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De Luca (RaiSport): 'gli sport diversi dal calcio in tv fanno flop'

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Fonte: Basketnet.it

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Sport
  lunedì, 17 settembre 2007
Massimo De Luca, direttore Rai SportNon solo Bargnani e compagni hanno fatto penare gli appassionati di basket italiani in questo Europeo. Anche la Rai, con i suoi disguidi, le concomitanze ed i cambiamenti dell’ultimo momento nei palinsesti, ha più volte messo a dura prova la sopportazione dei baskettofili dello stivale. Ora, a bocce ferme, e senza voler essere ostentatamente polemici, BasketNet.it ha contattato il Direttore di Rai Sport, Massimo De Luca, per alcune delucidazioni al riguardo.

Qual è il suo rapporto con la pallacanestro, Direttore?
Nel 1978, quando il basket in radio non esisteva, io diedi vita a “Tutto il basket minuto per minuto”, partendo con venti minuti di trasmissione ed un paio di campi collegati. Lo condussi per dieci anni, e successivamente per altri cinque all’interno di altri programmi. La mia passione per il basket, insomma, è di vecchia data.

Cosa rende un evento sportivo appetibile per una rete che, com’è logico che sia, vuole attirare l’attenzione del maggior numero possibile di spettatori?
Contano la qualità e soprattutto la posta in palio. La Serie A di basket, purtroppo, riscuote un interesse molto ridotto, mentre le manifestazioni importanti che coinvolgono la nazionale sono una cosa diversa: nelle partite trasmesse in chiaro abbiamo superato il 10% di share, un risultato non straordinario ma accettabile, e sono convinto che se gli azzurri avessero avuto dei risultati meno sciagurati avremmo potuto registrare degli ascolti ancora migliori.

Una malignità: film e programmi di qualsiasi genere permettono numerose fasce pubblicitarie a seconda delle esigenze contrattuali. Un evento sportivo è forse più difficile da gestire in questo senso, e costringe le emittenti ad utilizzare mini-spot o espedienti simili.
Questo non c’entra. L’affollamento pubblicitario di un’emittente pubblica, com’è giusto che sia, è diverso da quello di un’emittente commerciale, ed inoltre il basket, con le pause tra i quarti ed i time-out, offre diversi spazi.

Non crede che dare il dovuto spazio al basket nelle trasmissioni e nei tg sportivi contribuirebbe ad aumentare l’interesse degli spettatori nei confronti della palla a spicchi, dando vita quindi ad un circolo vizioso da cui tutte le componenti coinvolte trarrebbero beneficio?
Lo dico con dispiacere, ma non è così. Purtroppo dare spazio a sport diversi dal calcio corrisponde automaticamente a perdere audience, a maggior ragione in orari in cui c’è una concorrenza spietata.

Quali sono, secondo Lei, i motivi che spingono le emittenti satellitari - nello specifico Sky - a comportarsi diversamente nei confronti degli sport “minori”? Non sono anche i loro ragionamenti di natura commerciale?
Quello delle emittenti satellitari è un pubblico già limitato e selezionato, un pubblico - cioè - che sceglie la TV satellitare per ciò che offre. Emittenti come Sky non si pongono obiettivi relativi all’audience quanto al numero di abbonamenti.

La Rai ha intenzione di continuare a seguire l’Italbasket investendo anche sulle prossime manifestazioni internazionali, a partire dalle qualificazioni europee della prossima estate?
La cosa non è ancora stata discussa con la direzione. Valuteremo se acquisire i diritti per i futuri appuntamenti della nazionale.
 
Andrea Rizzi
per "Basketnet.it"

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