E la Juventus si scopre diva tv. Un po' Fiorello, un po' Carlucci: se c'è lei, la Signora, l'audience sale. Non questione del calcio che tira sempre, è proprio la squadra a strisce bianconere che tiene incollati allo schermo i telespettatori. Almeno a scorrere le tabelle dei dati d'ascolto, croce e delizia dei dirigenti televisivi e sbirciare le decisioni che questi ultimi prendono. L'ultima è targata Sky e prevede la nascita di un programma televisivo interamente dedicato alla Juventus.
E' la prima volta in assoluto che la tv a pagamento istituisce uno spazio monotematico per una una squadra sola e non è un caso che lo faccia proprio ora, con la squadra in serie B e i tifosi quanto mai assetati di bianconero in tv. Si intitolerà «Permette Signora», durerà mezz'ora e offrirà servizi tecnici e di varia umanità sul mondo bianconero. La prima puntata andrà in onda venerdì alle 16.30 e segnerà un'altra tappa di una stagione folle dal punto di vista mediatico per la Juventus.
L'anno della retrocessione si sta trasformando nell'anno della consacrazione dell'immagine bianconera: la Juventus in B attira più attenzione di quando era in serie A (e la dominava). E se all'inizio si poteva pensare all'effetto curiosità, quella di vedere il decadimento di tanta nobiltà, a distanza di sei mesi, ora ha sorpreso tutti. Perché l'effetto Crotone-Juve è ormai svaporato e l'idea di vedere la squadra di Deschamps sul campo di La Spezia è ormai entrata nell'ordinario, eppure la Juventus è ancora in testa alle classifiche d'ascolti, i programmi che mostrano i gol della serie B crescono, quelli che sciorinano la A calano, le tv chiedono i bianconeri come ospiti e si arriva a ideare un programma dedicato esclusivamente alla squadra.
D'alteronde, i dati sono chiari: almeno in termini di Auditel, sono sicuramente i canali tradizionali: "Quelli che il calcio" - che pure deve fare i conti con l'assenza delle immagini dai campi - viaggia sul 15-16% di share (la scorsa stagione chiuse con una media vicina al 19% con quasi 3 milioni di spettatori), mentre la "Domenica sportiva" e "Controcampo" spesso si fermano sotto il 10%, attorno al milione di spettatori, quando l'anno passato contavano almeno 3/4 punti in più di share. Un crollo che è facile associare all'assenza della Juventus dal palcoscenico principale. La controprova si ha dai dati di "Novantesimo B", la trasmissione in chiaro (Rai) che trasmette le sintesi delle gare della serie B, Juventus compresa. Da settembre, i record si susseguono (si toccano picchi di 18% di share) e il programma vola su vette mai toccate in precedenza, nonostante la presenza di piazze comunque importanti che anche l'anno scorso militavano in B.
Chiamatelo "Effetto J" e in molti iniziano a farci i conti e prendere le contromisure. I conduttori cercano di infilare la Juventus nei dibattiti e la discussione sulla partita dei bianconeri viene comunque riproposta anche la domenica, nonostante sia stata giocata (e in parte già dibattuta) il sabato pomeriggio. Uno degli anchorman della tv calcistica Sandro Piccinini, conduttore di Controcampo, spiega: «Eravamo sicuri che sarebbe stata una mancanza grave. Era la prima volta, non potevamo sapere esattamente cosa sarebbe successo, ma tutti la temevamo». Forse non pensavano fosse di questa portata. E non è detto che dopo la decisione di Sky, anche la tv in chiaro non proceda a dedicare spazi fissi o programmi specifici alla Juventus.
Da parte loro, i tifosi, però non sembrano gradire molto tutto questo blandire il bianconero. Sui forum di Internet si spulciano messaggi nei quali l'ordine è di «boiccottare» i media che durante calciopoli si sono schierati -secondo i tifosi che scrivono - «contro la Juventus». Così come asprissime critiche vengono imputate ai moviolisti o i commentatori che - sempre secondo l'ottica tifosa - si esprimono sempre a sfavore dei colori bianconeri. Insomma, attenzione, perché come ogni diva, anche la Juve può risultare capricciosa.
Guido Vaciago
per "Tuttosport"
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Juve, salvaci! Torna presto: compra chi ti pare, segna gol di mano, di gomito e anche di natica, lascia un tuo giocatore (Uno? Due, tre: quanti ti pare) costantemente davanti al portiere avversario, che se sono infuorigioco pazienza. Fai quello che ti pare ma torna in A e prenditi cura di ciò che resta dei nostri palinsesti, dei nostri spazi pubblicitari, delle nostre tristi ore da riempire con parole-parole-parole che senza di te sono ancora più tristi.
Dovendo sintetizzare l'articolato urlo di dolore che sorge dal cuore chi si occupa di telecalcio viene fuori qualcosa del genere. Con la Juve relegata nella serie cadetta i programmi di calcio hanno subito un emoraggia di ascolti praticamente senza precedenti con un effetto domino che ha coinvolto addirittura gli stessi palinsesti complessivi delle reti televisive. Il fatto che Sky, che pure si avvia a diventare leader del pomeriggio domenicale grazie alle partite in diretta, abbia ideato un spazio specificamente studiato per la Juve (il nuovo programma "Permette Signora?" partirà venerdì 2 Febbraio su Sky Sport 1, ndr) e i suoi sostenitori non è che l'esempio più nitido del bisogno totale che la tv nel suo complesso ha della Juve.
Vogliamo parlare di Del Piero e Buffon premiati ai Telegatti? Vogliamo ricordare quanto il «90°» del sabato dedicato alla B sia, nel suo piccolo, l'unico programma di calcio a vedere i propri ascolti stagionali preceduti dal segno «+»? Vogliamo sottolineare che per salvare il salvabile, Mediaset abbia dovuto sdoppiare «Controcampo» portandone in scena una parte alle 18.30 della domenica, visto che se l'anno scorso non tirava « il 90°» classico (Bonolis prima, Mentana poi) figuriamoci uno senza Juve? Sottolineiamo e ricordiamo pure.
La realtà è che la Juve e i suoi undici o dodici milioni di tifosi rappresentano un carburante di cui l'intero business televisivo non può fare a meno. In tv (almeno in quella in chiaro) i film non tirano più; i reality agonizzano; i dibattiti annoiano specie quando le reti si fanno concorrenza a colpi di coltellate e omicidi irrisolti. La comicità che sia tede (cioè che faccia ridere) spunta come un flore nel deserto.
Ci vuole la Juve, lo sanno tutti. Il cui marchio, oltre alla passione di chi la ama, non solo resiste alle sventure: ma si rafforza al loro interno senza che questo abbia qualcosa a che fare con il risultato sportivo. Un lezione su cui tutti, televisivi e dirigenti di calcio, dovranno riflettere.
Piero Valesio
per "Tuttosport"