- Materazzi visibilmente contrariato nel pre-partita: «Per un difensore segnare è sempre molto difficile, tantomeno in un derby».
- «Contro il Milan Mancini vuole allungare ulteriormente sulla Roma, che ieri ha battuto la Samp 2 a 0», Tg2 Sport, ore 13.
- Mauro: «Se l'Inter vince anche il derby il campionato è definitivo». Geniale come il diavolo, in testa Mauro ha sempre un'intuizione in più, il problema è che la testa non è chiusa a chiave: «Senza la gioia del tifo il calcio perde molto», quindi in uno straripante finale, a tarda sera stende Blanc con l'affermazione, anche questa definitiva, ma imbarazzante: «Come parla bene l'italiano lei», insinuandogli il dubbio di aver sbagliato libri di testo.
- «Aria frizzante a San Siro, grande attesa, la gente ha già affollato tutti i tornelli», Massimiliano Nebuloni.
- Italo Cucci: «Il calcio ormai ha perso lo stile, dobbiamo recuperarlo», Mariella, ultrà storica della Roma: «E ndo', come 'o recuperi?, co' 'sta bufala der terzo tempo?, prima 'a mano, poi ner tunnel se gonfiano». Cucci taglia corto: «Nel tunnel ognuno dà il suo».
- Bargiggia: «Rossi, la filosofia della Lazio è chiara, tutti devono onorare la maglia». Delio Rossi ripercorre mentalmente pieghe, bordi, orli della maglia: «Sì. E a chi va larga», pausa, «o a chi va stretta», pausa: «... che vadano a estrinsecare da qualche altra parte». Bargiggia: «Anche Stendardo?». «Con Stendardo c'è poco da ricucire».
- «Complimenti Malesani, la sua cura ha fatto effetto». Con modestia Malesani si avventura in una sintetica ma acuta divagazione omeopatica: «Non esageriamo. La mia cura, vero, è senza stress, ma è una cura breve, e non è che uno possa campare troppi meriti».
- Di questi tempi rispondere allo squillo del cellulare è prudente oppure no? L'opinione, peraltro isolata di Mughini, a Controcampo produce una raffica di fischi scompostissimi: «Se Alessio Secco non rispondesse a Moggi sarebbe da clinica psichiatrica».
- Auguri natalizi di Arrigo Sacchi: «Auguri a tutte quelle squadre che ci fanno divertire», e dopo una pausa malinconica: «Che non sono tante».
Elio Pirari
per "La Stampa"