Medici contro le fiction: basta con gli eroi in corsia (con video)
News inserita da: Giorgio Scorsone (Giosco)
Fonte: Il Corriere della Sera
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Televisione
lunedì, 18 agosto 2008 | Ore: 00:00
Le ante scorrevoli si spalancano, una barella irrompe in sala operatoria, i chirurghi attorno. Scena-base nelle fiction televisive italiane, ambientate al pronto soccorso. Ma adesso l'altra metà dei medici dice basta: «Non se ne può più di vedere rappresentata un'unica realtà. La sanità non è solo emergenza, affanno. È fatta soprattutto di visite in ambulatorio, di scambi col paziente», chiede attenzione, sicuro di interpretare un sentire comune, Mario Falconi, presidente dell'Ordine di Roma, medico di famiglia a Ostia.
Riprendono corpo vigorose le critiche alle miniserie girate nei reparti di prima linea. Il prossimo anno su Canale 5 arriva «Crimini bianchi», storie di malasanità. Già ad aprile all'annuncio delle sei puntate, protagonisti Daniele Pecci e Ricky Memphis, regista Alberto Ferrari, diverse associazioni di categoria contestarono il produttore Pietro Valsecchi per aver voluto dipingere a tinte fosche il loro lavoro. Le accuse si levano dagli studi privati, dove ogni giorno migliaia di cittadini lamentano acciacchi comuni. Febbriciattola, lombalgia, insonnia, pressione alta. Niente sangue e ferite. Ambientazioni di minor impatto, dimenticate dalle fiction italiane che verranno, stile Doctor House.
Il 29 agosto su Rai2 si comincia con «Terapia d'urgenza», su Rai1 riprende «Medicina generale», Valsecchi con Taodue sta preparando «Chirurgia d'urgenza». Ancora scene di pronto soccorso. Un'ondata che ne segue un'altra, quella delle fiction dedicate alle forze dell'ordine: da «Ris, delitti imperfetti», a «La squadra», a «Carabinieri», a «Il capitano».
«Una realtà inventata, distorta — spegne idealmente la tivù Aldo Pagni, segretario della società italiana di medicina generale —. E dal punto di vista di chi deve costruire serie televisive di cassetta è comprensibile. Noi non facciamo notizia. A chi può interessare una storia che racconta problemi non straordinari... L'80% dei pazienti a volte vuole solo parlare, sfogarsi, fingendo di avere il capogiro pur di essere ascoltato».
Giulio Scarpati, il dottor Lele di «Un medico in famiglia», sta per salire sul set di Cinecittà per nuovi episodi del fortunato serial: «Il mio stile è diverso, intimo. Lele rassicura, rasserena. Dieci anni fa prima di cominciare chiesi consigli a un mio amico, medico di base. Le fiction sulla vita al pronto soccorso hanno un'impostazione diversa. Sono opere di finzione, per esigenza di racconto propongono elementi di fantasia. E poi anche io interpreto un personaggio speciale. Due, tre incontri e il caso è risolto».
Hanno il dente avvelenato gli infermieri, estromessi dal piccolo schermo. «Sono molto irritata — si prepara a vergare una dura lettera a Rai e Canale 5 Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale dei Collegi —. Entriamo in scena solo se abbiamo una storia sentimentale col chirurgo o per recitare frasi banali, perlopiù in dialetto, la sigaretta in mano. La sanità non è cattiva, non è tutta casi disperati, risolti con gesti alla Rambo». Scontenti anche i radiologi, snobbati dalle fiction. Anti-eroi per eccellenza Alfredo Siani, presidente della Società che li rappresenta: «Siamo ritratti come esecutori di esami ordinati da altri. Le radiografie dagli attori vengono lette all'incontrario».

Il 29 agosto su Rai2 si comincia con «Terapia d'urgenza», su Rai1 riprende «Medicina generale», Valsecchi con Taodue sta preparando «Chirurgia d'urgenza». Ancora scene di pronto soccorso. Un'ondata che ne segue un'altra, quella delle fiction dedicate alle forze dell'ordine: da «Ris, delitti imperfetti», a «La squadra», a «Carabinieri», a «Il capitano».

Giulio Scarpati, il dottor Lele di «Un medico in famiglia», sta per salire sul set di Cinecittà per nuovi episodi del fortunato serial: «Il mio stile è diverso, intimo. Lele rassicura, rasserena. Dieci anni fa prima di cominciare chiesi consigli a un mio amico, medico di base. Le fiction sulla vita al pronto soccorso hanno un'impostazione diversa. Sono opere di finzione, per esigenza di racconto propongono elementi di fantasia. E poi anche io interpreto un personaggio speciale. Due, tre incontri e il caso è risolto».
Hanno il dente avvelenato gli infermieri, estromessi dal piccolo schermo. «Sono molto irritata — si prepara a vergare una dura lettera a Rai e Canale 5 Annalisa Silvestro, presidente della Federazione nazionale dei Collegi —. Entriamo in scena solo se abbiamo una storia sentimentale col chirurgo o per recitare frasi banali, perlopiù in dialetto, la sigaretta in mano. La sanità non è cattiva, non è tutta casi disperati, risolti con gesti alla Rambo». Scontenti anche i radiologi, snobbati dalle fiction. Anti-eroi per eccellenza Alfredo Siani, presidente della Società che li rappresenta: «Siamo ritratti come esecutori di esami ordinati da altri. Le radiografie dagli attori vengono lette all'incontrario».
Margherita De Bac
per "Il Corriere della Sera"
per "Il Corriere della Sera"
Il trailer della nuova fiction Crimini bianchi