Non c'è niente dì più insopportabile di una televendita: imbonitori da paese sbattuti nel terzo millennio a cercare di convincerti via tv che non potrai mai più fare a meno della poltrona che ti fa alzare da sola o dei coltelli che tagliano anche le lattine. Le conoscete? Ma certo... Scagli la prima pietra chi non è rimasto affascinato per un tempo infinito davanti alle televendite di
Guido Angeli, e alla sua rassicurazione assoluta che avrebbe distribuito mobili «anche nelle isole». È diventato un modo di dire. E lui, è stato uno dei primi. Renzo Arbore, Dario Fo, Corrado Guzzanti: lo hanno confessato che loro, le televendite, le guardano - magari di notte - e si divertono. Ce n'è di tutti i tipi e per tutti i gusti, ma soprattutto ci sono i personaggi delle televendite, che si sono ritagliati persino uno spazio nella tv delle star, una nicchia tutta loro, riconoscibili e unici.
Un elenco così, a memoria?

Non si può non partire che con
Mike Bongiorno: per quanto sia un «ibrido», cioè appartenga alla lunghissima schiera di conduttori e veline che si rendono anche protagonisti degli spazi pubblicitari inseriti nelle loro trasmissioni, a ottantanni suonati continua ad esseme il re. Fin dagli inizi della tv commerciale, infatti, non ha disdegnato di passare dal quiz alla vendita di materassi e poltrone, magari in compagnia di una fanciulla che recitava al pubblico tutta la parte di costi e numeri telefonici, ma «garantendo» lui, in prima persona, le ditte che si insinuano (tutt'ora) nelle sue trasmissioni.

La regina, invece, è senz'altro stata
Wanna Marchi con le sue meravigliose creme alle alghe, e il suo grido che rompeva i bicchieri: «
D'accordoo?». Vero fenomeno degli anni Ottanta, che ha divertito e appassionato tutti gli studiosi di comunicazione, era una modesta estetista di Castel Guelfo di Bologna, con una vita difficile alle spalle, assurta a grande fama (e cospicui guadagni) per la sua innata capacità di far immergere le telespettatrici in bagni di schiume sospette e di farle cospargere di creme e fanghi dall'aspetto poco invitante, promettendo il miracolo dell'eterna giovinezza.
La storia di Wanna Marchi, come si sa, vale un romanzo: all'inizio degli anni Novanta la caduta, improvvisa e inattesa, con l'accusa di bancarotta, e poi la dubbia resurrezione «esoterica» (accanto alle creme distribuiva ormai soprattutto numeri fortunati per il gioco del lotto, talismani, amuleti e kit contro le influenze maligne, riti del sale, del desiderio, del danaro, del corallo), insieme alla figlia
Stefania Nobile e al
mago Mario Pacheco Do Nascimento. Ed è finita malissimo (il processo di appello si è concluso lo scorso marzo), con l'accusa di truffa, variamente aggravata, una severa condanna penale (9 anni e sei mesi) e il risarcimento di 2 milioni di euro alle vittime.

Ma sono «
gli altri», quelli che non hanno riempito mai le pagine dei giornali, i veri protagonisti delle televendite, personaggi di cui conosciamo a mente tutti i tic, ma di cui difficilmente confesseremmo al nostro vicino di scrivania di esserne dei fan. A meno che qualcuno non gli regali una volta almeno una «prima serata». Ed è proprio il caso del
Mutandari... Non era un teleimbonitore: era il pittore preferito da
Corrado Guzzanti quando nell'Ottavo nano (in onda nel 2000-2001) recitava il ruolo di un teleimbonitore di arte contemporanea: «
La grande arte del Solismo, rivive nelle opera del Mutandari (povero ma dignitoso artista del secolo scorso,che può rendere la tua stanza da bagno una grande protagonista del Novecento!), del Fragolari (voglioso artista; nel senso che dipinge ispirato dalle voglie di fragola con le quali è nato), per finire il maestro dei maestri: il Solari pittore evanescente che ama il nascondismo, per via di alcuni problemi legali...». E tutto ciò Guzzanti lo recitava rotolando sulle erre persino nelle frasi in cui di «erre» non ce ne sarebbero dovute stare. Non era affatto difficile per gli aficionados delle tv private riconoscere
Francesco Boni (nella foto sopra) - che non risulta affatto se la sia presa per quella gustosa imitazione - che a
Telemarket continua a vendere e vendere e vendere dipinti e opere, riuscendo a incantare l'uditorio con le sue incredibili critiche d'arte su quadri per i quali, onestamente, spenderemmo poche parole.

E che dire allora del «
Baffo»,
Roberto da Crema, quello che ti fa stare in ansia perché a metà frase va in apnea e non sai mai quando gli tornerà il respiro: lui vendeva i famosi orologi russi Raketa (famosi solo perché li promuoveva lui, sbattendo i pugni sul tavolo), ma anche scale snodabili o tute dimagranti. La tv - dopo che anche lui ha avuto qualche guaio giudiziario - lo ha «rapito»: è stato nel cast di
Cronache marziane di Fabio Canino (su Italia 1), di
Libero di Teo Mammucari (Raidue), ha fatto il figurante in qualche film, qualche ospitata nella tv maggiore (anche accanto a Pippo Baudo, altro grande televenditore), «soprattutto» - il virgolettato è d'obbligo - ha partecipato anche lui a un reality,
La Fattoria. Ora ha persino delle trasmissioni tutte sue sulle tv locali, e ha ripreso le televendite.
Come non citare
Roberto Artigiani, pisano, dirigente di
Elefante tv e
Telemondo, che nel tempo ha pubblicizzato giochi elettronici, pancere, tappeti. Lo hanno definito «
l'uomo che venderebbe un frigorifero anche agli eschimesi» e ormai - a Roma - campeggia anche per strada a pubblicizzare tappeti.
Vogliamo almeno accennare ai favolosi gioielli di
Sergio Baracco, alle lozioni per capelli di
Cesare Ragazzi, alla fama di
Giorgio Mastrota? Tra tanti pessimi programmi che fanno pubblicità fingendo di far spettacolo, loro almeno vendono sinceramente col loro spettacolo strapaesano. O, forse, avanspettacolo...