Blob compie diciottâanni e diventa maggiorenne, anche se come sottolinea Enrico Ghezzi, da tempo, per una lite insanabile, senza Marco Giusti, lâaltra metà della coppia che lâha portato al successo:
«Non mette la testa a partito» perchè un Blob adulto sarebbe unâassurdità . Non câè stata, dunque, una celebrazione, ieri, in Rai, atto troppo ufficiale per i «blobbisti».
Né una festa che poco sâaddice allo spirito sulfureo di quei venti minuti che ogni sera Raitre manda in onda per illustrare lâassurdità del meccanismo tv. Piuttosto un happening. O almeno questo si auguravano i suoi autori. E quindi spezzoni celebri e spezzoni mai visti. Qualcuno a parlare, qualcuno a tacere.
Il direttore Paolo Ruffini a dichiarare che Blob è Raitre. Enrico Ghezzi a contorcere concetti e corpo mentre esprime parole in quel suo misterioso linguaggio che forse, ma solo forse, è lâanima di Blob.
Si comincia dal principio dei principi: lâimmagine dellâoscena palla liquida che si espande e dilaga ovunque, una «bestia» che, da protagonista del vecchio film horror The Blob, è diventata il titolo della trasmissione nonché il simbolo della tv contemporanea.
Si passa, poi, sotto la sigla «Donât panic» allâimmagine mandata e rimanadata più volte di un americano che durante una conferenza stampa, davanti a tutti, si tirò in bocca un colpo di pistola.
E qua Ghezzi, rifacendosi alle recentissime immagini dello sgozzamento dellâinterprete di Mastrogiacomo, si lancia in una dotta spiegazione sullâoscenità . «Chissà se sia più osceno mostrare la morte fino a un attimo prima che avvenga o mostrarla per intero senza interrompere lâorrore». Chissà . Il mistero rimane.
Per festeggiarsi hanno realizzato una sorta di Blob augurale in cui sfilano mute le tante facce della politica: dovrebbero andare in onda martedì 24 alle 23,50 in uno speciale di unâora con i pezzi dei Blob più estremi o più amati.
A parlare solo Prodi e Berlusconi, ma non si sa se, per la par-condicio, potranno poi esser trasmessi. Dice Berlusconi: «Vi auguro di continuare ad avere in futuro me, Berlusconi, come oggetto della vostra satira».
Dice Prodi: «A diciottâanni si dovrebbe mettere la testa a posto ma se voi lo fate perdete. Avanti così».
Hanno chiamato anche quattro fedelissimi «blobbisti» illustri, in carne e ossa, perchè lâhappening sia un pò più happening: Furio Colombo, Santoro, Chiambretti, Funari. Colombo racconta di quando, dopo aver riso per anni dei «blobbati», vedendosi blobbato lui, ebbe un calo di zuccheri dal dispiacere.
Santoro parla della Rai dove non è più lâautore a stabilire cosa si può dire e cosa no, ma sono le società proprietarie dei format a dettar legge: «Il prodotto televisivo è una Guantanamo del pensiero». Chiambretti cita.
E cita gli anni della nascita di Blob quando, a quellâora, su Raitre andavano di fila il suo Postino, Blob e La cartolina di Andrea Barbato: «Oggi abbiamo Tg3 Sport, Blob, Un posto al sole. Non servono commenti». Passano sullo schermo gli auguri di Antonio Ricci, amico-rivale con la sua ventennale Striscia la notizia. La cosa irrita Funari, diventato, a suo tempo, con la Lambertucci, Biscardi, Fede e Pirrotta, una delle icone di Blob.
E siccome Funari è Funari, si lancia in uno show. «Sai perchè dopo undici anni torno in Rai il 28 aprile, Ghezzi? Perchè non sono morto. E siccome gli altri non fanno ascolto hanno deciso di richiamare questo sopravvissuto. Ma che sono âsti auguri di Striscia? A me Striscia fa schifo. Non te li dovevi far fare». Spiazzato Ghezzi risponde: «A me piace la difficile autonomia di Ricci». E Funari: «Ma quale autonomia? Ancora ci credi!». E se ne va.
Resta Blob con le sue immagini immortali che ne hanno fatto un esempio di stile, un modo di dire, uno sguardo sul mondo, una moda tanto che chi non è «blobbato» chiede di esserlo pur di esistere, almeno televisivamente.
Passano quelle dellâattentato alle Torri Gemelle intervallate da spot alimentari tra cui quello del grana padano tagliato col coltello che procurò per tre mesi il divieto di usare la pubblicità nel programma per evitare danni alla Sipra: un caso di censura economica. Non passano invece quelle di un «Berlusconi contro tutti» che con la scusa di essere in periodo pre-elettorale fu bloccato allâultimo momento: caso, questo, di censura politica. Nessuno si scalda, però.
Neanche Ghezzi quando lâaccusano di essere un uomo di sinistra con lâanimo di un «destro. «Mi piacerebbe che noi di Blob fossimo considerati anarchici», dichiara. Si torna alle origini. Ma come nacque questa famosa trasmissione? Riecco la leggenda che a immaginarla fosse stato il figlio di Angelo Guglielmi, il creativo direttore della Raitre di allora, ma solo come programma di notizie a confronto. Gli autori lâallargarono a tutto lâinformale universo tv e fu il successo.
Colto e volgare, sfacciato ed elegante, comico e doloroso, Blob resiste nel tempo. Vittime illustri furono Craxi e tutti i socialisti, i politici coinvolti in Mani Pulite con Paolo Brosio del Tg 4 davanti al Palazzo di giustizia di Milano consacrato teledivo, ma anche la prima e la seconda querra in Iraq con Bush padre e figlio, Berlusconi nei suoi numerosi numeri da intrattenitore, DâAlema che canta con Morandi Câera un ragazzo.
Per lâestate che viene Ghezzi ha promesso un «Blobbone» sul 1977 un altro degli anni cruciali della nostra tormentata repubblica. Come assaggio sfilano ragazze in corteo che intonano: «Sì, sì, sì, abortiamo la Diccì», Edwige Fenech nei panni di una soldatessa, dati di una ricerca che informa come in Olanda il 45% delle donne prenda la pillola mentre in Italia si è fermi al 4%. Ghezzi sintetizza: «La televisione è una forma estrema di tolleranza repressiva».
Simonetta Robiony
per "La Stampa"