi pubblicizzare i compensi milionari, ma la stagione delle prediche dal piccolo schermo accompagnate dal silenzio sui compensi è definitivamente chiusa. Ora si apre la stagione della trasparenza".
"Grandissima soddisfazione" è stata espressa dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta che aveva lanciato la proposta lo scorso dicembre. "Il cittadino - aveva detto Brunetta ospite di un programma di RaiTre - deve poter vedere se un bravo conduttore si merita i due milioni di euro l'anno e una bravissima conduttrice 150 mila euro". Occorre "trasparenza sui contratti miliardari nella Rai", aveva aggiunto. L'iniziativa non riguarda solo la pubblicazione delle retribuzioni ma, aveva precisato il ministro, "anche di tutti i costi delle trasmissioni", visto che "ci sono trasmissioni che costano poco e danno grandi risultati e trasmissioni che costano molto e danno pochi risultati".
Brunetta oggi si congratula con Butti e con il direttore generale della Rai, Mauro Masi, perché "con il voto di oggi si sono garantite le necessarie premesse per quella grande operazione trasparenza sulla Rai che avevo più volte sollecitato".
Proposta ripresa pochi giorni fa anche da Michele Santoro che, alla conferenza stampa per la fine della stagione di Annozero, aveva detto: "Il mio compenso è noto. Rendiamo pubblici gli stipendi di giornalisti e direttori. Non sono soggetti a privacy di nessun tipo".
In Commissione di Vigilanza Rai sono stati invece respinti la maggior parte degli emendamenti presentati dall'opposizione sulla norma relativa alla neutralità tecnologica e competitiva. La norma dello schema del nuovo contratto di servizio, tra le più contestate da Pd, Udc, Idv e Radicali, prevede che "la programmazione delle reti generaliste sia visibile su tutte le piattaforme tecnologiche; a tal fine, assicura la diffusione attraverso almeno una piattaforma distributiva di ogni piattaforma tecnologica".
In Commissione, l'opposizione ha spiegato che la Rai in questo modo non sarà obbligata a essere presente su Sky e potrà rimanere solo su Tivusat, con un vantaggio per la sola Mediaset. Si chiedeva quindi di modificare la parola "tecnologiche" con "trasmissive", come era previsto nel precedente contratto di servizio, in modo da garantire la presenza della Rai sull'intera offerta tecnologica. L'emendamento è stato respinto con il voto negativo dei membri della maggioranza. E' passato, invece, l'emendamento del relatore, Roberto Rao, che obbliga la Rai "a consentire la messa a disposizione della propria programmazione di servizio pubblico a tutte le piattaforme commerciali che ne faranno richiesta".