Confinata a mezzanotte e oltre. à il destino della tv di qualità che difficilmente riesce a ritagliarsi spazi da prima serata. Il dibattito lo riaccende il sindaco di Roma Walter Veltroni con una lettera (pubblicata sotto) indirizzata a Petruccioli e Cappon, presidente e direttore generale della Rai. Prende carta e penna il sindaco per elogiare «un momento di grande televisione», il film documentario in due puntate, in onda giovedì 25 e mercoledì scorso, che ha fatto parlare i bambini di oggi. «Il futuro (Comizi infantili)», diretto da Stefano Consiglio, racconta attraverso una serie di interviste come i bambini vedono se stessi e le cose del mondo. Sono bambini sparsi per l'Italia â Roma, Napoli, Palermo, Pescara, Torino, Stromboli â tra i dieci e i tredici anni che hanno risposto a domande su temi quali la famiglia, la scuola, la gioia, la religione, la paura, i soldi, il sesso, la guerra, diventare adulti.
Il documentario (che è andato in onda all'interno della serie «Doc 3») era in palinsesto a mezzanotte meno dieci... Romano, classe 1955, spiega il regista: «Oggi si parla tantissimo di bambini, ma non si parla con i bambini: è proprio quello che il film si proponeva». Fin dal titolo, si coglie l'omaggio ai «Comizi d'amore» di Pasolini, «a quel tipo di andatura», dice Consiglio, che ha girato l'Italia un anno per realizzare il documentario.
Comizi infantili e futuro: «Il futuro è la parola cha da quatto o cinque anni mette più ansia». Prodotto da Angelo Barbagallo per la Bibi Film tv in collaborazione con Raitre, il film è. un viaggio «nella post-infanzia o nella preadolescenza».
Veltroni chiede perla tv di qualità «almeno una volta la mese, uno spazio in prima serata». Regista e produttore sarebbero entusiasti. Dice Barbagallo: «Ben venga la richiesta di Veltroni». O almeno si ripristini una «vera» seconda serata «che ormai è confinata oltre la mezzanotte: è davvero penalizzante». Come penalizzante è la situazione del documentario in Italia: «Il documentario fa una grande fatica: a parte Raitre, che comunque ha risorse limitate, non ci sono spazi. Anche il satellite fa poco».
Renato Franco
per "Il Corriere della Sera"
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Caro Claudio, caro Claudio,
mi rivolgo direttamente a voi conoscendo la vostra sensibilità culturale, così come la competenza e la passione con le quali svolgete il vostro lavoro di Presidente e Direttore Generale della Rai.
Mercoledì scorso, attorno a mezzanotte, ho visto sulla Rete Tre «Il Futuro (Comizi infantili)», e mi è capitato così di assistere a un programma nel quale, come purtroppo sempre di meno oggi succede, la forza delle immagini, la sapienza del montaggio, la cura delle domande e un uso mai invadente delle riprese hanno prodotto un momento di grande televisione, un momento di bellezza e di profondità che mi ha ricordato, per certi versi, il ritratto indimenticabile dell'Italia che Pasolini ci regalò con Comizi d'amore.
Le risposte dei bambini intervistati, decine di volti e di voci di diverse città , di diversa estrazione sociale, ma tutti di quell'età «misteriosa» che è la preadolescenza, hanno raccontato le proprie inquietudini, i propri sogni, le proprie opinioni su temi che, a dispetto di quanto comunemente pensiamo, parrebbero lontani da un mondo e un modo di essere troppo spesso derubricato da noi adulti come frettoloso e spensierato. Dallo schermo, invece, i loro pareri sulla famiglia, sulla salute, sulla guerra, la religione, sugli altri e su se stessi, hanno composto un mosaico a mio avviso prezioso e confortante per delicatezza e profondità , confermando come la realtà umana che compone il nostro Paese sia probabilmente migliore dell'immagine che troppo spesso gli stessi media ci rimandano.
I nostri ragazzi non solo vedono la realtà molto più profondamente di quanto noi crediamo, ma spesso sono in grado di fornirci risposte e indicazioni fulminanti e penetranti, come quando, a una domanda attorno al dispiacere provocato dal «vedere» i poveri attorno a lui, con una naturalezza insospettabile, un bambino ha risposto che avrebbe preferito che non ci fossero, le persone povere, e non semplicemente «non vederle». La Rai, l'altra notte, ha offerto a noi adulti uno splendido modo per conoscere il punto di vista dei nostri figli verso tutto quello che li circonda e ci circonda. Ci ha portato dentro il loro mondo e dentro il mondo visto da loro.
Mi rendo conto delle esigenze e dei meccanismi del sistema televisivo, ma io credo che un servizio pubblico dalle tradizioni grandi come quelle della Rai, ha in sé la forza e l'autorevolezza per compiere scelte di questo tipo, per presentare più spesso in orari praticabili a tutti programmi come questo, o come «La grande Storia», come «La Storia siamo noi», come tutte quelle trasmissioni che sanno sfruttare le potenzialità della televisione per raccontare quello che siamo stati e siamo, i sogni che attraversano le generazioni, i mutamenti della società , la poesia e l'epica che, pure, esiste nella minuta vita quotidiana di ognuno di noi. Non so quale sia stato l'ascolto del documentario dell'altra sera, né del resto credo sia importante saperlo, considerando l'ora tarda. So però che sarebbe bello avere più possibilità di uscire dalla velocità e dall'immediatezza, per fermarsi a riflettere sul fatto che un ragazzo di dódici o tredici anni oggi risponda, a chi gli chiede dei suoi timori, del suo stato d'animo, che ha «paura del futuro».
Perché non decidere, allora, di dedicare a questi programmi, almeno una volta la mese, uno spazio in prima serata? Perché non provare a farne un evento, pensato, costruito, come quelli che hanno fatto la storia della nostra televisione e dei quali ancora c'è bisogno? Non è la consueta proposta della «cultura» in prima serata, ma l'idea della materia più forte dell'immaginario, la vita, da mettere in primo piano. Forse si tratta di una scommessa, ma credo sia una scommessa da fare. Puntando sulla curiosità e il talento che i nostri giovani dimostrano ogni giorno in tanti campi, puntando sull'esigenza sempre più forte di riflessione e di conoscenza dimostrata dall'imponente quantità di persone che affollano i Festival di Letteratura, di Filosofia e di Scienza, le mostre d'arte, le lezioni divulgative di Architettura o di Storia, tutte quelle occasioni in cui qualità apparentemente poco «appetibili» come l'attenzione, il ragionamento, la fantasia, la comprensione, sono invece ingredienti ricercati e apprezzati per arricchire la propria esistenza. Sono questi stessi giovani, sono queste stesse persone che la sera, a casa, di fronte alla televisione, sono certo sarebbero liete di affacciarsi con sensibilità e intelligenza sulla vita e sul mondo.
Walter Veltroni