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Foto - Zappia (Sky): «Il mercato evolve, regole siano uguali per tutti».

Zappia (Sky): «Il mercato evolve, regole siano uguali per tutti».

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Fonte: La Stampa

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Sky Italia
  martedì, 21 maggio 2019
16:10

«Negli ultimi tre anni il mercato dei contenuti video è cambiato forse più che negli ultimi trenta, ma molti guardano a questo mercato ancora con lo specchietto retrovisore. Mi riferisco in modo particolare ai modelli regolatori e legislativi che sembrano non essersi ancora accorti di questo straordinario mutamento in corso».

È molto chiaro Andrea Zappia, amministratore delegato di Sky Italia e Chief Executive Continental Europe del Gruppo Sky (il ruolo internazionale del gruppo Sky con cui guida la gestione dei mercati in Italia, Germania, Austria, Spagna e Svizzera). In un colloquio con La Stampa, uno dei pochi concessi ai media negli ultimi anni, Zappia sostiene che la rivoluzione digitale e il mercato della tv vanno a una velocità diversa rispetto alle norme che dovrebbero regolarlo.

«Le innovazioni tecnologiche e la digitalizzazione hanno cambiato radicalmente il modo divedere la Tv e hanno dato un potere di scelta eccezionale al consumatore impensabile anche solo pochi anni fa. Si tratta di una rivoluzione epocale per tutù».

Se il mondo dell’editoria e del cinema in questi anni sono stati i primi a chiedere a gran voce che le regole valessero anche per i nuovi attori nel mercato dei media, in particolare i cosiddetti Over The Top (OTT: le imprese che forniscono sul web servizi, contenuti e pubblicità; guadagnano grazie alla vendita di contenuti  Apple con iTunes, oppure Netflix o di spazi pubblicitari, come Google o Facebook), ora sono anche i broadcaster televisivi a muoversi perché da dinamici ed emergenti novità del mercato gli OTT sono diventati egemoni grazie ai vantaggi loro concessi rispetto ai media più tradizionali. Nel mirino del Chief Executive ci sono l’asimmetria fiscale e la normativa presente sul mercato europeo.

«Oggi tutti gli operatori, indipendentemente dalle piattaforme distributive e dai modelli di business, competono tra di loro in un unico mercato aperto per catturare l’attenzione degli stessi spettatori con i propri contenuti. Di fronte a questo scenario e alla forza acceleratrice del digitale, che continua a modificare il contesto competitivo e ad allargare i confini di questo mercato, è più che mai fondamentale che vi sia una competizione equa tra tutti i diversi soggetti, siano essi broadcaster, piattaforme o OTT».

Secondo Zappia, dunque, staremmo assistendo a una partita giocata sullo stesso campo da diverse squadre ma con regole diverse?

«Gli OTT leggeri fiscalmente e a livello occupazionale, pur competendo con tutte le altre televisioni e puntando agli stessi target, non sono vincolati dalle medesime norme e obblighi. Per comprendere quali siano i nuovi equilibri di mercato servono quindi lenti nuove e agire di conseguenza: il rischio è che senza un cambio di visione del mercato il settore sia costretto a fare grandi efficienze se vorrà rimanere competitivo».

Sky negli ultimi anni ha molto investito, specie in Italia, nella produzione di contenuti originali, con investimenti locali perla produzione calcolati in decine miliardi di euro, oltre a livelli occupazionali che fanno di Sky, come Rai e Mediaset, una realtà industriale con forti radici in Italia.

«La sfida è eccezionale e noi l’abbiamo accolta dal primo momento investendo sempre di più in contenuti originali e innovazione perché crediamo che l’eccellenza del contenuto e dell’esperienza di visione siano stati, e saranno sempre, il motivo principale per cui il telespettatore fa la sua scelta. Ma c’è anche un rovescio della medaglia: ovvero la disparità importante tra gli operatori che come noi operano stabilmente in Italia, e i nuovi player con cui oggi, in questo nuovo scenario, competiamo  che operano su scala globale con costi di accesso ai nuovi mercati molto bassi e senza necessità di creare strutture locali».

Dietro a queste affermazioni così decise cosa si vede? Cosa fare per continuare nella crescita?

«Un passo avanti è fondamentale soprattutto se si vuole permettere alle realtà industriali e all’industria creativa nazionale nel suo complesso di essere soggetti attivi in una dimensione sia nazionale che intemazionale. Solo così le migliori produzioni italiane, che stanno finalmente affermandosi fuori dai nostri confini, potranno continuare ad avere una valenza intemazionale. E solo così sarà possibile ridurre gli impatti occupazionali nel settore che la graduale migrazione di spettatori verso gli OTT comporterà. In un momento in cui il governo e le istituzioni stanno lavorando per la crescita è fondamentale ripartire da chi, ogni giorno, si mette in gioco operando nel nostro Paese con investimenti, occupazione, gettito fiscale e innovazione tecnologica».

Se dal punto di vista delle regole del mercato e della concorrenza con gli altri attori il dado è lanciato, quali sono le intenzioni di Sky per il proprio sviluppo contenutistico e industriale?

«Il mercato dei contenuti televisivi è cambiato e di certo continuerà a farlo nel prossimo futuro. Per questo è fondamentale essere flessibili e pronti al cambiamento ogni giorno. Ad esempio è evidente che, sia a livello locale che globale, sdamo assistendo ad una polarizzazione dei contenuti: da una parte serie tv e film saranno il cuore delle offerte OnDemand  un trend che registriamo anche noi anche grazie a SkyQ mentre i canali lineari avranno un ruolo sempre più centrale in tutta quella TV che vogliamo vedere mentre accade: nello sport live, nell’informazione e nell’intrattenimento».

Questo cosa significa in termini di strategia?

«La nostra strategia è molto chiara: investire sempre di più in contenuti a brand Sky, soprattutto in produzioni originali e canali, e mantenere la nostra offerta sullo sport e nelle news».

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