«Perchè non vado in onda? Perchè non ne ho voglia, mettiamola così. Sono c...i miei, diciamo. Va bene? Andiamo avanti. Andiamo avanti, grazie. Sono c...i di Giuliano Ferrara: bel titolo. Non pensavo di dover rispondere a queste domande. È una trasmissione politica o satira». E alla domanda se stasera andrà in onda ha insistito: «C'è una famosa dicitura: si chiama fine delle trasmissioni. Poi si suona l'inno Nazionale, ci sono sigle, il cielo, le nuvole eccetera. Accontentatevi di questo. Arrivederci».
Così Giuliano Ferrara, ospite a '24 Mattino' su Radio 24 per commentare la condanna, sospesa, a 14 mesi di carcere per il direttore de 'Il Giornalè Alessandro Sallusti, ha motivato il perchè «Qui Radio Londra» non vada in onda sulla Rai ospite a '24 Mattinò su Radio 24 per commentare la condanna a 14 mesi di carcere per il direttore de 'Il Giornalè Alessandro Sallusti. «L'aria è quella di una sentenza umorale, e se non umorale politica. Come dire 'vada in galera uno per educarne cento'». «Non voglio fare insinuazioni e non voglio finire in galera - ha detto Ferrara - ma l'aria è quella di una sentenza umorale, e se non umorale politica».
Secondo Ferrara i magistrati potrebbero avere pensato così: 'Diamo una lezione a un giornalista di destra un pò ribaldo che dirige un giornale fatto di titoli molto squillanti, di trascinamento ideologico» «I magistrati -ha proseguito Ferrara- occupano un posto centrale nella vita italiana, sono più importanti oggi dei giornalisti e spesso anche degli uomini politici e si difendono forse anche con sentenze un pò umorali, un pò simboliche: c'è una giustizia un pò sommaria di dire 'vada in galera uno per educarne centò e questo è un fatto che riguarda tutti. Penso che la galera per l'omesso controllo sull'articolo scritto da un altro abbia un effetto intimidatorio. Quello del giornalista è un mestiere esposto a gravi rischi e la gente ha ragione anche a diffidare dei giornalisti, ma questo non vuol dire che si debba pagare con la galera un articolo di giornale. C'è tutto lo spazio, dalla rettifica al risarcimento in denaro, per restituire qualcosa a chi è stato diffamato.»