
Il punto, spiega, non è tanto quello dell'accuratezza dei dati, almeno sui grandi numeri.
"L'Auditel - dice all'Adnkronos - è un sistema statistico che si basa su un campione e come ogni sistema statistico è soggetto ad errori". In linea di massima "il panel è molto ampio e secondo me è affidabile" tuttavia "bisogna anche fargli un po' la tara perchè se sui grandi numeri è più affidabile sui numeri più piccoli è diverso. Più si stringe la base del panel più c'è il rischio di errori".
Non solo. Altro grosso nodo è "quello di carattere tecnologico nel senso che il sistema televisivo sta cambiando radicalmente con l'arrivo di digitale terrestre e satellitare, iptv....Qui il problema sta nella capacità di soppesare queste nuove forme all'interno del campione. Il processo di aggiornamento è in corso, ad esempio hanno operato per inserire nel panel sempre più famiglie col satellite o per inseguire lo switch off, ma non è ancora compiuto". Anche se "monitorare questo spettatore mobile che passa da un mezzo all'altro è diventato molto difficile tecnicamente".
Ma il cuore della vicenda è appunto la struttura societaria visto che "il sistema Auditel è nato negli anni '80 con un sistema televisivo completamente diverso e la sua governance è nata in quel momento, quando c'erano due soli grandi soggetti, la televisione pubblica e quella che era allora l'unica alternativa, i canali Mediaset". Quella stuttura si è mantenuta sostanzialmente stabile "e forse non rispecchia più il sistema televisivo attuale con un attore molto forte come Sky entrato di recente sul mercato".
L'Ad di Sky, Tom Mockridge, ha spesso attaccato l'assetto proprietario di Auditel dicendo che "non è possibile avere una performance dei programmi televisivi finchè la società di rilevazione è controllata al 60% da Rai e Mediaset, che ne controllano le decisioni attraverso il Cda". Negli Usa è una società completamente terza a monitorare, la Nielsen.
In Italia il controllato, gli editori, costituiscono invece la società del controllore degli ascolti, Auditel. "Da un semplice punto di vista di logica questo è un aspetto che può sembrare problematico" dice Scaglioni. "Se si sceglie la via di un sistema controllato dagli editori - sottolinea - allora ci dovrebbe essere una rappresentatività piena degli editori. Più l'Auditel diventa anche da questo punto di vista sopra ogni possibile sospetto, meglio è per l'Auditel stesso e per la sua credibilità".
Nato 25 anni fa Auditel ha una governance "che è il punto più debole di tutto il sistema e questo può avere inciso anche sulla velocità o lentezza dell'aggiornamento tecnologico". Una governance più fedele alla realtà può anche aiutare a rincorrere meglio i cambiamenti tecnologici.