Nuova batosta per Bollorè. Impero in crisi, per lui si accumulano guai
News inserita da: Simone Rossi (Satred)
Fonte: Ansa
La vittoria di Elliott su Vivendi affossa ulteriormente l'impero di Vincent Bolloré, il raider bretone gia' in preda ad altri guai: dall'iscrizione nel registro degli indagati per corruzione nel caso dei porti africani fino al flop nell'acquisto di Ubisoft, numero tre mondiale dei videogames. Tanto che a Parigi si chiedono se dopo tanti successi la dea bendata non abbia smesso di sorridere al coriaceo industriale bretone noto per i sui metodi tenaci e volte un po' brutali. Su un tono più razionale, fonti vicine al magnate francese penetrato ormai quasi 20 anni fa nei salotti buoni della finanza italiana deplorano una certa forma di 'miopia': quella di un capitano d'industria che gestisce il suo impero da 'monarca assoluto'. Bolloré? «Non c'e' più nessuno che sia in grado di dirgli 'no'», deplora un collaboratore citato da Le Monde.
«Il problema - aggiunge un altro conoscente - e' che il board e' paralizzato da Bolloré che maneggia le paure. I suoi manager non contribuiscono guardandosi bene dal parlare dei problemi». Ai grattacapi della cosiddetta 'campagna d'Italia' - non solo Tim, ma anche il fiasco nella partita con Mediaset - si aggiungono quelli di 'Bolloré l'africano'.Il 25 aprile, due giudici - tra cui Serge Tournaire, lo stesso che ha recentemente indagato l'amico Nicolas Sarkozy per i presunti fondi neri di Gheddafi - lo hanno iscritto nel registro degli indagati per presunta corruzione di «funzionari pubblici stranieri» in cambio delle concessioni sui porti in Togo e Guinea, due dei 16 terminal gestiti da Bollore' sulle coste africane. Accuse respinte con forza dal diretto interessato che un'intervista al Journal du Dimanche e' tornato a denunciare un «processo alle streghe».
E' invece del 20 marzo il fallimento nella partita Ubisoft. Dopo due anni e mezzo di battaglie per aggiudicarsi il controllo del colosso dei videogames, Vivendi ha dovuto gettare la spugna, rinunciando anche in quel caso alle sue ambizioni di 'grandeur'. Una lunga serie di rovesci che spiegherebbe, secondo gli osservatori, l'addio a sorpresa del sessantaseienne alla presidenza del consiglio di sorveglianza di Canal+ e poi di Vivendi cedendo prima del tempo il passo al figlio Yannick. Ma per l'ex pupillo di Antoine Bernheim ci sono anche problemi di immagine. Sono di appena pochi giorni fa le critiche di Reporters sans frontie'res (Rsf) sulla sua gestione dei media mentre suscitano stupore, in un Paese cosi' legato alla liberta' di espressione come la Francia, i processi a ripetizione da lui intentati contro i giornalisti e le Ong che ficcano il naso da troppo vicino negli affari africani.
Le News più commentate del Mese