La tranquillità mattutina disturbata soltanto dal mio televisore tenuto acceso per questioni professionali viene rotta di colpo, attorno a mezzogiorno, da una voce inconsapevolmente stridula che fuoriesce dal video, un misto tra nonna papera e maga Maghella:
«Ma perché non lo spiani per bene quel mattarello? Battilo, stendilo, su, rotolalo sulla sfoglia, no, non così, no, ecco, con più decisione altrimenti la pasta non viene bene, sì, più giù, no, no, no, non così! Usalo meglio il mattarello, meglio!».
à Anna Moroni, che ormai da anni affianca Antonella Clerici nella conduzione de La prova del cuoco (Raiuno, ore 12) e che ora tiene lezioni di cucina a poveri apprendisti colpevoli solamente di voler imparare qualche ricetta e di dover passare sotto le forche caudine delle sue corde vocali.
Anna Moroni ha naturalmente ragione: il mattarello potrebbe essere usato meglio, al pari di qualunque altro aggeggio. Resta da capire come e, Dio non voglia, su chi. Metti ad esempio che un giorno, stanco di sentirsi comandare in quel modo, uno degli apprendisti capisca, a costo di passare qualche guaio giudiziario, per quali liberatori fini possa essere impiegato all'occorrenza il mattarello, in spettacolare diretta televisiva.
A quel punto, basterebbe che si trovasse un valido avvocato che si appigliasse con buone ragioni da vendere al titolo stesso del programma, difendendo il suo assistito con poche ed esaustive parole: «La trasmissione si chiama La prova del cuoco e il mio cliente ha voluto semplicemente provare l'uso del mattarello su Anna Moroni, stanco delle continue vessazioni subite e seguendo peraltro il suo stesso invito a usarlo meglio».
Del resto, che possibilità ci sono di difendersi da una voce televisiva martellante? Siamo tutti giustamente preoccupati delle immagini che possiamo incrociare sul video, ma la televisione è fatta ahimè anche di voci, di parole dette o gridate, di toni gradevoli o fastidiosi, di suoni pertinenti o pericolosamente vicini all'inquinamento acustico, e su questo aspetto i telespettatori sono completamente indifesi.
Già si devono sopportare gli sbalzi di volume ad ogni intermezzo pubblicitario, e poi le grida delle risse da talk show, e poi ancora le conduttrici e i conduttori che strillano per coprire il vuoto dei programmi che presentano, e quindi le voci storpiate metallicamente degli intervistati di cui si vuole tenere precauzionalmente nascosta l'identità , che fanno sembrare gli uomini tutti simili all'orso Yoghi e le donne a vecchi dischi a 33 giri.
à possibile chiedere umilmente, a chi non ha il dono di una voce telegenica, di evitare almeno i toni troppo pedanti o gli strilli degni di miglior causa?
Roberto Levi
per "Il Giornale"
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